25 settembre 2011

No.6 CAP 1 ITALIANO

Volume 1
CAPITOLO 1
Il topo bagnato fradicio




  Nezumi si trovava in un tunnel. Completamente immerso nell'oscurità, si concesse finalmente un breve sospiro. L'aria intorno a se era impregnata dal vago sentore di sudicio e di melma. Continuò a muoversi, avanzando con cautela. Il tunnel dove si trovava era stretto, largo a mala pena da passarvi a fatica anche per la sua statura minuta, e immerso completamente nel buio. Non un singolo spiraglio di luce filtrava attraverso quelle tenebre, ma proprio questa oscurità riusciva a dare un po' di pace al suo cuore in tumulto. Aveva sempre preferito i luoghi stretti e oscuri. In quei luoghi si sentiva al sicuro da quegli esseri che avrebbero potuto dargli la caccia. Un sollievo momentaneo e un po' di quiete. La ferita alla spalla gli doleva lievemente, ma non al punto da preoccuparlo. Il problema maggiore, piuttosto, era la grossa quantità di sangue perso fino a quel momento. La ferita, di per sé, non era profonda. La spalla era stata ferita solo di striscio.

A questo punto il suo sangue avrebbe già dovuto iniziare a coagularsi ed a richiudere la ferita. Tuttavia, quest’ultima era ancora... vi avvertiva la sensazione di qualcosa di viscido all'interno, e l'area stava diventando bollente. Il sangue non voleva saperne di fermarsi.
  Anticoagulante. Il proiettile doveva esserne ricoperto.
  Nezumi si morse il labbro. Aveva assolutamente bisogno di qualcosa per fermare il sangue. Trombina o sale di alluminio. No, nemmeno così tanto. Si sarebbe accontentato anche di semplice acqua pulita per poter detergere la ferita.
  Le gambe iniziavano a cedergli. Ormai le vertigini erano sul punto di prevalere.
  Non va bene.
  Presto sarebbe svenuto per mancanza di sangue. Se fosse accaduto per davvero, la situazione sarebbe diventata critica. In poco tempo non sarebbe stato più in grado di muoversi.
  Forse non sarebbe poi così male.
  Udì una voce dentro di sé.
  Forse accoccolarsi lì, incapace di muoversi, avvolto dall'oscurità in quel luogo umido, non sarebbe stato poi così male. Si sarebbe assopito, cullato in un lungo sonno – una morte serena. Non avrebbe sofferto, non più di tanto. Probabilmente avrebbe sentito solo un po' di freddo.
  No, stava sottovalutando la cosa. La pressione sanguigna sarebbe diminuita, e presto avrebbe avuto problemi con la respirazione, e gli arti si sarebbero atrofizzati... una morte ben lontana da una priva di dolore.
  Voglio dormire.
  Era stanco. Infreddolito. Ferito. Incapace di muoversi. A quel punto gli rimaneva di soffrire ancora per poco, si disse. Resta fermo, è inutile combattere senza risultato. Ci saranno anche state persone ad inseguirlo, ma nemmeno una era disposta a salvato. Allora, avrebbe dovuto semplicemente porre fine alla sua vita. Accoccolarsi lì e semplicemente addormentarsi. Semplicemente rinunciare.
  I suoi piedi continuarono a trascinarsi in avanti. La mano correva lungo la parete. Nezumi sorrise forzatamente. Quella voce nella testa gli diceva di arrendersi, ma anche così, il suo corpo si ostinava ad andare avanti. Era tutto così fastidioso.
  Mi restera un‘ora. No, probabilmente trenta minuti.
  Trenta minuti erano il limite di tempo che gli restava per potersi ancora muovere liberamente. In quell'arco di tempo avrebbe dovuto fermare il sangue e trovare un posto in cui riposarsi. Il minimo indispensabile per continuare a sopravivere.
