12 gennaio 2013

Capitolo 40


Volume 9
Capitolo 2
Che una volta sola
I codardi muoion numerose volte prima della loro morte,
i valorosi non ne assaggian il sapore che una volta sola:
Tra tutte le stranezze che ho potuto ascoltare,
la più assurda mi sembra che gli uomini temano,
quella morte, inevitabile fine,
che arriverà, quando arriverà.
-Shakespeare, Julius Caesar Atto II Scena II [1]

  La strada era gremita di gente.
  Centinaia, migliaia di persone correvano nella stessa direzione, scorrendo come un grosso fiume in piena. Un grande fiume tuttavia, avrebbe serpeggiato sereno con i suoi flutti gentili: non avrebbe avanzato minacciosamente, sommergendo tutto con la sua furia omicida, come facevano invece queste persone.
  Karan, poggiata alla parete, guardava la gente passare. Le schiere di piccole case allineate lungo la strada, avevano tutte le porte barricate e le luci spente.
  I loro residenti, erano forse accoccolati silenziosi in un angolo della casa, o si trovavano da qualche parte in mezzo alla sconfinata folla di persone?
  Avvertiva contro la schiena il freddo vuoto delle case abbandonate.
  ”Al Moondrop!”
  ”Anche noi abbiamo il diritto di vivere!”
  ”Mostrateci il sindaco! Come potete puntare armi contro i vostri stessi cittadini?”
  ”Non staremo a guardare!”
  Questo era tutto ciò che Karan riusciva a comprendere. Il resto erano grida rabbiose, chiamate e risposte che si univano, mescolavano e confondevano l’un l’altra nell’aria.
  L’intensità crescente della confusione era tale che Karan aveva l’impressione di galleggiare. La donna puntò i piedi, premendo la schiena ancora più forte contro il muro. Se non lo avesse fatto, aveva l’impressione che sarebbe stata trascinata nella corrente, in quel ciclone. Spazzati via, il suo corpo così come la sua anima.
  ”Aghhh!!”
  All’improvviso udì un grido più acuto degli altri. Fulmineo aveva attraversato il rombante frastuono, trafiggendole i timpani.
  Un robusto uomo che sostava trasversalmente davanti a lei cadde di fianco, afferrandosi il collo. Per un istante, la folla cessò il proprio clamore.
  ”A-Aiuto… qualcuno mi aiuti…. Aiuto…”
  L’uomo si sollevò, percorrendo alcuni passi barcollanti e collassò nuovamente. I suoi capelli divennero bianchi nel giro di pochi attimi, e il suo corpo cominciò ad avvizzire finché cessò di muoversi.
  ”Ecco. È successo ancora. Una nuova vittima!”
  ”Saremo i prossimi!”
  ”Fate qualcosa! Dobbiamo fare qualcosa, presto!”
  Il mormorio della folla scuoteva l’aria, la gente cominciò a correre ancora una volta. Nessuno provò a raccogliere l’uomo caduto e a trascinarlo via dalla folla, che calpestandolo, passandogli sopra o aggirandolo proseguiva nella sua strada.
  La primavera era ancora lontana, la notte ancora fredda, ma perle di sudore adornavano i volti.
  Anche Karan sentiva il sudore scorrere lungo le guance. Sentiva una sete insopportabile, aveva l’impressione di essere sul punto di svenire; sentiva le gambe e i piedi perdere progressivamente le forze e dovette mordersi le labbra per restare cosciente.
Devo tornare a casa. Lili e gli altri mi aspettano.
  Camminando con le spalle alla parete, Karan percorse la strada fino al suo negozio, procedendo controcorrente rispetto al mare di persone.
  La vetrina del negozio era immersa nell’oscurità. Imboccò un vialetto, raggiungendo l’entrata posteriore. Una luce era accesa all’interno del deposito, che fungeva anche da camera da letto per Shion. Karan lo riassettava ogni giorno, in modo da tenerlo pronto in qualunque momento il figlio fosse tornato.
  Quella era la stanza illuminata.
  Phew! Emise un lungo respiro che sorprese persino lei stessa. Anche se era impossibile che qualcuno avesse potuto udirla, la porta del deposito si aprì leggermente. Una piccola faccetta bianca fece capolino, guardandosi cautamente intorno.
  ”Lili.”
  ”Signora!”
  La bambina corse verso di lei. “Sono così felice che sei tornata, signora. Sai, sapevo che eri qui fuori. Ne ero certa.”
  Karan strinse a sé il suo piccolo corpo , la cui morbidezza e calore la portarono quasi alle lacrime.
  ”La signora Koka, sta bene?”
  ”Sì…”
  ”Stava piangendo?”
  ”Sì.”
  Karan aveva accompagnato a casa Koka, la madre il cui figlio era stato ucciso da un colpo di pistola. Koka si era accasciata a terra accanto al corpo di suo figlio con occhi vacanti, come se avesse dimenticato come piangere.
  Qualunque parola di consolazione sarebbe stata inutile.
  Se fosse successo lo stesso a Shion … il solo pensiero di una cosa simile le straziava il petto. Poteva sentire realmente la disperazione della donna. Era per questo che Karan non era stata in grado di trovare le giuste parole.
  ”La signora Koka rideva con questo vocione forte forte. E le piaceva ridere,” disse Lili.
  ”Lo so.”
  ”Credi riderà ancora per noi? Sarà di nuovo in grado di farlo, un giorno?”
