23 gennaio 2012

No.6 CAP 21 ITALIANO

VOLUME 5
***
Non posso... vedere... non... avvicinarti... a me...
***
Capitolo 1
Una preghiera lontana
A te, buona Fortuna,
di farmi il più beato o il più dannato
di tutti gli uomini di questa terra!
Il Mercante di Venezia Atto II Scena I[1]
Shion.
 Provava a chiamarlo, ma la voce non riusciva a lasciare le sue labbra. La stessa lingua sembrava rifiutare di muoversi. Sentiva gli arti pesanti come in catene, da cui non riusciva a liberarsi. Senza mai voltarsi, la schiena vestita di bianco si faceva sempre più lontana. Intorno a loro regnava la più completa oscurità, una tenebra nera come l'inchiostro si estendeva in ogni direzione. Non era presente nemmeno il più piccolo spiraglio.
 Shion, aspetta. Ti prego, non andare.
Guarda indietro. Torna a casa. Non allontanarti ancora di più.
 L'oscurità sembrava mutare forma. Si deformava come dotata di vita propria, inghiottendo la schiena bianca che si allontanava in ritirata.
Shion!
 Un grido le attraversò la gola, mentre il terrore si tramutava in un dolore violento che percorreva il suo intero essere. Provò a inseguire Shion nel buio, ma il suo corpo non si muoveva ancora. Non riusciva a compiere il più piccolo passo.
Qualcuno...qualcuno mi aiuti. Fermatelo vi prego.
“Karan”
 “Signora!”
 Aveva sentito delle voci. Qualcuno le stava stringendo la mano, mentre il proprio corpo tremava debolmente.
 “Karan, riesci a sentirmi? Riesci a sentire la mia voce?”
 “Signora, si svegli!”
 L'oscurità venne scacciata via da voci piene d'energia, mentre la sua vista si rischiarava in una debole foschia.
Oh...sì, vi sento. Riesco a sentirvi.
Karan schiuse finalmente gli occhi. La vista era annebbiata, come se un velo fosse calato davanti ai suoi occhi. Due volti confusi, quello abbronzato di un uomo e quello giovane di una ragazzina, la scrutavano con apprensione. Le apparivano così vaghi che aveva l'impressione che se avesse chiuso le palpebre anche per un solo istante, si sarebbero deformati fino a scomparire.
 Poteva sentire l'odore del pane. Panini con abbondante burro mescolato nell'impasto. Alla sera, i residenti di Lost Town erano soliti radunarsi presso il forno per il suo pane economico e fragrante: lavoratori dopo una lunga giornata di fatica; studenti affamati; bambini con le monetine strette tra le dita...per questi poveri clienti programmava il forno per terminare la cottura alle 5 in punto. Anche questa volta il vecchio forno aveva lavorato adeguatamente...la dozzina di panini al burro sembravano pronti.
 Karan associava l'aroma del pane appena sfornato a quello della vita stessa. Il profumo saporito da lungo tempo familiare al suo olfatto riportò energicamente Karan alla realtà.
 Il velo venne strappato via e i profili dei due volti affiorarono chiaramente nella sua visione.
 “Lili... Yoming...”
 “Sembra ti sia ripresa” Yoming tirò un sospiro sollevato. Grazie a dio, formularono le sue labbra. “Riesci a tirarti su? Cerca di non sforzarti”
 “Sì...sto... sto bene”
 Yoming la aiutò a sollevarsi. Si trovava sdraiata su un vecchio divano in un angolo del negozio.
 “Ho... perso i sensi?”
 “Sì” rispose Yoming. “Ti sei accasciata a terra all'improvviso dietro il bancone. Mi sono spaventato parecchio, sento ancora il cuore correre all'impazzata”
 Yoming sorrise sollevato. Karan provò a rispondergli ma le guance erano ancora rigide. Non si muovevano nel modo in cui desiderava.
 “Signora!” Lili si gettò su Karan stringendolesi al collo con occhi pieni di lacrime. “Signora, si sente bene, vero? Si sente bene adesso?”
 Lili premette le guancie contro il suo collo. Erano bagnate. Le piccole braccia che si aggrappavano a lei stavano tremando. Le lacrime della ragazzina erano così calde che sembravano scottare. Normalmente avrebbe abbracciato gentilmente la bambina, ma le sue braccia non riuscivano ancora a muoversi come voleva. Le sentiva pesanti, come se stesse ancora arrancando nel suo sogno.
Shion.
Voleva strapparsi i capelli, le sembrava di impazzire. Proprio in quel momento, Shion si stava recando in un luogo dove le mani di sua madre non avrebbero mai potuto raggiungerlo? E se stesse discendendo negli abissi dell'inferno?
Se lui...se tutto questo stesse accadendo per davvero, cosa dovrei fare io? Cosa potei fare io...
“Oh!” Lili esclamò dolcemente, allontanandosi da Karan. “Ci sono dei topolini!”
 Un piccolo topolino marrone sedeva in cima allo scaffale delle spezie mentre il grigio musetto peloso di un secondo topolino sbucava da dietro di lui.
 “Ehi, ce ne sono due” Lili sollevò due ditine. Erano fratellini? I due topini sbattevano le palpebre dei loro identici occhietti dal colore dell'uva, mentre si stringevano entrambi insieme.
 Uno era quello che le aveva portato la lettera di Shion. Ma l'altro?
 “Lili, potresti portarmi un pezzettino di formaggio dal frigo? Si trova nell'ultimo cassetto”
 “Ok”
 Karan allungò gentilmente la mano verso il topolino in cima allo scaffale, chiamando in raccolta tutta la forza che possedeva. Le punte delle dita le tremavano. I due topolini si guardarono a vicenda torcendo i baffetti.
Cheep-cheep.
 Uno di loro incoraggiò l'altro, voltandosi verso Karan. I suoi occhi così piccoli mostravano intelligenza. Questi topi possedevano intelletto. Erano capaci di comprendere linguaggio e emozioni umane.
 Karan sollevò il palmo, avvicinando la sua mano leggermente.
Cheep-cheep.
 Quello grigio si fece avanti e saltò al centro del suo palmo senza esitazione. Agitando la testolina da un lato all'altro, sputò una piccola capsula fuori dalla bocca. Si trattava della seconda lettera in quel giorno.
 “Signora, il formaggio è per i topolini?”
 Karan annuì aprendo la capsula. Non era la scrittura di Shion, ma ricordava di averla già vista in precedenza. Era la scrittura che le aveva donato speranza, aiutandola a tirarsi su nei momenti in cui si era ritrovata ad affondare nella disperazione più profonda, dopo che Shion era stato portato via dal Dipartimento di Sicurezza. Era la meravigliosa e fluente mano che le aveva mostrato l'intelligenza e la resiliente forza di volontà del suo proprietario. Non avrebbe mai potuto dimenticare quella calligrafia.
Vi riunirete assolutamente. Nezumi [2]
 La breve frase non raggiungeva nemmeno un decimo della sua ultima nota, ma Karan si sentì in grado di tirare un sospiro di sollievo. Una fresca, rassicurante brezza soffiò attraverso il suo corpo. L'ostruzione nel suo petto, nelle sue vie respiratorie, si era in qualche modo dissipata.
Oh, riesco a respirare di nuovo.
 Era troppo presto per disperarsi. Non poteva ancora perdere la speranza.
 “Nezumi...” Si ritrovò a pronunciare il nome ad alta voce. Per un istante, avvertì qualcuno posarle un braccio intorno alle spalle. Seppure invisibili, poteva sentire forti e agili braccia che la supportavano.
Vi riunirete assolutamente. Qualunque cosa accada, le riporterò Shion indietro, sano e salvo. È una promessa.
 Poteva sentire una bassa voce sussurrarle nelle orecchie. Respirò profondamente.
 Nezumi era lì. Sempre, in qualunque istante, sarebbe rimasto accanto a Shion. Il suo bambino non era solo.
 “Karan, cos'è quella?”
 Yoming stava sbirciando nella sua mano.
 “Una lettera.”
 “Lettera? Da voi, sono i topi a consegnare la posta?”
 “Proprio così” rispose sorridendo. “Scritta a mano, per giunta. Non trovi sia molto più gradevole di una lettera elettronica?”
 Riusciva a sorridere adesso. Yoming e Lili si guardarono a vicenda, ed anche gli angoli delle loro bocche si sollevarono. Lili, che stava spezzando il formaggio da dare da mangiare ai topolini, le si avvicinò, affondando la guancia nel suo grembiule. Questa volta, Karan riusciva finalmente a circondarla in un abbraccio.
 “Ho avuto paura” sussurrò Lili tra le lacrime. “Avevo paura che... non si sarebbe mossa mai più... come il Babbo... ho avuto paura. Tanta paura”
 “Babbo? È successo qualcosa al tuo Papà, Lili?”
 “Il Papà di prima. Il mio vero Babbo”
 “Cosa?”
 Yoming scosse leggermente il capo.
 “L'attuale padre di Lili è il secondo marito di Renka...si è risposata”
 “Dunque Getsuyaku-san è...” la voce di Karan si affievolì. “...capisco”