  L'aria era irrequieta. L'oscurità davanti a sé si stava gradualmente facendo più lieve. Proseguì prestando attenzione ad ogni passo. Da quel tunnel scuro ed angusto, emerse in un‘area più amplia, circondata da mura di cemento bianco. Nezumi la riconobbe come una parte della fogna, che veniva utilizzata fino ad una decina di anni prima, alla fine del ventesimo secolo. Al contrario del terreno sovrastante, le strutture sotterranee di No.6 non erano ben conservate. La maggior parte di esse si trovavano nelle stesse condizioni in cui versavano nel secolo precedente. Questa fognatura era una di quelle, abbandonata e dimenticata. Nezumi non avrebbe potuto chiedere un posto migliore. Chiuse gli occhi e visualizzò nella sua mente la mappa di No.6 che era riuscito ad estrarre dal computer.
  C'era una buona possibilità che si trattasse dell'abbandonata route K0210. Se era così, avrebbe dovuto estendersi, allora, fino al lussuoso quartiere residenziale chiamato Cronos. Ovviamente, avrebbe potuto condurlo benissimo ad un vicolo cieco. Ma se intendeva sopravivere, andare avanti era la sua unica opzione. In quel momento, Nezumi non aveva scelta né tempo per fermarsi a pensare.
  L'aria si era calmata. Non si trattava più della stessa umidità stantia di poco prima, bensì un'aria fresca, che portava con sé abbondante umidità. Si ricordò che in superficie stava piovendo a dirotto. Questo passaggio era certamente connesso con la superficie.
  Nezumi inspirò, ed il profumo della pioggia pervase le sue narici.


***
  7 Settembre 2013. Era il giorno del mio dodicesimo compleanno. In quel giorno, un Sistema di Bassa Pressione Tropicale, o anche detto uragano, formatosi una settimana prima a Sud-ovest dell'area Nord dell'Oceano Pacifico, si stava dirigendo verso Nord, acquisendo gradualmente potenza, fino colpire direttamente la Città di No.6.
  Il miglior regalo che potessi mai ricevere. Ero pieno di eccitazione. Erano da poco passate le quattro ma fuori si era già fatto buio. Gli alberi nel giardino si piegavano nel vento, mentre le foglie e i piccoli rami venivano divelti e spazzati via. Mi piaceva il frastuono che producevano. L'esatto contrario della solita atmosfera di quel quartiere, dove raramente si poteva udire anche il minimo rumore.
  Mia madre aveva sempre preferito piccoli alberi ai fiori, e grazie al suo piantare entusiastico di Mandorli, Camelie e alberi di Acero in ogni angolo, il nostro giardino era diventato un piccolo boschetto. Ma grazie a quella sua passione, il frastuono che potevo sentire quel giorno era qualcosa di unico. Ciascun albero dava vita ad un diverso lamento. Foglie strappate e piccoli rametti si schiantavano contro la finestra della mia camera, rimanendo appiccicati, per poi venire nuovamente spazzati via dal vento. Le folate di vento si scagliavano contro i vetri ancora e ancora.
  Morivo dalla voglia di aprirla. Anche un vento forte come quello non sarebbe stato abbastanza per rompere il vetro infrangibile, e in questa stanza con il controllo dell'atmosfera, l'umidità e la temperatura restavano costanti. Ma proprio per quello volevo aprire la finestra. Aprirla e invitare dentro l'aria, il vento, la pioggia, invitare un cambiamento dall'ordinario.
  "Shion," la voce di sua madre lo raggiunse attraverso l'intercom. "Spero tu non stia pensando di aprire la finestra."
  "Certo che no."
  Bene... hai sentito? Le terre più basse nel West Block sono tutte allagate. È terribile, non credi?"
  Dal suo tono non sembrava poi molto dispiaciuta in realtà.
  Al di fuori dei confini di No.6, le terre erano divise in quattro blocchi. - East, West, North e South. La maggior parte dei blocchi est e sud erano terreni coltivati o adibiti a pascolo. Provvedevano al 60% dei cibi vegetali e 50% di quelli animali. Al nord, si trovava una distesa di foreste decidue e di montagne, sotto la completa preservazione del Comitato Amministrativo Centrale.