  Il volto di Lili si oscurò. Karan non era in grado di rispondere.
  Come potrebbe qualcuno alzarsi nuovamente dalla disperazione di aver perso la persona più cara?
  Posò gentilmente la mano sulla tasca del grembiule che conteneva tre lettere. Erano da parte di Shion e un ragazzo chiamato Nezumi. Note scritte velocemente, quasi troppo brevi per essere chiamate lettere.
  Mamma, mi spiace. Sono vivo e sto bene.
Shion è in salvo, non preoccuparti. Fuggito nel West Block. Occhio a sorveglianza Dipartimento. Risposte a questo topo. Marrone porta notizie di sicurezza, nero cambiamenti o eventi anomali – Nezumi.
  Vi riunirete assolutamente. Nezumi.
  Nessuna parola avrebbe potuto descrivere quanto queste lettere l’avessero supportata finora, e la tenessero ancora in vita.
  ”Signora?” Lili la guardò in volto. Karan annuì, sorridendole gentilmente.
Mi dispiace, Lili. Sono in vita da molto più tempo di te, eppure non posso rispondere a nessuna delle tue domande.
  Udì un suono sommesso nella stanza.
  ”Lili, dov’è Renka? Dov’è tua madre?”
  ”La mamma è al computer. C’è Zio Yoming.”
  ”Yoming?”
  Stringendo la piccola mano di Lili, entrarono nella stanza. Chiuse la porta alle sue spalle, serrandola dall’interno. L’alloggio era adibito a deposito, e vi erano diversi sacchi di farina, zucchero e uvetta, accatastati insieme a giare di miele e marmellata.
  In un angolo opposto della stanza vi era il letto di Shion, e accanto una vecchia scrivania. La sua scrivania. In un cassetto c’era una relazione non ancora terminata, che il ragazzo aveva intenzione di consegnare.
  Renka era rannicchiata accanto alla scrivania, concentrata sul monitor del vecchio computer.
  ”Renka,” la chiamò Karan. La donna sussultò, voltandosi. Il suo pallido volto era illuminato dalla debole luce.
  ”Karan…”
  ”Renka, cosa c’è? È successo qualcosa?”
  ”Karan, è mio fratello.” Renka si addrizzò in modo imbarazzato. “Guarda.” Disse, puntando lo schermo del computer.
  Yoming era lì. Il pugno alzato e l’espressione ardente. Era sicuramente Yoming, eppure sembrava un completo sconosciuto.
  ”E’ arrivato il momento di ribellarci!” Proclamò. “Se non ci solleveremo ora per distruggere tutto, saremo schiavi per sempre! Sì, schiavi! Dovete aver capito ormai come ci ha ingannati No. 6 per tutto questo tempo! Quanti ingiusti abusi abbiamo sofferto; quanto sfruttamento abbiamo sopportato; è sempre stato così. È sempre stato così, compagni. La spaventosa storia di questa città è bagnata nel sangue. Lasciate che vi racconti, compagni, delle centinaia di vite che sono state bandite a eterna oscurità perché hanno messo in discussione le autorità; perché hanno obbiettato; perché hanno resistito. Lasciate che io porti tutto alla luce. Guardate, compagni!”
  Yoming puntò la mano verso il muro alle sue spalle dove comparivanoInnumerevoli volti. Giovani, vecchi, bambini, ragazzine, persino neonati. Una ragazza nel suo abito da sposa; un muscoloso lavoratore; un gentiluomo dall’aria pensosa; un’anziana signora sorridente; un piccolo bambino addormentato; una ragazza che correva sorridente verso l’obbiettivo; una donna di mezz’età con lo sguardo rivolto in basso; un giovane medico con indosso uno stetoscopio – molti, moltissimi volti comparvero davanti a loro.
  Il cuore di Karan emise un tonfo sonoro.
Da-dum. Da-dum. Da-dum.
  Shion era lì.
  Fissava l’obbiettivo, con un piccolo e timido sorriso sul volto. Era il primo compleanno dal loro arrivo in Lost Town, era stata Karan a scattare la foto.
  ”Aw, ti prego, possiamo evitare fotografie?”
  ”Perché no? È un occasione da ricordare.”
  ”E va bene, ma niente foto fuori.”
  ”Oh, sei molto più timido di quanto pensassi.”
  Era stata più o meno questa la conversazione tra loro, mentre scattava la fotografia.
  ”Vorrei sapere che tipo di persona è tuo figlio. Potresti descrivermelo fisicamente?”
  Alla sua richiesta, Karan aveva mostrato a Yoming quella foto tra altre. L’uomo le aveva copiato il file senza che se ne rendesse conto.
  ”Guardate questa gente,” proseguì Yoming. “Sono persone portate via dal Dipartimento di Sicurezza, per non tornare mai più a casa. Gente che è stata assassinata da No. 6. A vostra insaputa, compagni, le autorità hanno continuato a eliminare chiunque fosse considerato elemento di disturbo. Lo ignoravate, non è così? Già, non ne eravate al corrente. Ma non vi biasimo, compagni. Siete già venuti a conoscenza della vera identità di No. 6. Sapete che tipo di gente sono davvero i membri delle autorità; chi è davvero il sindaco. La questione ora è cosa fare
  Compagni, non sto parlando del passato. Parlo del presente. Anche mentre siamo qui ora, i nostri concittadini stanno morendo. Muoiono di una morte orribile. Una malattia terribile si diffonde rapidamente in città. Già molti di loro – innocenti e onesti cittadini – hanno sofferto per mano sua. Ma le autorità hanno fallito nel prendere provvedimenti, anzi, hanno preparato vaccini esclusivamente per loro e così potranno continuare a vivere vite che non meritano.