 Rievocò alla mente il volto magro e allungato dalle sopracciglia cadenti. Ora che Yoming lo aveva menzionato, riconosceva che Lili non assomigliasse affatto all'uomo nel viso come nel fisico. Eppure non aveva mai avvertito nulla di strano nel vederli camminare insieme mano nella mano o quando venivano al suo negozio per comprare il pane. Sembravano una famiglia felice, padre e figlia affiatati. Dopo la scomparsa di Shion, aveva sentito una punta di dolore nel proprio cuore ogni qual volta aveva visto insieme padre e figlia, sentendosi triste e invidiosa.
 “Dunque il padre di Lili...”
 “È morto qualche anno fa”
 “Poco prima che vi trasferiste qui, signora” aggiunse Lili. “Ma lo sa, voglio bene anche al mio nuovo Papà. È molto simpatico. Mi fa sempre ridere”
 Lili sollevò il mento, mentre un largo sorriso le si allargava in volto. Un luminoso sorriso sollevato che per quanto fievole, le confermava di poter proseguire nel suo discorso.
 “Non ne avevo idea. Renka non me ne ha mai parlato”
 “Non se la sarà sentita” disse Yoming. “Per lei si tratta di ricordi dolorosi”
 Yoming doveva essersi lasciato sfuggire tali parole senza rendersene conto, poichè sospirò profondamente, mentre Lili riprendeva a parlare.
 “Un giorno mentre mangiavamo insieme, Babbo ha smesso di muoversi all'improvviso. Disse 'non riesco a respirare', dopo di che cadde dalla sedia. E non so perchè, dopo quello ha smesso di muoversi”
 Il corpo di Lili cominciò a tremare mentre memorie di quando era più piccola cominciavano a riaffiorarle alla memoria. Karan lasciò scivolare il suo sguardo verso Yoming, interrogandolo con gli occhi.
Di cosa si tratta?
 “Il padre di Lili...è morto, davanti ai suoi stessi occhi” disse Yoming esitante, abbassando le palpebre. “No” disse all'improvviso. “è stato ucciso”
 “Ucciso?!”
 La terrificante parola si sovrappose alla schiena in ritirata di Shion. Karan si ritrovò a stringere i pugni talmente forte da affondare le unghie nella carne.
 “Il padre di Lili...il suo nome era Suifu...era un costruttore edile, un gigante fiero della sua forza, e a ragione, direi” disse Yoming.
 “Mamma dice che era una persona davvero gentile, forte e straordinaria. Voleva molto bene alla Mamma, non è vero?”
 Yoming sorrise amaramente.
 “Penso che Renka abbia abbellito parecchio la cosa, anche per una storia da raccontare a sua figlia. Saifu era un grande bevitore e sperperava facilmente, per questo litigavano spesso. Ma, bhe, era una persona gentile e lavorava sodo per la sua famiglia. Era una persona allegra che amava cantare. Quando si ubriacava aveva il vizio di cantare con quel suo vocione. Sì” annuì. “Era una persona a posto. Certamente amava molto la sua famiglia”
 “Ma è stato... ucciso?”
 “Indirettamente”
 “Indirettamente...” Ripetè Karan. “Yoming, potresti spiegarti meglio in modo che io possa comprendere?”
 Yoming tirò fuori una sedia malconcia e prese posto, accarezzando gentilmente i capelli di Lili con la mano destra. Un gesto che mostrava quanto Yoming amasse e tenesse a sua nipote.
 “Spiegare in modo che tu comprenda, huh.. vorrei che fosse facile. Ci sono così tante cose che ancora non conosco, che non saprei nemmeno da dove cominciare”
 Yoming parlava sempre in modo confuso, terminando spesso le sue frasi maldestramente. Ma anche così, stava arrancando alla ricerca delle giuste parole, cominciando a raccontare la storia in modo frammentario.
 “A quel tempo Saifu era coinvolto nella costruzione di un particolare edificio. Era un muratore”
 “Un particolare edificio....”
 “Sì. Tuttavia non abbiamo idea di quale edificio si trattasse. Ho sentito che persino Saifu non conosceva la sua ubicazione. Veniva condotto sul sito di costruzione in un vano senza finestre...non poteva vedere l'esterno”
 “E per silenziarlo...?”
 “No, Karan, non credo si tratti di questo. Saifu era il tipo di persona che prendeva seriamente il lavoro assegnatogli, non si sarebbe interessato a cosa fosse l'edificio in questione. Non gli importava in quale parte della città si trovasse o la sua funzione. Ed anche se fosse stato interessato, si trattava di un segreto che un muratore non avrebbe potuto scoprire. Un segreto occultato ad arte. Subito dopo la morte di Saifu, ho fatto delle ricerche nel tentativo di capire dove avesse lavorato mio cognato, ma si sono rivelate inutili. In una città come questa non esiste una libera diffusione di notizie. Se le autorità desiderano occultare qualcosa, non c'è nulla che noi cittadini possiamo fare a riguardo. Spingersi ad uccidere Saifu non sarebbe dovuto essere necessario”
 “Allora... per cosa sarebbe morto?”
 “Dicono si sia trattato di un attacco cardiaco, ma stento a credere che Saifu potesse avere un infarto. Sarebbe come dire che un anatra è affogata in uno stagno”
 “Quindi dev'essersi trattato di altro”
 “Già...” Yoming serrò fermamente le labbra, lasciando vagare il proprio sguardo per la stanza.
 “Puoi stare tranquillo” lo rassicurò Karan. “Non siamo sorvegliati”
 “Ah sì?” si fermò Yoming. “Scusami” dicesse all'improvviso, “comportarmi così furtivamente, dev'essere imbarazzante”
 “No, affatto”
 Erano davvero liberi da dispositivi di registrazione? A dire il vero, Karan non ne era completamente certa. Le autorità possedevano un enorme potere, erano in grado di fare qualunque cosa. Non sarebbe stato difficile registrare e monitorare le conversazioni di ogni cittadino.
 Ma anche così.
 Karan strinse forte la nota tra le mani.
 Continuando a indietreggiare dalla paura non sarebbe risucita a concludere nulla. Anzichè serrare le labbra e tapparmi le orecche per la paura...ciò che devo fare è parlare, ascoltare. Avrebbe parlato ad alta voce; avrebbe teso l'orecchio in ascolto. Questa sembrava essere l'unica opzione che le restava.
 Karan si protese con determinazione verso l'uomo e le sue parole tortuose.
 “E questo 'qualcos'altro' di cui parlavi?”
 Yoming sbattè le sopracciglia una volta, guardando poi Karan dritto negli occhi.
 “Si tratta di mie supposizioni, ma se te ne parlassi potrei finire per importi un peso sulle spalle”
 “Sono io che ho deciso di voler ascoltare, di mia spontanea volontà” disse cercando di spronare Yoming ad andare avanti. “Hai cercato di investigare la tua parte di verità. Dici di sapere poco, ma trattandosi di te, sarai probabilmente riuscito a ottenere qualche indizio. Hai fiutato qualcosa, sbaglio? Un indizio...potrà essere più sottile di un filo, ma si tratta di qualcosa che potrebbe condurti alla verità, non è vero?”
 “Mi sopravvaluti” disse Yoming gravemente. “Non possiedo il potere, il coraggio o il metodo per fare una cosa simile... ma posso dire che il compenso che Saifu ha ricevuto era il doppio di quello che riceveva di solito. Renka era rimasta sorpresa sentendo che Saifu stava percependo uno 'speciale indennizzo per rischi'. È difficile immaginare un sito di costruzione con rischi di pericolo in un luogo come No. 6”
 “ Indennizzo speciale contro i pericoli ...” ripetè Karan ponderando. “Per abbattere qualcosa o costruirla...”
 “O maneggiare sostanze chimiche”
 “Sostanze chimiche...intendi veleno?”
 “O qualcosa di simile. Qualcosa di sconosciuto: qualcosa per cui neanche gli scenziati di No.6 sono a conoscenza di un metodo appropriato per maneggiarlo”
 “Non riesco a immaginare nulla che possa corrispondere a una tale descrizione”
 “È difficile. Non abbiamo abbastanza informazioni”
 “Ma il padre di Lili non era l'unico a lavorare in quel sito, no?” continuò a domandare Karan. “Non sarebbe possibile scoprire qualcosa di più interrogando anche queste persone?”
 “È quello il problema; non sono riuscito a trovare nessuno”
 “Non sei riuscito a trovare nessuno?”
 “Sì. Sono scomparsi...o forse non esistevano fin dal principio. In altre parole, oltre Saifu non esistevano altre persone coinvolte nella costruzione”
 “Altre persone... oh, intendi dire che c'erano robot...”
 “Sì. Robot. Devono aver usato robot da costruzione”
 Karan sollevò il viso, rivolgendo lo sguardo al soffitto senza guardarlo per davvero. Anche Shion aveva lavorato con dei robot. Robot di pulizia del parco.
 “Sono davvero carini, ma per quanto riguarda la funzionalità, hanno ancora strada da fare. Qualche giorno fa, ad esempio: il cappello di una signora era volato via... un robot lo ha raccolto e questo andava bene. Tuttavia non è riuscito a controllare la sua presa e ha finito per rovinarglielo. La signora era furiosa, riesci a immaginarlo? Penso che gli esseri umani restino ancora i migliori per compiti delicati o di precisione. Le dita umane sono davvero straordinarie, lo sai?”