  Senza il permesso del Comitato, nessuno poteva entrare in quell'area. Non che qualcuno avesse avuto motivo di desiderare di addentrarsi in quella regione selvaggia e completamente incolta.
  Al centro della Città si trovava un vasto Parco Forestale, che occupava più di un sesto dell'area totale della Città. In esso, un cittadino poteva ammirare i cambiamenti stagionali e interagire con le centinaia di specie di piccoli animali e insetti che abitavano il parco.
  Una grande maggioranza dei cittadini era soddisfatta del parco, con gli animali selvatici che lo popolavano. A me non era mai piaciuto molto. Odiavo specialmente l'edificio del Municipio che troneggiava al centro del Parco. Scendeva di cinque piani sotto terra e di dieci sopra il livello del terreno, ed aveva la forma di una cupola. No.6 non aveva grattacieli, quindi la parola "troneggiare" era un po' esagerata. Ma anche così, mi aveva sempre trasmesso una strana sensazione. Alcune persone lo chiamavano Moon Drop a causa della sua forma bianca e arrotondata, ma a me ricordava piuttosto una vescica circolare sulla pelle. Una vescica spuntata all'esatto centro della Città. L'Ospedale Cittadino e l'edificio del Dipartimento di Sicurezza si trovavano accanto al Moon Drop, quasi circondandolo, ed erano connessi all'edificio mediante due corridoi, che mi hanno sempre ricordato dei tubi per il gas. L'intero complesso di edifici era circondato da una foresta sempre verde. Il Parco Forestale, un luogo dove godere di pace e tranquillità, per i buoni cittadini. Tutte le piante e gli animali che abitavano questo posto erano monitorati ogni minuto, e tutti i fiori, i frutti e le piccole creature di ciascuna area erano registrate con minuzia in ogni stagione.
  I cittadini potevano ottenere qualsiasi informazione riguardo il momento o il luogo migliore per guardarli o ammirarli, attraverso il Sistema di Servizio Cittadino. Una natura perfetta e obbediente. Ma anche quella natura obbediente si sarebbe scatenata in un giorno come questo. Dopotutto si trattava di un uragano.
  Un ramo con le sue foglie ancora unite urtò contro la finestra. Una folata di vento lo seguì, e i suoi ululati risuonarono per un po' di tempo. Almeno, pensai di averli sentiti. I vetri a isolamento acustico mi tagliavano fuori da qualsiasi rumore proveniente dal mondo esterno. Volevo la finestra fuori dai piedi. Volevo poter ascoltare la furia del vento, sentirla sulla mia pelle.
  Quasi come in trance, spalancai la finestra. Il vento e la pioggia vennero risucchiati nella stanza. Il vento brontolava come se provenisse direttamente dalle viscere della terra. Era un fragore che non sentivo da molto tempo. Anche io alzai le mani e lanciai fuori un urlo. Si sarebbe disperso nella furia del vento, senza raggiungere le orecchie di nessuno. Ma anche così, gridai, senza una ragione precisa. Le goccioline di pioggia volavano nella mia bocca. Sapevo che mi stavo comportando in modo infantile, ma non potevo fermarmi. Cominciò a piovere ancora più forte. Quanto sarebbe stato eccitante togliermi tutti i vestiti e correre fuori nella pioggia. Mi ritrovai ad immaginarmi nudo, che correvo nella pioggia torrenziale. Sarei stato dichiarato certamente pazzo. Ma si trattava di una tentazione irresistibile. Spalancai di nuovo la bocca e bevvi le gocce di pioggia che si posavano sulla mia lingua. Volevo reprimere questo strano impulso. Avevo paura di quello che si nascondeva dentro di me. Alcune volte, mi ritrovo sommerso da ondate di emozioni selvagge e turbolente.
  Rompilo.