  Lo sapevate, Compagni? Un numero considerevole di vaccini è ancora conservato nel Moondrop. Ma le autorità stanno facendo del loro meglio per tenerlo nascosto. Non intendono darli a noi cittadini, hanno pagato un’enorme somma di danaro per svilupparlo, e non intendono consegnarlo a chiunque – è questa la loro intenzione. Avete mai udito qualcosa di così assurdo?
  Ma vi svelerò una verità ancora più scioccante, Compagni. Tutto questo, infatti, è qualcosa che ho passato anni ad investigare in segreto. È questa la verità, ed è una spaventosa verità che dobbiamo fronteggiare. I gradi più alti di No. 6, incluso il sindaco, hanno predetto questa situazione da anni – che una misteriosa malattia si sarebbe propagata attraverso la città. È per questo che stavano sviluppando un vaccino in segreto, mentre noi cittadini eravamo tenuti all’oscuro. E quando la situazione si è fatta terribile, si sono interessati soltanto a salvare una piccola parte selezionata. E guardate! Aprite bene i vostri occhi: guardate cosa sta accadendo!”
  Subito dopo, l’immagine di una folla comparve sulla parete bianca. Erano persone assemblatesi in protesta attorno al Moondrop. Un raggio di luce rosso si fece strada in un angolo dello schermo, e all’improvviso, ogni volto assunse un’espressione di orrore, e la gente cominciò a correre freneticamente. Subito dopo, l’immagine di soldati armati comparvero, e diverse persone insanguinate collassarono nella piazza. Il video sembrava ripreso da una telecamera nascosta; la scena era annebbiata, e continuava a tremare sui bordi e diagonalmente.
  ”Cosa vedete, Compagni? Sapete come è chiamato tutto questo?”
  La voce di Yoming risuonava forte e chiara .
  ”Sì. I nostri compagni sono stati assassinati. Uccisi come vermi. Le autorità hanno puntato le proprie armi sui loro stessi cittadini. Dovrebbe una cosa simile essere perdonata? Certo che no. Non posiamo lasciare correre per ciò che hanno fatto.
  Solleviamoci, Compagni! Rimettiamo il potere nelle mani della gente. Strappiamolo dal Moondrop, che si è corrotto del tutto. Noi non ci lasceremo più calpestare. Non saremo più oppressi. Siamo esseri umani, riprendiamoci indietro la nostra libertà e la nostra salvezza. Alla battaglia, alla battaglia, alla battaglia, compagni! Dobbiamo sollevarci armati! Circondiamo il Moondrop! Distruggiamo No. 6! Alla battaglia, alla battaglia, alla battaglia!”
  Era un grido stridente. Renka spense il computer ancor prima che il grido cominciasse ad affievolirsi. Le sue gambe si piegarono sotto di lei, mentre si accasciava debolmente al pavimento.
  ”Va avanti così da un pezzo. Ogni cinque minuti il discorso di mio fratello viene ritrasmesso.”
  Renka si mantenne il ventre sporgente, torcendo la bocca. I suoni dalla strada si fecero ancora più agitati, colpendo Karan e Renka come ondate sulla spiaggia.
Alla battaglia, alla battaglia, alla battaglia, alla battaglia!
Solleviamoci, solleviamoci, solleviamoci, solleviamoci.
  ”Karan, cosa è successo a mio fratello? Perché dice cose simili? Perché sta gridando?” Renka si coprì il volto con le mani.
  ”Mammina.” Lili le si avvicinò, posandole una mano gentile sul ginocchio. “Mamma, non piangere.”
  ”Sto bene, Lili. Non piangerò. Ma – lo sai, la Mamma ha un po’ paura.” Disse, rivolgendosi poi a Karan. “Mio fratello era una persona così gentile, ma… ma ora sembra una persona completamente diversa… no, in realtà, è diventato una persona diversa. È cambiato da quando mia cognata e il suo bambino sono scomparsi dopo essere stati rapiti dalle autorità… è cambiato. Da quel giorno, l’unica cosa nel suo cuore è stata –“
  ”Vendetta.”
  Renka sollevò il volto alle parole di Karan, aprendo la bocca leggermente. Sembrava un pesce rosso senz’aria.
  ”Yoming vuole vendicarsi di No. 6. Vuole che questa città venga completamente distrutta.”
  ”Già,” Rispose Renka, la voce rauca, “Sì, hai ragione, Karan. Mio fratello non lo ha mai detto, e io non ho mai sentito la parola ‘vendetta’ venire fuori dalla sua bocca, ma lo sapevo. Dopotutto, sono sua sorella. Sapevo che era cambiato, e sapevo che aveva giurato nel suo cuore di ottenere vendetta. Per questo un giorno… avevo paura che sarebbe accaduto tutto questo. Ero preoccupata… anzi terrorizzata. Davvero terrorizzata.”
  Le labbra di Renka tremavano. I suoi larghi occhi si riempirono di lacrime, e si fece ancora più pallida. Karan continuava a spostare lo sguardo da Renka allo schermo bianco e nero.