 E aveva piegato leggermente le dita.
 Karan strinse gli occhi cercando di scacciare forzatemente le memorie di suo figlio dalla mente e parlando con la voce più calma che poteva.
 “Il padre di Lili doveva essere impegnato in un lavoro che un robot non sarebbe in grado di svolgere”
 “È probabile” ammise Yoming. “Ma Saifu non era un tecnico. Non possedeva nessuna speciale abilità tecnica. Voglio dire, una persona tutta d'un pezzo come lui, sono sicuro avrebbe svolto qualunque lavoro gli venisse offerto, ma... non riesco a immaginare cosa avrebbe potuto fare in mezzo a dei robot”
 “Le dita?”
 “Huh?”
 “La differenza tra esseri umani e robot”
 Le dita di Shion riaffiorarono alla sua memoria. Dita estremamente abili, capaci di performare abilmente qualunque lavoro delicato gli avenisse richiesto. Spesso si era anche ritrovata a fissare con ammirazione la loro destrezza.
Lo sai mamma, le dita umane sono davvero straordinarie.
 “I robot potrebbero essere più indicati in lavori come abbattere un muro o trasportare oggetti pesanti, ma per lavori più piccoli che richiedono maggior precisione... ad esempio, vediamo... l'utilizzo di piccole piastrelle per realizzare mosaici elaborati o scolpire dei caratteri in una colonna... i robot non sono in grado di fare qualcosa di simile, no? Lo stesso discorso vale per il pane. Per preparare pane dallo stesso sapore e la stessa fragranza, una macchina è sufficente. Ma per una torta di compleanno, ad esempio...dove conta l'aspetto e che corrisponda al gusto di una persona...se vuoi ottenere un buon prodotto devi prepararla necessariamente a mano”
 “Ma Saifu non era bravo a preparare il pane o le torte come te. Non era capace di realizzare mosaici o scolpire dei caratteri. Non poteva fare davvero nulla di speciale... o almeno, non che io sappia”
 “E trasportare cose?”
 “Trasportare cose?”
 “Sì, oggetti particolari... come oggetti fragili, o soffici.... che hanno bisogno di mantenere intatta la propria forma, come ad esempio un cappello. Le mani umane sono molto più appropriate per lavori del genere”
 “Hai ragione. Potrebbe essere. Forse Saifu trasportava qualcosa di altamente pericoloso che non poteva essere affidato ai robot. Ma... anche se fosse andata così, non ho idea di cosa si potesse trattare o come potesse essere collegato a quelle morti improvvise. Non importa quanto mi possa arrovellare il cervello, restano pur sempre semplici speculazioni. Alla fine, senza avere nulla su cui lavorare, possiamo solo continuare a porci domande irrisolte. Non sappiamo nulla con sicurezza... tutto ciò che conosciamo è che Saifu era coinvolto nei lavori di costruzione per conto della città quando è morto. Tutto qui. Giusto, Karan?”
 Nel giro di un attimo il tono di Yoming si fece più tetro, così basso da poter essere udito a malapena.
 “Questa città divora brutalmente le persone” mormorò Yoming. “A volte non posso evitare di pensarlo. Coloro che eccedono dai limiti dei valori cittadini; coloro che sono considerati inferiori secondo i valori cittadini; coloro che disapprovano i valori cittadini. Li divora per intero, sbranandoli e sparpagliandone i pezzi, ed in fine li getta via”
 “Mm...” Karan rispose vagamente.
 “Alla fine, per la città un luogo come Lost Town è come una fogna: il luogo di raccolta per persone che non rientrano nei criteri dei valori cittadini, esseri umani inferiori. No, probabilmente fare di Lost Town un simile luogo di raccolta era l'intenzione fin dall'inizio. Un posto dove sono stipate le persone di cui liberarsi”
 Karan avvertì i brividi risalire il suo corpo alla voce bassa e pesante di Yoming, così come per le parole da lui pronunciate. Lanciò a Lili uno sguardo furtivo, che, apparentemente ignara della conversazione tra gli adulti, si era allontanata di alcuni passi per giocare con i due topolini. Il topino marrone e quello grigio si trovavano sul grembro della bambina, rimpinzando le piccole guance di pezzetti di formaggio. Che si trattasse di animali o esseri umani, creature tanto piccole appaiono sempre adorabili. È compito degli adulti proteggere quei piccoli corpi e quelle fragili menti con ogni mezzo necessario.
 Questo era quello che Karan credeva. Non desiderava imporre la spietatezza della realtà sulle spalle di Lili, ancora così giovane. Sì, una persona non può permettersi di essere cieca. Non deve lasciarsi ingannare. Una persona deve essere in grado di vedere attraverso gli inganni e scoprire l'autentica realtà. Ma questa solida volontà era qualcosa che doveva nascere da adulti abbastanza maturi per sopportare una simile 'conoscenza'. Lili era ancora troppo giovane per questo.
 “Lili”
 La ragazzina si voltò verso la voce di Karan con i suoi grandi occhi neri.
 “Non penso che quel formaggio sia sufficente per sfamare quei piccoli topini. In un angolo del bancone dovrebbe essere rimasto un panino al burro di ieri. Potresti dargliene una metà ciascuno?”
 “I topolini mangiano il pane?”
 “Sì. Ti spiacerebbe dargliene un po' come ringraziamento? E posso chiederti di dare un'occhiata al negozio, anche? Se arriva un cliente, vorrei che lo accogliessi cordialmente, dicendogli 'benvenuto!'. Più tardi ti offrirò dei panini al burro appena sfornati”
 “Evviva! Lo sai, ho sempre voluto fare la fornaia”
 I topini si trovavano seduti adesso sulla spalla di Lili, avendola evidentemente presa in simpatia. Erano due topolini intelligenti: erano in grado di distinguere gli umani pericolosi da quelli di cui potersi fidare.
 “Lo sa, Signora?” Lili si sollevò in punta di piedi portando le labbra all'orecchio di Karan, “lo vuole sapere un segreto?”
 “E va bene, di cosa si tratta?”
 “Mamma sta per avere un bambino. Sto per diventare sorellona maggiore”
 “Oh cielo, Renka? È fantastico. Quando?”
 “Quando diventerà più caldo e cominceranno a sbocciare un sacco di fiori”
 Yoming sorrise esasperatamente.
 “Hey, Lili, sei sicura che vada bene rivelare il segreto di tua madre in quel modo?”
 “La signora più saperlo”
 “Sono così felice” disse Karan con calore. “Grazie per avermi dato la bella notizia. Quando il bambino nascerà, festeggeremo con una torta gigantesca. E va bene, Lili, guarderesti il negozio per me?”
 “Sì. Devo dire 'Benvenuti!'” Con i topini ancora seduti sulla spalla, Lili lasciò la stanza diretta al bancone del panificio. Yoming sospirò nuovamente.
 “E va bene. Immagino si tratti di qualcosa che sarebbe meglio non far udire a una bambina”
 “Sì. Ascoltare che il proprio padre è stato trattato come un oggetto e che ha perso la vita come risultato... anche se dovesse scoprirlo prima o poi, adesso è ancora troppo presto”
 Yoming sollevò lentamente lo sguardo dall'uscita verso cui era scomparsa Lili, soffermandosi su Karan.
 “Trattato come un oggetto...sì, a Saifu è stato dato lo stesso trattamento di un robot. Sono convinto non gli fosse stato detto nulla riguardo il grado di pericolosità. Devono aver glissato la questione con qualcosa di vago, agitandogli alti compensi sotto il naso. Saifu aveva bisogno di denaro. Era stato licenziato da poco a causa di una discussione con un collega. Per poter supportare la sua famiglia era preprato a correre qualche rischio pur di ottenere un lavoro. Le autorità saranno state certamente al corrente di tutto questo ed hanno scelto Saifu proprio per questa ragione. Dopotutto, hanno il completo accesso a qualunque informazione di ciascun cittadino. Per loro è stato un gioco da ragazzi scegliere un candidato ideale. Avevano bisogno di qualcuno che svolgesse un lavoro dai rischi sconosciuti; qualcuno abituato a lavori pesanti; qualcuno responsabile e che lavorasse con efficienza e discrezione. Un uomo privo di curiosità, inquisitività o senso del sospetto. Qualcuno che avrebbe accettato di mettersi in pericolo per denaro...Saifu era probabilmente la scelta perfetta”
 “Dunque è così che il suo lavoro e la sua morte improvvisa sarebbero collegate. Sembri sicuro a riguardo”
 “Sì. Non so come potrebbero essere collegati, ma sono certamente conessi. Se mi chiedi perchè sono tanto sicuro, ti direi...”
 “Diresti?”
 “L'ambulanza. Quando Saifu cadde a terra, Renka chiamò naturalmente l'ambulanza. Ma mi ha raccontato che arrivò stranamente presto. Sembra non fossero passati nemmeno tre minuti dalla sua telefonata”