  Distruggilo.
  Distruggere cosa?
  Tutto.
  Tutto?
  Il richiamo di un allarme meccanico risuonò per la stanza. Mi notificava che le condizioni atmosferiche della stanza si stavano deteriorando. Alla fine, la finestra si sarebbe richiusa e sbarrata automaticamente. La deumidificazione e il controllo della temperatura si sarebbero attivati e tutte le cose bagnate nella stanza, incluso me, sarebbero state asciugate all'istante. Mi asciugai il viso grondante d'acqua sulle tende e mi avvicinai alla porta per spegnere il sistema di controllo dell'aria.
  Cosa sarebbe successo se in quel momento avessi obbedito all'allarme? A volte, me lo domando ancora. Se avessi chiuso la finestra, e scelto di restare nel comfort della mia stanza adeguatamente asciutta, la mia vita sarebbe stata completamente diversa. Non si trattava di rimpianto o niente di simile. Era solo un pensiero particolare. L'evento che aveva cambiato il mio intero mondo, controllato così meticolosamente fino a quel momento, scaturì da quella piccola coincidenza, - che, in quel 7 Settembre 2013, in un giorno di pioggia, mi aveva spinto ad aprire per caso quella finestra. Era un pensiero davvero particolare.
  E anche se non credo in alcun particolare Dio, ci sono volte in cui sento una certa fede nella parola 'Mano Divina'.
  Spensi l'interruttore. L'allarme cessò. Un silenzio improvviso piombò nella stanza.
  “Heh.”
  Una leggera risata provenì da dietro le mie spalle. Istintivamente mi voltai, e lanciai un piccolo grido. Un ragazzino si trovava esattamente davanti a me, era bagnato fradicio. Mi ci volle un po' per capire che si trattava di un ragazzo. Aveva capelli lunghi fino alle spalle che nascondevano quasi completamente il piccolo volto. Il collo e le braccia, che sporgevano fuori dalla maglia a maniche corte, erano sottili. Non riuscivo a distinguere se si trattava di un ragazzo o una ragazza, o se era più piccolo o più grande di quanto apparisse. I miei occhi e la mia coscienza erano concentrati sulla sua spalla sinistra, macchiata di rosso, per poter pensare a qualunque altra cosa.
  Era il colore del sangue. Non avevo mai visto qualcuno sanguinare così copiosamente come lui in quel momento. Istintivamente mi ritrovai ad allungare la mano verso di lui. Nel momento in cui le mie dita erano sul punto di sfiorarlo, la figura dell'intruso scomparve. Allo stesso tempo, avvertii un impatto e mi ritrovai scaraventato contro il muro con grande forza. Percepii la sensazione di qualcosa di gelido contro la mia gola. C'erano delle dita, cinque in tutto, che si stringevano intorno al collo.
  "Non muoverti," disse.
  Era più basso di me. Soffocato dal basso, cercai di guardarlo negli occhi. Erano di un grigio scuro ma allo stesso tempo di una particolare tonalità chiara. In tutta la mia vita non avevo mai visto un colore come simile. Le sue dita mi stringevano la gola. Non sembrava affatto forte, eppure ero completamente incapace di muovermi. Non era qualcosa che una persona normale avrebbe potuto fare.
  "Ho capito," riuscì ad ansimare. "Sei abituato a cose simili."
  Il paio di occhi grigi erano spalancati. Il loro sguardo era fisso su di me. Si fecero calmi come la superficie gentile dell'oceano e in loro non potevo leggere nessun colore di minaccia, paura o intento omicida. Erano occhi molto pacati. Potevo sentire il mio stesso panico mitigarsi.
  "Ti curerò la ferita," dissi lambendo le mie labbra. "Sei ferito, non è vero? Lascia che te la curi io."
  Potevo vedere me stesso riflesso negli occhi dell'intruso. Per un momento mi sentii come se stessi per esservi risucchiato. Distolsi lo sguardo e guardai in basso, ripetendo.