Menzogne, pensò veementemente. Non lo dirò ad alta voce, ma metà delle parole di Yoming erano menzogne.
  Certamente le autorità avevano messo i loro cittadini sotto il loro vigilante regime, e li avevano regnati in un modo crudele e manipolativo. Era vero che Karan e la maggior parte dei cittadini avevano vissuto da accecati e ignoranti. Sì, molte persone erano state sacrificate; una malattia identificabile si stava diffondendo come un incendio; le autorità stavano fallendo nel trovare soluzioni effettive; avevano aperto il fuoco sui cittadini – era tutto vero.
  Ma le sue affermazioni che la città avesse previsto tale situazione – questa incomprensibile e terribile situazione – e avesse avviato lo sviluppo di un vaccino – quello era falso. Se fosse stato vero, non ci sarebbe stata ragione per le autorità di non vaccinare i cittadini. Se avessero avuto una scorta di vaccini nel Moondrop, era impensabile per loro negarlo.
  Quale utilità avrebbe avuto per No. 6 uccidere i suoi stessi cittadini? Se mai, avrebbe fatto più male che bene. Si trovavano in questa situazione appunto perché non avevano vaccini per combattere la malattia. In questo stesso momento, si trovavano nel mezzo di uno del peggiore tra gli scenari .
E poi Shion non è uno di loro. Shion tornerà a casa. Shion non è qualcuno che “non tornerà mai più”. Le parole di Yoming sono mezze verità Non c’è nessun vaccino nel Moondrop. Quella era una menzogna. È un perfetto demagogo.
  Yoming stava manipolando, incoraggiando ed agitando le paure della gente, insieme al sospetto e allo scontento a lungo inaspritosi verso No. 6.
Yoming, ti prego, non farlo. È sbagliato. Pensava a Koka, che si era rifiutata di allontanarsi da suo figlio. Ricordava i suoi occhi vacanti fissare il vuoto, spalancati a causa del dolore.
  Erano stati i soldati ad uccidere suo figlio. Ma Yoming era parte della causa, profondamente coinvolto con la morte brutale dell’uomo che chiamavano affettuosamente “Il Buon Appa”.
  La verità è nobile, fino a quando resta verità. Questa è ciò che fa girare il mondo. Ma ora, Yoming non stava dicendo il vero. Lo rigirava convenientemente, per adeguarlo alle proprie intenzioni.
  ”Mio fratello è cambiato,” disse Renka disperata. “Ha cominciato gradualmente dopo la scomparsa di mia cognata, e quando questa confusione è cominciata, è cambiato totalmente.”
  ”Hai ragione,” Disse Karan rassegnata.
  Yoming stava aspettando. Era rimasto in agguato, in attesa di un’opportunità – non di prosperare sulla scena, ma di esigere vendetta su No. 6.
  E questo era il momento opportuno.
  ”Alla battaglia, alla battaglia, alla battaglia, alla battaglia!”
  Il suo grido riverberava profondo nelle sue orecchie, infiammando gli animi come una magnifica colonna sonora.
  Karan si portò le mani al petto.
No, Yoming. Stai sbagliando. Cosa ricaverai dal coinvolgere così tantagente sconosciuta? Cosa proverai a creare dal loro sacrificio? Riesci a vederli? Puoi vedere ciascuno dei loro volti mentre muoiono sanguinando? Hai mai provato a guardare alle vite di ciascuno di loro mentre vivevano, e i giorni che hanno trascorso?
  Yoming, questo non è il momento di combattere. Non abbiamo un secondo da perdere; dobbiamo trovare un modo per occuparci di quella malattia sconosciuta.
Dobbiamo proteggere le vite, non usarle e porvi fine. Se amavi tua moglie e il tuo bambino, dovresti rispettare la vita almeno un po’.
Intendi oltrepassare quella linea?
  Ti prego. Convoglia i tuoi pensieri non sul gruppo, sulle persone, sui cittadini, ma su ciascuna singola persona come individuo! Fa posto nel tuo cuore per me, Renka, Lili, Koka, Getsuyaku, e tutte le persone di cui non conosciamo il nome!
  Sei un essere umano, non è così? Sei diverso da No. 6.
  ”Karan,” Disse Renka con voce flebile.
  ”Cosa?” Anche quella di Karan suonò debole alle sue stesse orecchie.
  ”Lo sai… per lungo tempo ho sperato che tu e mio fratello diveniste una coppia.”
  ”Cosa, Renka –“
  ”Piacevi a mio fratello. Credo fosse innamorato di te. Quando durante la cena la discussione finiva su di te, si faceva sempre molto silenzioso. Ma sembrava così felice. Non vedevo mio fratello così felice da tempo.”
  ”Renka…”
  ”Poi un giorno tu e mio fratello vi sareste sposati, Shion sarebbe tornato a casa, e io avrei dato la luce al mio bambino, e Getsuyaku e Lili vi avrebbero visitati, così anche tu avresti potuto dare un’occhiata al bambino. Tu, mio fratello e Shion gli avreste dato un bacio a testa, congratulandovi, e tu, Karan, avresti preparato una torta per celebrare. Getsuyaku ed io avremmo speso un po’ dei nostri risparmi per dare un piccolo “Dolcetto della Fortuna” a tutti in Lost Town. Sarebbero stati piccoli rolls preparati da te, Karan, e li avremmo distribuiti come simbolo della nostra felicità. Li avremmo incartati in piccole bustine, legate con un grazioso fiocchetto… avremmo condiviso un po’ di felicità con tutti quanti. Anche Lili e il bambino avrebbero indossato un fiocchetto. Avrei fatto indossare un bavaglino bianco al bambino, e a Lili un grembiulino rosa. Lili avrebbe portato un cesto pieno di “Dolcetti della Fortuna”, camminando per la strada. Tutti sarebbero venuti a salutarci, dicendo ‘Congratulazioni, Renka. Congratulazioni, Getsuyaku, Lili.”