 Un'ambulanza che arriva nel giro di tre minuti...qualcosa di estremamente inusuale in Lost Town; no, si potrebbe definire addirittura impossibile.
 La Città Santa di No.6 era una società urbana edificata in una rigida gerarchia. Con il sindaco e i politici al vertice, solo un ristretto numero di “prescelti” regnavano. Erano chiamati “élite” e vivevano nel sontuoso quartiere residenziale di Cronos in uno speciale distretto, privilegiati da una vita tranquilla, ricca di eccessi e di ogni genere di confort. I normali cittadini al di sotto, anche se lontani dal condurre una vita come in Cronos, vivevano ogni giorno supportati dalle più avanzate tecnologie mediche e scientifiche, felicemente...o in quella che veniva fatto credere loro fosse felicità. A persone come Karan che vivevano in Lost Town, ancora più lontane dagli “élite”, non era garantito alcun servizio cittadino e assistenza, normalmente a disposizione dei regolari cittadini. Venivano trattati come sub-cittadini. Come aveva detto Yoming, Lost Town era come un deposito per umani inutili.
 Era quasi impossibile ottenere un'assistenza medica d'emergenza in Lost Town. Karan ricordava di aver sentito che il numero di ambulanze nelle cliniche mediche fossero meno di un decimo rispetto a quelle presenti in Cronos, nonostante in Lost Town ci fossero molti più feriti o ammalati.
 Un'ambulanza arrivata in meno di tre minuti. Qual'era il significato dietro questa occorrenza quasi miracolosa?
 “Vorresti dire che il padre di Lili era tenuto sotto sorveglianza, in modo da potersene occupare velocemente in caso fosse accaduto qualcosa fuori dall'ordinario?”
 “Doveva trattarsi di sorveglianza di livello 3. Saifu aveva cominciato ad avere delle convulsioni mentre si trovava ancora al tavolo durante la cena, ma all'arrivo dell'ambulanza aveva già smesso di muoversi. Non ho idea se in quel momento fosse ancora vivo o era già un cadavere. Quando i tipi del Dipartimento di Salute e Igiene lo portarono via, Renka provò ad accompagnarlo in ambulanza, ma non le venne permesso. Le ordinarono di restare a casa”
 “E dopo di questo, il padre di Lili...”
 “Due ore più tardi tornò indietro solo il suo corpo freddo. Un dottore del Dipartimento di Salute e Igiene ci spiegò che si era trattato di un attacco cardiaco ma ovviamente non siamo riusciti a credergli. Mi trovavo anch'io sulla scena, accorso subito dopo la chiamata di Renka. Dopo di che la ID card di Saifu venne sostituita con il certificato di conferma del decesso per permettere le funzioni funebri”
 “Capisco... quindi è andata così”
 Sapeva di aver dato una risposta abbastanza superficiale, ma non aveva idea di che tipo di risposta avrebbe potuto dare alle parole di Yoming...quale risposta si conveniva in quel momento. Non era qualcosa che poteva lasciarsi scivolare dalle orecchie, ma sapeva anche che facili parole di cordoglio e consolazione erano inappropriate. Dunque cosa avrebbe dovuto dire e in che modo? Non poteva evitare di esitare. La sua esitazione si tramutò in disagio, fino ad assumere una debole sfumatura di paura. Sfumatura resa ancora più intensa dalle parole di Yoming.
 “Prima che il dottore andasse via, cosa pensi che abbia detto a Renka? 'Il paziente è andato via quasi senza soffrire'. Ed effettivamente, il volto defunto di Saifu sembrava in pace. Sorrideva come se stesse facendo un bellissimo sogno. Ma Renka e Lili hanno visto il suo volto distorto per il dolore prima che collassasse. Come potevano credere che fosse morto di una morte pacifica?”
 “Stai dicendo che il volto del cadavere del padre di Lili è stato fatto apparire pacifico con qualche metodo speciale...” Karan deglutì forte. Compresi i suoi genitori, ognuno dei cadaveri che aveva visto stava sorridendo pacificamente. I loro volti erano ornati da sorrisi che li facenvano apparire come se non avessero mai sperimentato dolori o difficoltà durante la loro vita. Anche il volto della morte era bello. Così si supponeva dovesse essere...che in No. 6, dove le cure palliative erano largamente sviluppate, a ognuno era promessa una morte serena e libera dal dolore.
 Era una menzogna. Era tutto artificiale. In questo luogo anche le morti erano nascoste e modificate. Circostanze e verità inerenti a ciascuna morte umana erano ripulite, acconciate, livellate, sistemate e archiviate come 'morti pacifiche'.
Viviamo in un mondo molto più disgustoso di quanto potessi anche solo immaginare. E se questa natura disgustosa si spingesse ben oltre quello che la mia pallida immaginazione riesce anche solo a visualizzare...?
 “Qualunque siano le circostanze, la morte di Saifu resta ancora avvolta nel mistero. Renka si è risposata ed è andata avanti con la sua vita. Io...come potrai vedere da te...vivo giorno per giorno come informatore. Sono stato così impegnato con altre faccende che a volte capita di dimenticarmi di Saifu. E mi arrabbio con me stesso per questo. Queste sono le mie giornate: stringo i denti ripetendo a me stesso che non posso permettermi di dimenticare Saifu, ed ovviamente mia moglie e il mio bambino”
 “È impossibile che tu possa dimenticarli” lo rassicurò Karan, “se il padre di Lili, tua moglie e tuo figlio sono stati assassinati da questa citta non riusciresti mai a farlo, non è forse così?”
 “No. E questa è l'unica cosa che posso fare in questo momento: ricordare. Continuare a ricordare. Non dimenticherò mai tutte le persone che mi sono state portate via. Ma a volte mi assale un pensiero che mi fa rabbrividire...e se le autorità mi scoprissero? E mi domando se arriverebbero al punto da cancellare la mia memoria...”
 Yoming scrutò attentamente il volto di Karan. I suoi occhi erano oscuri. Sembrava fossero stati riempiti da una disperazione liquida, in cui lo sguardo vagava nuotando al loro interno.
 “Cosa intendi per 'cancellare la memoria'?” domandò.
 “Lobotomia....Tagliare all'interno del cervello con un bisturi, portando via le memorie come l'abilità di pensare”
 “Yoming, stai...” ci stai pensando troppo. Stai delirando.
 Non riusciva a pronunciare il resto della frase. Lobotomia...forse era possibile. Dopo la scomparsa di Shion, la Città Santa si era spogliata di una maschera dopo l'altra davanti ai suoi occhi. Seppure si trattasse solo di una piccola parte, quello che Karan aveva visto di No.6 non era una città Santa; ma una dispotica e spietata città-stato.
Questa città tenta di dominare le persone.
 Detenere l'assoluto controllo sulle menti e sui corpi di chiunque vive al suo interno. Sottoporre i loro pensieri, le loro vite e i loro destini ad un implacabile scrutinio ed infine dominarle.
 Sì, era come aveva detto Yoming. No.6 divorava le persone. Faceva a pezzi ogni tentativo di umanità, qualsiasi anima o volontà di resistere, qualunque desiderio, e divorava i suoi cittadini completamente. Non era una Città Santa, ma un mostro ammaestrato che aveva perso la ragione accecato dalla brama di potere.
 Possibile che nessuno se ne fosse reso conto? Erano tutti troppo abbagliati dall'immagine di una vita soddisfacente e confortevole per poter notare questa figura mostruosa? Come potevano essere così ciechi...
 Karan scosse vigorosamente il capo. Non erano i problemi di qualcun altro. Non lo erano di certo.
 “Karan, ti senti di nuovo male?” domandò Yoming preoccupato. “Sei appena svenuta, dopotutto...dovresti riposare. Mi spiace di averti parlato di un argomento tanto delicato”
 Yoming sembrava sinceramente dispiaciuto. Karan scosse di nuovo il capo con fermezza.
 “No, non è questo. È solo...mi sono ricordata di qualcosa”
 “Hm? Cosa?”
 “Qualcosa che mi ha domandato Lili qualche tempo fa. Se siamo davvero felici”
 Lili glie lo aveva chiesto una volta.
 “Noi siamo felici, vero?”
 Era un fatto risalente a diverso tempo prima. Poco dopo essere riuscita ad aprire il forno, nel periodo in cui stava finalmente cominciando ad operare senza problemi. Karan aveva inclinato leggermente il capo, mormorando, hmm, beh, immagino di sì. Era riuscita a fare della cucina, che amava tanto, il suo lavoro. Non si trattava di una grossa fonte di guadagno, ma aveva finalmente un modo per mantenere lei e suo figlio. Anche dopo essere stati scacciati via da Cronos e che tutti i loro privilegi speciali erano stati revocati, erano riusciti a riconquistare una vita stabile. Era accaduto durante quel periodo. A quel tempo non aveva modo di sapere che di lì a pochi anni una crudele separazione da Shion l'avrebbe attesa. Dunque, se le veniva domandato se fosse felice, era libera di annuire e dire, certo che sì, immagino di esserlo. Karan non credeva di essere infelice a quel tempo.