  "Ti curerò la ferita. Dobbiamo fermare il sangue. Curare… capisci cosa sto dicendo, giusto?"
  La presa intorno al mio collo si alleggerì leggermente.
  "Shion."
  La voce di mia madre mi giunse attraverso l'intercom. "Hai la finestra aperta, non è vero?"
  Trattenni il respiro. Mi sentivo al sicuro. Andava tutto bene, mi rassicurai. Potevo parlare con una voce normale.
  "La finestra?... Oh, sì, è aperta."
  "Ti prenderai un malanno se non la chiudi."
  "Lo so."
  Riuscivo a sentire la risata di mia madre dall'altra parte.
  "Compi dodici anni oggi e ti comporti ancora come un bambino."
  "Ok, ho capito... Oh, mamma?"
  "Cosa?"
  "Ho una relazione da scrivere. Potresti evitare di disturbarmi per un po'?"
  "Una relazione? Ma il tuo corso di studi per studenti dotati non è appena cominciato?"
  "Huh? Oh... beh, ho avuto un sacco di compiti da fare."
  "Ho capito... non sforzarti troppo. Scendi giù per l'ora di cena."
  Le dita gelide si ritirarono dalla mia gola. Il mio corpo era nuovamente libero. Allungai le mani per riattivare il sistema di controllo dell'aria. Mi assicurai di lasciare spento quello di sicurezza. Se non lo avessi fatto, avrebbe rilevato l'intruso come una presenza esterna e avrebbe attivato un fastidioso allarme. Se una persona veniva riconosciuta come un residente legittimo di No.6 non sarebbe accaduto nulla, ma non riuscivo a immaginare come questo intruso completamente fradicio potesse essere un cittadino.
  La finestra si richiuse e l’aria calda cominciò a circolare nella stanza. L'intruso dagli occhi grigi cadde quasi su di un ginocchio, e si poggiò contro il letto. Emise un lungo, profondo respiro. Sembrava considerevolmente indebolito. Tirai fuori il kit di emergenza. Gli misurai per prima cosa il polso, poi gli strappai la maglietta e cominciai a disinfettargli la ferita.
  "Questa..."
  Non potevo evitare di fissare. Non ero familiare con questo tipo di ferite. Aveva scavato un solco superficiale nella carne dell'articolazione della spalla.
  "Una ferita di proiettile?"
  "Sì." rispose con tono distaccato. "Mi ha mancato, però. Come la chiami una cosa simile? Un'escoriazione?"
  "Non sono uno specialista. Sono ancora uno studente."
  "Del corso di studi per studenti dotati?"
  "Dal prossimo mese."
  "Wow. QI alto, huh?"
  C'era una punta di sarcasmo nella sua voce. Sollevai lo sguardo dalla ferita e lo guardai dritto negli occhi.
  "Ti stai prendendo gioco di me?"
  "Prenderti in giro? Mentre mi stai curando? Mai. Allora, quale è la tua specializzazione?"
  Gli dissi che mi stavo specializzando in ecologia. Ero appena stato accettato nel corso di studi per studenti dotati. Ecologia. Non aveva nulla a che vedere con il curare una ferita da proiettile. Era la mia prima esperienza. Mi sentivo leggermente eccitato a riguardo. Vediamo… cosa dovrei fare per prima cosa? Disinfettare, fasciare... oh sì, devo fermare il sangue.
  "Cosa fai?"
  Mi fissava, mentre prendevo una siringa dal kit per medicare, e deglutì.
  "Anestesia locale. Ok, cominciamo."
  "Aspetta, aspetta un minuto. Vuoi addormenterlo, e poi?"
  "Cucire."
  Apparentemente avevo pronunciato queste parole con un sorriso talmente largo che sembrava non potessi divertirmi più di così. Tuttavia è qualcosa che ho scoperto solo tempo dopo.
  "Cucirla? Non puoi essere più primitivo di così?"