  ”Renka.”
  ”E’ tutto quello che desideravo. Non è qualcosa di avido, vero, Karan? È un desiderio avido?”
  ”Certo che no.”
  Era un desiderio piccolo – così modesto.
  ”Allora perché non diverrà realtà? Perché tutto doveva cadere in pezzi e scomparire? Perché?” Incapace di trattenersi oltre, Renka lasciò un singhiozzo fuggire dalle sue labbra. Lili abbracciò fermamente sua madre con entrambe le braccia.
  Un piccolo e modesto desiderio. Ma che non avrebbe potuto avverarsi.
  Fin quando vivevano in No. 6, qualunque speranza era come un castello di sabbia. Si dissipava con estrema facilità. Allora, cosa dovremmo fare? Cosa possiamo fare, per costruire le nostre vite su solido terreno anziché sulla sabbia?
Se No. 6 non è una città idillica, allora cos’è ‘idillico’? Come possiamo creare un intero nuovo mondo, totalmente differente da questo?
  ”Renka, Yoming non sta operando solo, non è vero?”
  ”No.. devono esserci altre persone che hanno passato la stessa cosa – che hanno perso la loro famiglia.”
  ”E Yoming è con loro, giusto? Stanno agendo insieme.”
  ”Sì, ne sono certa.”
  ”Hai qualche idea su chi potrebbero essere?”
  Dopo averci pensato alcuni istanti i , Renka scosse la testa.
  ”No. Sembra che si trovino in qualche studio sotterraneo. Avrebbe bisogno di attrezzature adeguate per realizzare un filmato come quello.”
  ”Hai ragione. Ma nessuna di noi sa dove si trova. Non abbiamo modo di incontrare Yoming.”
  ”Karan,” Renka sollevò la mano, che Karan afferrò tra le sue. “Cosa farò? Cosa dovrei fare, Karan?”
  Karan poteva sentire una presenza. Le si era avvicinata da quando era stata in strada.
Alla battaglia, alla battaglia, alla battaglia, alla battaglia.
  Distruzione, distruzione, distruzione, distruzione.
  Uccideteli, uccideteli, uccideteli, uccideteli, uccideteli.
  ”Riflettiamoci, Renka.” Posò gentilmente una mano sul ventre della donna, poi accarezzò una guancia di Lili.
  ”Abbiamo ancora speranza.”
  ”Cosa?”
  ”Speranza. Il bimbo nel tuo ventre, e Lili sono loro la nostra speranza. Dobbiamo fare del nostro meglio perché questi bambini possano avere un vero mondo in cui vivere. Non è così, Renka? Abbiamo i nostri figli. Non tutte le nostre speranze ci sono state portate via.”
  ”Anche Shion.” Renka si asciugò le lacrime e annuì. “Anche Shion è la nostra speranza, non è vero? Ed è grande.”
  ”Mm-hmm. Grazie, Renka.”
  ”Tornerà presto a casa,” Lili intervenne senza preavviso. “Il fratellino tornerà a casa presto. Lo sento.”
  ”Oh, Lili,” Karan sollevò la bambina in braccio, baciandola sulla guancia.
  ”E’ vero,” insistette. “Sta tornando a casa davvero.”
Shion sta… tornando a casa.
  Torna a casa, Shion, ti prego. E anche tu, Safu.
  Vi prego, tornate a casa sani e salvi.
  Prego per voi.
  Le sue preghiere erano dirette anche al ragazzo chiamato Nezumi, che non aveva ancora incontrato.
Mi piacerebbe davvero incontrarti, Nezumi. Mi piacerebbe vederti e ringraziarti. Vorrei che tu sapessi quanto grata ti sono per supporto che mi hai dato. Shion, Safu, Nezumi. Anche voi siete la mia speranza. Una grandissima speranza.
  Tornate a casa da me.
  Il palazzo municipale di No. 6, chiamato informalmente Moondrop, era circondato.
  I cittadini affollavano la piazza, riversandosi nelle strade. Ciascuno gridava le proprie parole di protesta. Le loro voci si fondevano in una sola, esplodendo così sonoramente da scuotere il cielo.
  Ma non importa quanto forte il clamore diventava, non raggiungeva l’ufficio del sindaco. L’ufficio si trovava all’ultimo piano dell’edificio, con mura e finestre a isolamento acustico. Qualunque cosa accadesse all’esterno non avrebbe mai disturbato il costante silenzio all’interno.
  ”Perché? Perché qualcosa simile è accaduto?” Il silenzio venne interrotto mentre il sindaco si voltava, scuotendo il pugno.
  ”Ti vuoi calmare, Fennec?” Rispose l’uomo in camice da laboratorio. “Dovresti essere l’ultimo ad agitarti.” Disse, affondando nella poltrona di pelle e incrociando le gambe.