 La caduta di Karan da Cronos a Lost Town non le aveva causato molta afflizione o sofferenza. Al contrario stava godendo della leggerezza del suo fardello, mettendo da parte quella vita garantita di ogni confort come cibi, vestiti e un tetto sulla testa. Nonostante fosse trattata come una sub-cittadina, restava comunque all'interno di No.6 come residente di Lost Town. Finchè non avesse desiderato nulla di stravagante, non c'era niente che mancasse nella sua vita. Cibo e acqua pulita erano facilmente reperibili; anche se con poco personale a disposizione, c'erano cliniche mediche per i residenti di Lost Town che necessitavano controlli; disponeva di un riparo capace di resistere al vento e alla pioggia. Era libera da ogni preoccupazione di denutrizione, fame, ipotermia, o morte. Aveva Shion al suo fianco e i clienti che venivano a comprare il suo pane.
 Non si sentiva affatto infelice.
 Eppure non era stata in grado di rispondere subito affermativamente alla domanda di Lili. Non a causa della sua situazione o del suo stato mentale, ma per via di un ombra che aveva scorto negli occhi della bambina. Forse si era trattato di incertezza. Forse l'incertezza di Lili era tale che le sue emozioni la costringevano a stringersi turbata alla fornaia a cui voleva bene e di cui si fidava.
 “Se siamo o meno felici...è una domanda difficile da rispondere con una parola sola. Ci sono volte in cui siamo felici e volte in cui non lo siamo, quando siamo allegri o tristi. Possediamo tantissime sensazioni differenti”
 “È così, non è vero? ” Karan avvertì Lili stringere le dita. “Noi abbiamo tante sensazioni differenti, giusto?”
 “Sì. È così anche per te, non è vero Lili? Anche durante un singolo giorno, ci sono volte in cui ti senti felice e altri momenti in cui sei triste, no?”
 “Sì, è così. Quando ho molta fame e posso mangiare i tuoi muffin, signora, mi sento davvero felice. Ma quando la Mamma si arrabbia con me o litigo con un mio amico e non riusciamo a chiederci scusa e fare pace, mi sento triste. Però...”
 “Hm?”
 “A scuola, il maestro ha detto che ogni persona che vive in No. 6 è felice. Ha detto che non esiste una singola persona infelice in No.6”
 “Hai imparato questo in classe?”
 “Sì. E durante il suo discorso, il direttore ha detto che fuori da No. 6 il mondo è davvero duro e infelice. Ha detto che le persone lì muoiono ogni giorno. Muoiono perchè non hanno abbastanza da mangiare o perchè combattono e si feriscono a vicenda. Ha detto che quelle persone sono come bestie e vivono come bestie. E comparate al posto dove vivono queste persone, No. 6 è il paradiso e tutti sono felici”
 Persone simili a bestie, probabilmente intendeva i residenti del West Block. Era un modo davvero sprezzante di parlare di un essere umano. Pensare che qualcuno implicato nell'educazione infantile avesse definito bestia un altro essere umano...
 Karan aggrottò le sopracciglia, accovacciandosi e guardando Lili negli occhi.
 “Ma tu non eri daccordo, Lili?”
 “Hmm” Lili pensò ad alta voce. “Mi sembrava strano. Come quella sensazione che si agita nello stomaco. Perchè...perchè lo sai... la Mamma a volte fa delle strane facce perchè è stanca per il lavoro o perchè non abbiamo soldi. E nonno Saiton che abita nella porta accanto sembra sempre dolorante perchè gli fa male la schiena. Allora quando ha detto che tutti sono felici, mi è sembrato strano...”
 “E non lo hai detto al direttore?”
 Lili spalancò gli occhi, scuotendo energicamente il capo.
 “Se lo avessi fatto, il direttore si sarebbe arrabbiato davvero tanto con me. Alcune volte ti chiamato nell'ufficio e ti colpiscono con una staffa”
 “Oh mio dio, una staffa! È terribile...”
 “Se vivi in No.6 e non pensi di essere felice significa che sei un bambino cattivo. Così dicono, ed è per questo dobbiamo essere puniti”
 “Certo che no!” Karan si ritrovò ad alzare la voce, posando la mano sulla spalla di Lili. “Lili, non è così. Non è affatto così”
 “Signora...”
 Il suo cuore si stava facendo inquieto. Poteva udire i suoi screpitii irregolari. Sapeva di dover dire qualcosa d'importante alla piccola ragazzina davanti a lei, ma non poteva metterlo in parole. Si sentiva frustrata con se stessa.
 “Lili, sei ancora una bambina, e...” si fermò. “No, anche agli adulti è concesso avere pensieri differenti. Non sarebbe giusto se tutti pensassero o si sentissero esattamente allo stesso modo, no? E...e...”
 Anche in No.6 esistono persone infelici. Probabilmente molte più di quanto immagini.
 Era qualcosa di cui Karan era consapevole in prima persona. Si era trasferita da Cronos, un luogo di cittadini scelti, a Lost Town, un quartiere residenziale per sub-cittadini. Non pensava a questo come un destino sventurato, ma aveva visto con i suoi stessi occhi e sperimentato col suo stesso corpo sia l'apice che il fondo della città stato di No.6.
 Indubbiamente, esisteva gente infelice non solo in Lost Town ma anche nella stessa Cronos...un luogo conosciuto in lungo e in largo come il quartiere migliore in cui una persona potesse desiderare di vivere. Sì, esistevano persone infelici, ed anche molte. Ma nessuno in quel luogo si sarebbe mai sognato di dire 'sono infelice' ad alta voce. Cronos non aveva una singola persona che lamentasse difficoltà nel proprio reddito familiare o qualcuno che si lamentasse di acciacchi fisici come Saiton. A ciascun residente era promessa un'alta entrata fissa ed i più moderni trattamente medici disponibili in qualunque ora del giorno. Tuttavia il fatto che esistessero persone infelici era una realtà.
 “Cosa dovrei fare domani?” aveva sentito qualcuno mormorare una volta.
 Una signora anziana che viveva accanto a lei, per quanto 'accanto' in termini di Cronos corrispondesse a una considerevole distanza a causa di uno spazioso cortile annesso a ciascuna casa. Periodicamente sarebbero venuti alcuni giardinieri da parte della città per svolgere servizi di manutenzione (ed anche controllo e manutenzione del sistema di sicurezza, cosa che Karan non avrebbe scoperto se non diverso tempo più tardi), dunque contrariamente che in Lost Town, dove esisteva un solo muro a separare una casa dall'altra, Karan non era abituata a vedere i suoi vicini di persona o avere conversazione con loro.
 Tuttavia Karan andava particolarmente d'accordo con questa donna che aveva superato la settantina e che di tanto in tanto la invitava per il tè. Il marito della donna, sua figlia, e i suoi nipoti erano stati tutti riconosciuti tra i più alti élite come Shion, ed era fornito e assicurato per lei tutto ciò di cui potesse avere bisogno in circostanze estremamente vantaggiose persino comparate ad altri residenti di Cronos. Ma nonostante questo, non era arrogante nè condiscendente e spesso aiutava e si prendeva cura di Karan che stava crescendo suo figlio da sola.
 Anche quel giorno era lo stesso. In un tranquillo pomeriggio soleggiato di tardo autunno la donna l'aveva invitata per un tè.
 Annusando l'aroma fragrante del tè nero versato dalla teiera, Karan stava per vocalizzare un apprezzativo mmm quando la donna aveva mormorato queste parole. La sua voce era asciutta e instabile, come il fogliame che danza per le strade. Era asciutta ma suonava pesante e oscura.
 “Cosa dovrei fare domani?”
 Karan aveva lentamente sollevano lo sguardo dalla tazza rosata, fissando l'elegante e composto profilo della donna che aveva appena parlato. Le parole avevano raggiunto le sue orecchie senza problemi, tuttavia il tono della sua voce si era scontrato così tanto con il meraviglioso scenario dell'enorme magione e il tè fragrante, che non potè fare a meno di chiederle di ripetere.
 “Cosa voleva dire?”
 L'anziana signora lasciò vagare lentamente lo sguardo. Oltre i suoi occhiali dalla montatura rossa (accessorio quasi di semplice abbellimento), i suoi occhi incastonati tra le rughe della pelle, batterono.
 “Io... non ho idea di cosa fare domani”
 “Vuole dire che non ha nulla fa fare?”
