7 dicembre 2011

NO. 6 - Afterwords

[Novel] NO. 6 - Afterwords 

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Le Postfazioni saranno tratte dall'edizione nelle mani della traduttrice inglese (9thAvenue); poichè possiede i formati bunko solo fino al Volume 5, potrebbero mancare altre postfazioni scritte dall'autrice.

Riguardo la differenza tra bunko e tankobon: (fonte )
Bunko= brossurato/economico; tankobon=rilegato/più costoso.

tankōbon 単行本 è un formato che viene rilasciato per primo, in edizione con "copertina rigida", se possiamo dire (anche se non tutti). Nel caso di No.6, il libro di per se è più grande, carta più spessa, testo più brande, e ci sono immagini random e sfondi (foto di oggetti inanimati, per la maggior parte; nessuna illustrazione) nel libro stesso. Ci sono anche un sacco di furigana, quindi le persone che stanno studiando il giapponese potrebbero trovarlo una buona scelta.

bunkobon 文庫本 o bunko, è come un libricino tascabile. È solitamente publicato un po di tempo dopo la prima edizione(o diverse), ed è un'alternativa più economica. Il libro di per se è più piccolo, la carta più sottile, il testo più piccolo e condensato, e i margini più stretti. Ci sono molto meno furigana, e solo per i kanji letti differentemente dall'uso comune.



Volume 1 (bunko)

Le postfazioni mi rendono sempre terribilmente timida. È imbarazzante. Ogni volta che ne scrivo una, da qualche parte nel mio cuore, indietreggio dalla vergogna. Sento la mia stessa voce dirmi, come puoi fare qualcosa di così imbarazzante senza esitazione?

Dipenderà probabilmente dal fatto che ho usato tutte le mie precedenti postfazioni come scuse. Ed anche inconsciamente, il che è un fatto ancora più grave. Mi sono sempre sforzata di riempire il vuoto che rendono inadeguati i miei lavori, in qualche modo, attraverso le postfazioni. Ho la sensazione che è questo che ho cercato di fare fino ad ora.

Dopo aver compreso quello che stavo facendo veramente, mi sono ripromessa di non scrivere più postfazioni. Ho pensato che qualunque cosa un autore sente il bisogno di scrivere o dire al di fuori del suo lavoro è privo di senso.

Nel momento in cui sto scrivendo queste parole, No.6 è diventato già un bunko (brossurato). Essendo stata povera a lungo, come lettrice, potrei dire di aver avuto una stretta relazione con i bunko. Questo piccolo ed economico libro era un dono del cielo per il mio portafoglio e i suoi scarsi fondi.

Grazie infinite, bunko.

Dunque, detto questo, potrei francamente affermare di essere felice che la mia storia sia diventata un bunko, così che altre persone con scarse disponibilità economiche ma che amano i libri possono avere accesso ad essa. Se valga la pena essere letta, però, lasciamo tale giudizio ad un altro giorno. Non mi resta che lasciare il mio lavoro nelle vostre mani, lettori. Non ho intenzione di dire qualcosa come, "Ho messo tutti i miei sforzi di una vita in essa" – questo genere di parole non valgono nemmeno come scuse. Voglio ancora credere di non essermi lasciata corrompere fino a quel livello.

Questa storia non rappresenta del tutto la realtà. È la verità. Le cose rappresentate in questa storia – tragedie, crudeltà, la tirannia di chi detiene il potere, l'avidità umana, intenti omicidi... esaminando anche uno solo di questi, ci si renderebbe conto che ciò che si trova nel mondo in cui viviamo sorpassa di gran lunga qualunque cosa raccontata nella mia storia.

Come possono gli esseri umani essere così crudeli? Tanto inumani? Mi lascia senza parole per lo shock. Ma nonostante resto senza parole, chiedo a me stessa, riuscirei comunque a trovare speranza per la vita attraverso la storia di No.6? Le sue possibilità sembrano incerte, e più sottili del contenuto del mio portafoglio. Ma non ho altro modo di agire tranne che scrivere, e mi sento come se perderei contro la crudeltà e l'arroganza della realtà – ma non posso semplicemente mettere la coda tra le gambe e ammettere la sconfitta, così continuo a scrivere. Voglio affrontare a viso aperto la realtà, avvicinarmi a lei decisa a sfidarla, impugnando No.6 come la mia forza. Voglio strappare la maschera di ciò che chiamano Realtà o Esseri Umani, trascinare alla luce ciò che si trova al di sotto, e costruire sulle sue fondamente una storia, non di disperazione ma di speranza.

Questa è la mia ambizione.

Sto di nuovo tirando fuori scuse? O sto tentando semplicemente di darmi coraggio? O sto brandendo parole valorose per ingannare me stessa e gli altri inducendo a credere in esse? Hmm. Sarebbe qualcosa di davvero terribile, in realtà. Eppure..

Sei irritante.

Mi sento come se avessi appena sentito Nezumi sussurrare queste parole.

Che donna irritante. Se hai il tempo di abbandonarti a queste lamentele, allora combatti.

Sento una voce che mi dice di combattere, con più risoluzione, con più impeto di come ho fatto fin ora – che si tratti di me stessa, o gli altri, o il tempo in cui viviamo. Storco la bocca e cerco di darmi una mossa.

Ha ragione. Per ora, prima di scrivere una postfazione, scriverò la mia storia – una storia senza lamentele, scuse o trucchi.

Quindi eccola a voi, una postfazione che non ha molto di una postfazione. Sono davvero dispiaciuta. Se potessi, farei di questa la mia ultima postfazione.

Dunque questa è la fine. Vorrei comunicare i miei più sentiti ringraziamenti ai redattori dell'ufficio dei libri per giovani adulti della Kodansha (YA): il signor Yamakage Yoshikatsu, Yamamuro Hideyuki-san, e Jinbo Junko-san dal reparto publicazioni Bunko.

Grazie, grazie infinite.

2006, tarda estate
Asano Atsuko.


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