Pietoso, pensò, schioccando mentalmente la lingua. È sempre stato così. Ambizioso ma timido e codardo. L’uomo cambiò posizione delle gambe, incrociandole nuovamente.
  Ma è stato in grado di arrivare fin qui appunto perché così timido e codardo. Non apre mai il suo cuore a nessuno. Non si fida di nessuno. È sospettoso di tutti ed agisce con cautela. Un fennec, indubbiamente, la più piccola volpe del deserto.
  Il sindaco camminava avanti e indietro per la stanza. Il pesante tappeto assorbiva la maggior parte del rumore generato dai suoi passi.
  ”Non doveva andare così. I cittadini dovrebbero radunarsi presso il Moondrop per celebrare L’Holy Day e la grandezza di No. 6, no? E pensare che sarebbe andata così, come ho potuto permettere che accadesse?”
  L’uomo sospirò deliberatamente. Il sindaco si fermò, e profonde rughe comparvero tra le sopracciglia mentre guardava alle sue spalle.
  ”Fennec, ti prego,” disse l’uomo. “Ricomponiti. Tutto ciò che è venuto fuori dalla tua bocca in questi giorni è ‘perché’ e ‘una cosa simile’. Sto cominciando ad annoiarmi.”
  ”Rispondimi. Perché è successa una cosa simile?” La voce del sindaco si fece più tesa. L’uomo emise un altro sospiro.
  ”Perché non hai fatto tutto quello che avresti dovuto.”
  ”Non l’ho fatto?”
  ”Già. Hai mobilitato l’esercito, ma li hai sgomberati solo con una manciata di armi. Certamente non chiameresti una cosa simile “azione decisiva”. Niente è più efficace dell’esercito quando si tratta di soggiogare le masse idiote. Quello non era il modo corretto di usarlo. Avresti dovuto farlo con più clamore, più decisione, e una ferrea volontà.”
  ”Mi stai dicendo di ammazzare i miei cittadini in massa?”
  ”Si prostreranno a te prima di essere ammazzati. Si inginocchieranno in rispetto e soggezione, tremando mentre i loro stessi cuori saranno bloccati dal rimpianto per l’essersi opposti a te o a No. 6. Saranno come cani castrati, non importa quanto male li tratterai, non saranno mai in grado di morderti. Non è ancora troppo tardi, Fennec. Mobilita di nuovo l’esercito, e spazza via quella folla che si sta accumulando nella piazza. Potrebbe essere saggio anche usare i cannoni ad onda d’urto, a seconda della situazione e dal corso degli eventi. Hai già portato a termine un test sul posto nel West Block, no?”
  ”Sarebbe come –“ il sindaco deglutì. “Sarebbe come un regno di terrore.”
  ”Regno di terrore? Assurdo. Te l’ho già detto prima: tu sei il sovrano di No. 6. Il suo Re. Regni sopra questo paese. Tu incarni la giustizia in tutte le sue forme. Opporsi a te significa denigrare la giustizia. È solo naturale usare la forza per farli piegare.”
  ”… Fermati,” disse il sindaco debolmente.
  ”Di cosa hai paura, Fennec? Non è da te. Hai sempre agito come il Sovrano che sei. Sei consapevole della tua posizione come il prescelto, e hai sempre vissuto sotto questa nozione.”
  ”Sì.” Il sindaco fece cadere pesantemente le spalle, calando lo sguardo ai suoi piedi. “Io sono il sindaco. La più alta posizione di responsabilità in No. 6, la più alta posizione di potere. È solo naturale. Siamo stati noi a costruire No. 6. Siamo stati noi ad avviare il progetto di rinascita, e a portare salvezza alla terra morente e alla sua gente. Abbiamo costruito una città utopica, la più idilliaca – la città più idilliaca che possa essere realizzata da mano umana.”
  ”Precisamente. Tu ed io eravamo entrambi membri centrali. Anzi, solo noi due comprendevamo davvero gli ideali che No. 6 rappresentava. Gli altri membri del progetto erano altamente qualificati, è vero, ma mancavano di creatività. O potremmo dire che mancavano gravemente di ambizione, o un’abilità di osservare i tempi che cambiano. Ma fortunatamente per noi, possedevamo queste abilità, quasi all’estremo. È per questo che siamo giunti fin qui.”
  ”Fin qui?” disse il sindaco sarcastico. “Intendi essere circondato e condannato dai nostri stessi cittadini? Servivano a questo la nostra ambizione, creatività e abilità?”
  ”E’ solo una situazione temporanea. Si concluderebbe all’istante se prendessi misure effettive.”
  ”Misure effettive? Ne ho prese a oltranza.”
  ”E quali sarebbero?”
  ”C’è gente che sta attizzando le fiamme del disordine. Ho ordinato al Dipartimento di Sicurezza di acchiapparli il prima possibile.”
  ”Nessuna idea di dove possono trovarsi?”
  ”Non ancora. Sono nascosti.”
  ”Un piano chiaramente imperfetto. Avresti dovuto obliterare prima qualunque dissidente del genere. Avresti dovuto distruggerli sul nascere. E così altro hai fatto?”
  ”Ho adoperato qualunque tipo di mass media per diffondere il mio discorso. Ho fatto appello ai cittadini perché mantengano la calma, di non entrare facilmente in panico o non lasciarsi influenzare da false voci. Ho annunciato uno stato d’emergenza e annunciato il coprifuoco. Ho ordinato ai cittadini di restare in casa fino ad ordine contrario, ed annunciato che chiunque fosse stato ritenuto dissidente sarebbe stato arrestato e detenuto, indipendentemente si tratti di un residente di Crono. Ho ascoltato i tuoi consigli, e… ho mobilizzato l’esercito.”