 “Io non so... cosa voglio fare, Karan-san” Lacrime si erano affacciate ai bordi degli occhi della donna.
 “Non lo sa...?”
 “Non c'è nulla. È tutto così vuoto. Mi mette una tale ansia addosso. E quello che odio maggiormente sono proprio le mattine. Assolutamente tremende. Quando penso che sta cominciando l'ennesima vuota giornata, mi sento così terrificata, così...”
 La giovane Karan era rimasta turbata dal volto pieno di lacrime della donna e da quelle parole mormorate appena. Come per provare che non stesse recitando, le spalle avvolte nello scialle della donna avevano cominciato a tremare.
 “Ah...ma...” Karan balbettò. “Finchè lo desidera, penso possa fare qualunque cosa vuole. Così tante cose...”
 “Lo credi davvero? Ho l'impressione che continueranno a susseguirsi un giorno vuoto dopo l'altro fino al giorno della mia morte.... Quando penso che morirò senza essere riuscita a realizzare nulla, mi sento molto più impaurita che addolorata”
 Karan si sollevò dalla sedia scuotendo il capo quasi in automatico.
 “Non è vero. Perchè, guardi...il modo in cui ha decorato questa stanza o quello in cui prepara il tè...sono così belli ed è così brava in quello che fa”
 La donna anziana rispose ai goffi complimenti di Karan con un sorriso sereno.
 “Hai un animo gentile, Karan-san. Ma... immagino che anche tu un giorno avrai un assaggio di questa paura”
 Il paio d'occhi oltre le lenti non stava sorridendo affatto. Sembravano caverne oscure. Karan ricordava di essersi ritrovata a rabbrividire. Aveva avvertito un brivido nella stanza, arredata in modo stravagante e mantenuta ad una temperatura confortevole per tutto l'arco dell'anno. Lo sguardo dell'anziana signora era così vacante, così spento che l'aveva fatta rabbrividire. La donna disponeva di tempo e salute in abbondanza. Non si trovava forse in una posizione in cui ogni suo desiderio sarebbero divenuto realtà? Eppure eccola lì che si lamentava: che atteggiamento da superprivilegiata, quanta bramosia... Karan aveva provato a mormorare queste parole nella sua mente, ma sia il suo cuore che il suo corpo indietreggiarono alla vista di quello sguardo spento e vacuo nei suoi occhi. Una disperazione sufficente a pietrificare qualcuno viveva dietro quegli occhiali, emanando una luce caliginosa. Karan terminò il suo tè e si affrettò ad andare via. Ricordava chiaramente il tintinnio della porcellana mentre rimetteva la tazza sul piattino con dita tremanti.
 Poi non molto tempo dopo, al limite del cambio tra stagioni, l'anziana signora era morta all'improvviso. Nella sua bara circondata dai gigli bianchi che aveva sempre amato, l'anziana signora con gli occhi chiusi aveva la stessa pelle luminosa di quando era in vita ed il suo volto era ornato da un sorriso gentile. Dava l'impressione che se avessero chiamato il suo nome, la donna avrebbe risposto.
 “Ho vissuto una vita felice. Sono grata per aver vissuto in No. 6”
 Queste erano state le sue ultime parole secondo la figlia della donna, che lavorava al Dipartimento Amministrativo Centrale.
Ho vissuto una vita felice. Sono grata per aver vissuto in No.6.
 “Sua madre ha detto questo? Davvero?”
 “Certamente. Perchè non avrebbe dovuto? Mia madre ha vissuto una vita in cui non le è mai mancato nulla. Non penserebbe chiunque lo stesso?”
 “Bhe... mi stavo domandato se anche lei non fosse sotto l'impressione che...”
 “!?”
 “Sì” disse Karan. “Non ha mai pensato che sua madre potesse essere infelice?”
 La figlia aveva corrugato le sopracciglia, mentre un chiaro sguardo di disgusto galleggiava nei suoi occhi. Aveva fissato Karan come se stesse guardando una bestia orrenda, indietreggiò di un passo.
 “È semplicemente impossibile che mia madre potesse essere infelice” scattò. “Non ha passato un singolo giorno della sua vita in una simile condizione. Non riesce a capirlo grazie dal buonsenso? Mi auguro voglia evitare altri commenti scortesi”
 Aveva voltato le spalle a Karan, mantenendo le distanze durante tutto il funerale. Era stato allora che Karan ne era stata certa. La donna anziana era stata infelice. Aveva passato la vita a combattere contro la sua infelicità, derivante dal fatto che le venisse imposto di essere felice...una vita in cui essere triste non le era permesso.
Forse...
 Il battito del suo cuore si fece frantico. Nella sua mente riaffiorò il viso della donna, circondata da gigli bianchi simile ad una bambola.
Forse... si è tolta la vita...?
 Non poteva dirlo ad alta voce. Era semplicemente impossibile che un residente di Cronos si togliesse la vita. Era impensabile. A tutti loro era stato detto che era qualcosa di impensabile.
 Eppure... ma... se l'infelicità esisteva nonostante si supponesse non dovesse esistere in No. 6, allora non potevano esistere persone che si toglievano la vita, non restando loro altra scelta in bilico sul baratro della disperazione?
 Karan strinse fortemente i guanti da lutto mentre la bara veniva portata via verso il cimitero.
Avrei dovuto raccontare a Lili della vecchia signora. L'infelicità era destinata ad esistere ovunque, che si trattasse di Cronos o Lost Town. Karan sentiva avrebbe dovuto riflettere su tutto questo insieme a Lili...sul perchè le persone si sentono infelici; come possono riacquistare la felicità; cosa è giusto definire vera felicità. Avrebbe dovuto discuterne con la ragazzina...del suo direttore che forzava in loro la felicità; dell'anziana signora e il suo sguardo spento; il dolore di essere picchiati come bestiame. Avrebbe dovuto riflettere con maggior intensità sul suo stesso animo inquieto e il senso di turbamento che si agitava nella bambina. Ma Karan non aveva detto nulla, non aveva fatto nulla.
 “Ovunque esistono persone infelici. Il fatto che sia il direttore, non credo gli dia il diritto di dire che tutti devono essere necessariamente felici” aveva detto, parlando nel modo più neutrale possibile. E proprio in quel momento aveva udito il mercante di farina che la chiamava dalla porta sul retro con la sua farina di grano e di segale. Anche i clienti si stavano accumulando in negozio.
 “Grazie signora. Ci vediamo più tardi”
 Lili era andata via e Karan si era forzata ad immergersi nel suo lavoro, spingendo Lili, il ricordo delle sue paure durante il funerale e i suoi pensieri sulla felicità e infelicità fuori dalla sua mente. Non si era fermata a pensare. Lo aveva persino dimenticato. Yoming sceglieva di serrare la mascella, consegnando tutto quanto alla memoria. Ma lei aveva dimenticato, non aveva nemmeno mai provato a ricordare.
 La vera cieca era stata lei e nessun altro.
Se fossi stata molto più saggia, se mi fossi fermata a pensare con più attenzione, forse Shion non avrebbe dovuto affrontare tutto questo.
 Non si trattava solo di Shion. Probabilmente aveva finito per imporre anche a Safu un destino crudele e ingiusto. Karan si morse forte il labbro.
Shion, Safu, non morite. Vi prego, dovete vivere. Vivete e tornate a casa e lasciate che vi chieda perdono per la mia stupidità. Lasciate che vi stringa con queste braccia. Lasciate che implori per il vostro perdono.
 Strinse il pezzo di carta contro il petto, pregando speranziosa.
Vi riunirete assolutamente. Nezumi
Nezumi, ti scongiuro. Ti prego, lasciami rivedere ancora una volta i loro volti. Solo un'ultima volta.
Udì la risata cristallina di Lili. Suonava allegra e spensierata, enfatizzata dai leggeri squittii dei piccoli topolini.
Vi riunirete assolutamente.
Mormorò le parole sulla nota, mentre tentava di trattenere le lacrime che minacciavano di cadere dai suoi occhi. Piangere non avrebbe risolto nulla.
In questo momento, posso solo rivolgere le mie preghiere a te, che non ho avuto ancora occasione di incontrare.
Vi riunirete assolutamente.
-fine capitolo-
-Capitolo Successivo-
note
[1] traduzione presa da: http://www.atspalermo.it/St%202008_2009/We%20like%20S/Brani/Mercante.pdf
[2] "
saikai wo kanarazu" – 9th avenue l'ha tradotta Reunion will come. (La riunione giungerà) In un commento ha scritto che questa frase (chiave) è molto difficile da tradurre, non ha nemmeno il verbo in realtà. Letteralmente significa 'a reunion definitely' 'una riunione definitivamente', dunque ho deciso di attenermi più a questa (Essendo una frase chiave, volevo tradurla il più accuratamente possibile). [Questa è anche la frase che Nezumi... Nezumi... l'epilogo, bwaaa QQ)