  ”Mh. Molto bene, nessun grande errore per il momento. Certo, sarebbe stato risolto tutto molto più velocemente se avessi usato l’esercito in modo adeguato. Ma, bhe, a piccoli errori ci si rimedia facilmente. Tutto procederà senza intoppi, vedrai.”
  Il sindaco si protese in avanti, studiando con lo sguardo l’uomo seduto davanti a lui.
  ”Senza intoppi? E come? Quale parte di tutto questo procederà senza intoppi, per te? I cittadini non si stanno ritirando affatto; anzi, sono fuori controllo. Non importa quanti soldati provano a sedarli, non ha nessun effetto. Lo sai perché? Perché continua ad accadere un incidente dopo l’altro, i cittadini stanno ancora morendo, l’uno dopo l’altro, per una ragione che nessuno capisce. Tutti credono si tratti di una nuova epidemia scoppiata improvvisamente in città. Pensano che stiamo nascondendo da qualche parte un vaccino. È assurdo, assolutamente assurdo! Quella cosa non è un’epidemia. È a causa loro. Per quale ragione stanno ammazzando cittadini come gli pare? Perché? Credevo si sarebbero comportati in qualunque modo avessimo voluto. Pensavo ne avessimo l’assoluto controllo!”
  Qualunque traccia di sorriso scomparve dal volto dell’uomo. Gli angoli della bocca tremavano impercettibilmente.
  ”Fennec, quante volte continuerai a ripetere la stessa cosa? Sì, è vero, si tratta di un evento inaspettato. Un evento casuale e completamente imprevedibile. Lo riconosco. E riconosco anche che le mie predizioni erano troppo ottimistiche, ma la faccenda non è terribile come la fai sembrare. Non si tratta nulla più che di un precursore del suo risveglio.”
  ”Vorresti dire che questo caos è solo un precursore?”
  ”Certo che sì. Una mera risposta al suo risveglio. Il che ti da un’idea dell’enorme quantità di potere che quella cosa detiene. Una volta risvegliata completamente e assoggettata al nostro controllo, saremo in grado di disporre di quel potere, e questo caos si placherà.”
  ”Ne sei… ne sei davvero sicuro?”
  ”Ti ho mai mentito o dato false informazioni? Ti ho sempre detto la verità. Non lo hai dimenticato, vero, Fennec? Sono stato io il primo a vedere il tuo vero potenziale come politico, anziché ricercatore.”
  ”Certo che ricordo. Sei stato tu a esortarmi a entrare in gara come candidato per il primo sindaco di No. 6.”
  ”Già. Vincesti quelle elezioni ed hai regnato su No. 6 fino ad ora. E così continuerai. Non c’è alcun bisogno di elezioni, non ci sarà bisogno che i cittadini ti scelgano di loro iniziativa. Non puoi esitare proprio ora, Fennec. Fa che le tue azioni siano in ogni momento all’altezza del potente uomo che sei.”
  ”Potente… è questo ciò che volevo diventare?”
  ”Cosa hai detto?” Disse l’uomo aspramente.
  ”Certamente volevo che creassimo un’utopia con le nostre mani,” disse il sindaco pensieroso, “e non ero l’unico. Allora, tutti quelli coinvolti nella costruzione di No. 6 devono aver voluto lo stesso. Parlavamo tutti di come avremmo costruito una città utopica su questa stessa terra, la personificazione di tutti i sogni dell’umanità. Parlavamo di come saremmo stati noi a costruirne le fondamenta. Non una singola persona sperava di diventare un uomo esaltato.”
  ”Un’utopia non può esistere a meno che non ci sia qualcuno a detenerne assoluto potere e a condurre le sue genti sotto la sua guida. Dovresti saperlo meglio di chiunque altro. Sì, coloro che detengono un potere smisurato sono quelli in grado di guidare dietro di sé la maggior parte dei cittadini. Se non fosse stato per questo, No. 6 non sarebbe stata mai stata l’utopia, la Città Santa che tutti chiamano oggi. È una vittoria realizzata dal tuo potere e dalla nostra ideologia.”
  ”Vittoria, dici…”
  ”Una vittoria su tutta la linea,” affermò l’uomo. “Con qualche urto lungo la strada, ma non lo si poteva evitare. Però, una volta che li avremo affrontati, No. 6 continuerà a scolpire il suo glorioso nome nella storia.”
  Il sindaco non gli rispose. Unì le mani dietro la schiena, riprendendo a camminare.
  ”Quando si risveglierà?”
  ”Presto.”
  ”Presto? Non è da te essere così vago. Sii più preciso.”
  L’uomo fece spallucce. Bene, bene. Mi sta dicendo di essere più preciso. Starà diventando impaziente. Più una persona sente di essere in trappola, più cerca dati precisi.
  ”Vediamo… entro ventiquattro ore. Domani, entro quest’ora, sarà tutto finito e risolto. Tutto quanto sarà silenzioso e al posto giusto.”
  ”Ventiquattr’ore… non posso aspettare così tanto. Venti ore, no, dodici sono il limite.”
  ”Siamo alquanto impazienti, eh, Fennec?”
  ”Impazienti?” Disse il sindaco incredulo. “Come altro potrei sentirmi in una situazione del genere? Il municipio – il Moondrop – è assediato dai cittadini.”
  Il sindaco colpì la scrivania di mogano. L’uomo sollevò leggermente una spalla.
  ”Fennec, non penserai, voglio sperare, che il Moondrop sia ancora il cuore di No. 6?”
  Il sindaco si immobilizzò.
  ”Cosa? Cosa hai detto?”
  ”Le più importanti funzioni vitali di No. 6 sono custodite all’interno del Penitenziario. Il Moondrop è stato ridotto a semplice base amministrativa. Potrebbe essere circondato da qualunque cosa, per quel che importa, ma nulla di serio gli accadrà. Finché abbiamo il Penitenziario, No. 6 è in buone mani.”
  Il colore si ritirò dal volto del sindaco, la punta della lingua tremava nella bocca mezza aperta.
  ”Cosa vorresti dire?”
  ”Cosa voglio dire? Te l’ho appena detto. Il Penitenziario è il cuore e la mente di No. 6.”
  ”Cosa…” il sindaco balbettò con voce rauca. Una voce elettronica si sovrappose alla propria, e il volto lungo e sottile di un uomo comparve sul monitor incastonato nella parete. Era uno dei segretari a sue dirette dipendenze.
  ”Signor sindaco, alcuni incendi sono scoppiati in città.”
  ”Dunque i ribelli hanno trovato il modo di appiccarli.”
  ”Questa è una notizia, ma c’è dell’altro. I sistemi d’emergenza in tutti gli edifici sembrano non funzionare affatto. In alcuni edifici ho sentito che lo stesso computer centrale ha preso fuoco ed è esploso.”
  L’uomo rimase in silenzio. Si udiva solo il suo respiro affannoso che si agitava in gola. Cosa sono queste riprese? I suoni che la gola dell’uomo emanava si fecero ancora più irritanti. Uno scherzo di qualche tipo? Una scena di uno scadente sceneggiato? Cosa? Perché mai mi mostra queste immagini?
  ”Il Penitenziario sta per crollare!” L’acuto grido del segretario lo trafisse. L’uomo, incapace di sopportare oltre, fece uno, due, tre passi in dietro.
  ”Aspetta, che roba è quell’ombra?” Il sindaco aiutò l’uomo cadente a rimettersi in piedi, e portò il volto vicino allo schermo.
  ”Cos’è quella?”
  L’uomo guardò a sua volta. C’era un’ombra nera che chiaramente visibile contro le fiamme.
  ”Quella… non è una vespa? No, ma… vespe come quella non esistono. È impossibile.” La mascella del sindaco tremava.
  Anche il mento dell’uomo stava tremando, tremore che raggiunse presto il suo intero corpo.
  ”Elyurias.” Il nome scivolò dalle sue labbra tremanti. Il sindaco si voltò.
  ”Hai detto Elyurias?”
  ”Sì. È Elyurias. Ma, no – lei avrebbe dovuto essere più magnifica, più modesta. Non avrebbe dovuto essere così – così enorme. Avrebbe dovuto essere controllabile per qualunque desiderio.”
  Avrebbe dovuto. Avrebbe dovuto. Avrebbe dovuto
  Lo schermo si fece nero e il video fu interrotto.
  ”Signor sindaco, i cittadini sono entrati nel Moondrop. La prego, faccia attenzione!” Continuava a urlare il segretario dall’altro schermo.
  ”Non può essere!” La voce del sindaco e dell’uomo si sovrapposero.
- Fine capitolo-
Note:
[1] traduzione fatta da me [testo ufficiale inglese]: Cowards die many times before their deaths, / The valiant never taste of death but once: / Of all the wonders that I yet have heard, /It seems to me most strange that men should fear, / Seeing that death, a necessary end, / Will come, when it will come.
questa è invece la traduzione ufficiale italiana:
Soltanto i vili muoion molte volte/ prima della lor morte; il valoroso / solo una volta assapora la morte. / La più strana di tutte le stranezze / finora da me udite, m’è sembrata / quella che l’uomo debba aver paura / della morte, sapendo che la morte, / un fine necessario e inderogabile,
verrà quando verrà.
Non mi soddisfa particolarmente come l’ho tradotta, ma non ho voluto usare la traduzione ufficiale perché non mi piaceva poi come titolo…


1 commento:

  1. Un capitolo molto avvincente, grazie mille per averlo messo! :D
    Sono felicissima perchè finalmente elyurias farà un culo così a fennec e a quell'altro balordo che hanno distrutto tantissime vite per i loro scopi! Come godo!
    Anche se mi dispiace moltissimo per getsuyaku, non oso immaginare come la prenderà Renka quando verrà a sapere che è morto... :( Poverino....
    Sono diventata troppo curiosa di vedere come andrà avanti la storia! Non posso smettere di pensare a questa bellissima novel, il mio libro preferito di sempre! *---* Anche se ho già visto l'anime, e quindi so come finisce, la novel è così diversa dal quest'ultimo, e quindi non posso fare a meno di aspettare con impazienza ogni capitolo xD
    Vabbèh, aspetterò, la pazienza è la virtù dei forti! Spero che il prossimo capitolo sia su Shion e Nezumi, devo assolutamente sapere cosa succede!
    Grazie ancora! :D

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