9 commenti:

  1. Certo che Karan è ben strana, d'altronde da qualcuno Shion deve pur aver preso. Si è sposata un ubriacone prodigo dissoluto, non ha aiutato suo figlio ad essere leggermente più sveglio e prudente riguardo la "politica" di No°6 e come ciliegina lo informa che hanno portato Safu al penitenziario.
    Ma cosa si aspettava sta fantademente?
    Cosa glielo ha detto a fare?
    Mica gli comunicava un cambio di stagione o altre velleità!
    Vabbè è una che non pensa minimamante alle conseguenze delle sue azioni e manda il figlio a morire.
    D'altronde Shion, pretende di interrogare un funzionario senza usare le maniere forti e liberare Safu con qualche modulo prestampato o richiesta.
    Che gente; peccato che ci vada di mezzo Nezumi.
    Grazie per il capitolo

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    1. che abbia sbagliato è un dato di fatto, ma è umana, era sola e confusa, e non ha la stessa intelligenza di Shion. Qualcuno mi diceva che forse Karan ha scritto quel messaggio per Nezumi, non Shion, nella speranza che potesse fare qualcosa come aveva fatto con suo figlio. Alla fine Safu è stata portata via dal dipartimento di sicurezza come era successo con Shion, e presumibilmente doveva essere diretta al penitenziario. Karan non sa in che condizioni è questo 'Nezumi' dall'altro capo delle lettere, non sa come ha salvato Shion (il fatto che si fosse introdotto in quella zona a cavallo tra no.6 e lost town, che avesse attraversato le fogne ecc...). Ignora anche il fatto che il topino impieghi un intera giornata per raggiungere Nezumi, e quindi era già nel penitenziario quando Nezumi ha avuto il messaggio.
      E poi, Shion lo ha scoperto in un altro modo, quindi anche senza il messaggio di Karan sarebbe accaduto ugualmente (il messaggio ha dato modo a Nezumi di muoversi in precedenza, interpellare Inukashi e in quel modo venire poi a scoprire che Shion sarebbe andato via...). In altre parole, se Nezumi ferma Shion dopo il bacio d'addio, è proprio grazie al messaggio di Karan.

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  2. Mi sa che tu, a differenza di me che a volte sono assolutamente intransigente, sei dolce e gentile.
    Sei una persona disponibile al perdono e con una profonda fiducia nella gente.
    Mi hai risposto in maniera così logica e inappuntabile che non posso che arrendermi al tuo giudizio.
    Cioè lo accetto, lo capisco e comunque penso che Karan sia una donna adulta e una madre abbastanza idiota e irresponsabile!
    Scusa eh, ma mi piace avere sempre l'ultima parola!

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    1. fiducia nella gente è una parola abbastanza pesante per essere riferita a me, anzi, la ragione per cui amo Shion è che lui è tutto quello che non sono e non potrò mai essere... il suo coraggio nell'affrontare una vita 'ferita', la CAPACITA' di poter trovare speranza anche nella situazione più disperata, la capacità nel riuscire a fidarsi di non perdere totalmente fiducia nel genere umano anche quando sperimenti di persona quanto in basso l'uomo può cadere (la fiducia è la sua arma più grande, ed è proprio la cosa che apprezzo più in lui, perchè è parecchio lontana da me...).
      Credo di capire la fatica di Nezumi ad accettare il fatto di considerare Shion differente... la sfiducia di qualcuno potrebbe arrivare a punti tali in cui si sente disgustata dal genere umano... e anche se, esaminando singolarmente chi lo circonda o ciò che l'uomo di elevato può produrre(come le opere letterarie), se ti ponessero all'improvviso la domanda 'ti piacciono gli esseri umani?' la prima risposta che salta alla mente è 'no'.
      E aggiungerei una cosa... per Nezumi va bene vivere in un modo simile, perchè questa distanza si presta bene a fargli da armatura per proteggerlo da un mondo brutale, ma se la realtà che ti circonda, così brutale non è, tutto ciò che ti resta è solo un freddo e un vuoto, e l'impossibilità di... gustare a pieno ciò che hai davanti...

      Fiducia o meno, mi piace concedere il beneficio del dubbio alle persone/personaggi. Potrebbe essere errato il modo in cui uno agisce, potrebbe prendere una decisione sbagliata o irresponsabile, ma nella realtà, nel mondo lì fuori, le persone che incontriamo non sono perfette. Non siamo bianchi o neri, l'uomo è fatto da un'infinita gamma di colori, assolutamente lungi dalla perfezione. E questo si rispecchia nelle scelte sbagliate. Non è una giustificazione nei confronti di Karan, o che so, degli errori commessi da Shion. Ognuno è giusto che assuma la responsabilità delle proprie azioni, qualunque essa sia. Solo che mi piace capire il suo punto di vista.
      Poi la Asano ha detto di aver riversato i suoi pensieri e sentimenti di madre, in Karan... ed essere madre, si sa, difficilmente porta decisioni sagge quando ci sono in ballo i figli.

      "Scusa eh, ma mi piace avere sempre l'ultima parola!" Tranquilla^^

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    2. p-s- scusami se i messaggi sono pieni di errori, ma... la mia vista è abbastanza scarsa, e ho il vizio di scrivere di getto e non correggere quello che scrivo (ohh, credimi, correggere le traduzioni è una sofferenza appunto perchè odio rileggere quello che scrivo XD)

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  3. Io non ho figli. Ma ho un fratello e tengo a lui più di ogni altra cosa. Quindi tento di capire Karan. Ma non posso lo stesso. L'unica cosa che posso fare è pensare a mia madre,sono sicura che reagirebbe nello stesso modo di Karan e posso assicurarti che mia madre è la donna più forte che io abbia mai conosciuto ha tanti difetti ma è forte...la verità è che siamo tutti un pò ciechi quindi io ..dico che Karan va bene com'è poi come personaggio mi piace e mi piace vedere come sta cambiando e realizzando i suoi errori ma odio vederla in quello stato..spero tantissimo che possa incontrare nuovamente Shion.L'amore di una madre dev'essere una delle cose più stupende di questo pianeta spero ..di poter capire i suoi sentimenti un giorni anzi,conoscendomi spero di non dimenticare mai il valore che sto dando a questa novel e ai suoi personaggi voglio che restino impressi nella mia memoria.

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    1. si, Karan è il cuore di madre della Asano... e ti spinge sempre a pensare... cosa lasceremo domani alle generazioni future? in qualche tipo di mondo gli costringeermo a vivere? per colpa della nostra mancanza di delicatezza, per colpa della nostra mancanza di attenzione nei riguardi loro, nei riguardi nostri, nei riguardi del mondo?...

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    2. questa questa cosa ad esempio, mi fa ripensare a questo video http://www.youtube.com/watch?v=NStyRt19flA

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    3. Bellissimo...che ragazza D':

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