  "Questo non è un ospedale. Non ho attrezzature avanzate, e inoltre, penso che la ferita di un proiettile sia di per sé qualcosa di primitivo."
  La percentuale di crimini in Città rasentava lo zero. La città era sicura, e solitamente un comune cittadino non possedeva né necessitava di un arma. L'unica eccezione erano le armi da caccia. Due volte l'anno, il divieto di portare armi veniva revocato per la stagione della caccia. Imbracciando fucili di vecchi tempi, i patiti per la caccia si avventuravano nelle montagne a Nord. A mia madre l'idea della caccia non piaceva. Diceva che non capiva come si potessero uccidere degli animali per puro divertimento, e non era l'unica con questa corrente di pensiero. In alcuni periodi di particolare censura, il 70% dei cittadini aveva espresso dissenso verso l'idea della caccia come forma di sport.
  Uccidere poveri animali innocenti…quale violenza, quale crudeltà...
  Ma la figura che sanguinava davanti a lui non era una volpe né un cervo. Era un essere umano.
  "Non posso crederci," mormorai a me stesso.
  "Credere cosa?"
  "Che ci sono persone che sparano ad altre persone... a meno che... non dirmi che qualcuno del club di caccia ti ha sparato per sbaglio?"
  Le sue labbra si incurvarono. Stava sorridendo.
  "Club di caccia, huh. Beh, diciamo che potrei chiamarli così. Ma non mi hanno sparato per errore."
  "Erano consapevoli di sparare ad un essere umano? Ma è contro la legge."
  "Lo è? Al posto di una volpe, si sono semplicemente trovati a dare la caccia ad un umano. Una caccia all'uomo. Non credo sia contro la legge."
  "Che vuoi dire?"
  "Esistono i cacciatori ed esistono le prede."
  "Non capisco quello che dici."
  "Immaginavo che non lo avresti capito. Non hai bisogno di capire. Allora, hai seriamente intenzione di darmi una cucitina? Non hai per caso un anestetico spray o simili?"
  "Ho sempre voluto provare a cucire."
  Disinfettai la ferita ed applicai l'anestetico con tre iniezioni intorno all'area ferita. Le mie mani tremavano leggermente per il nervosismo, ma andò fortunatamente bene.
  "Dovrebbe iniziare ad addormentarsi tra poco, dopo di che…"
  "La cucirai."
  "Si."
  "Hai qualche esperienza?"
  "Certo che no. Non frequento medicina. Ma posseggo le conoscenze base per suturare una vena. L'ho visto fare in un video."
  "Conoscenza base, huh..."
  Tirò un lungo respiro, e mi guardò direttamente in viso. Aveva sottili labbra pallide, guance scavate e una pelle secca e pallida. Aveva il viso di qualcuno che non aveva vissuto una vita facile. Sembrava davvero una preda che era stata inseguita spietatamente, esausta e senza un posto dove fuggire. Ma i suoi occhi erano differenti. Erano privi di emozioni, ma potevo percepire l'ardente forza che emanavano. Era voglia di vivere? Mi domandai. In vita mia non avevo mai qualcuno con degli occhi così profondi come i suoi. E questi occhi mi fissavano a loro volta.
  "Sei strano."
  "Perché dici questo?"
  "Non mi hai nemmeno chiesto come mi chiamo."
  "Oh, hai ragione. Ma non mi sono presentato nemmeno io."
  "Shion, giusto? Come il fiore?"
  "Sì. Mia madre adora alberi e fiori selvatici. E tu?"
  "Nezumi ."[1]
  "Huh?"
  "Il nome."
  "Nezumi... non può essere."
  "Cosa non può essere?"
  Il colore di quegli occhi non era quello di nessun topo. Era qualcosa di molto più elegante. Come... il cielo appena prima del tramonto – non sembravano così? Diventai completamente rosso, imbarazzato dal cogliere me stesso recitare versi da poeta inesperto. Alzai il tono della voce di proposito.
  "Ok, andiamo."
  Ricorda i passi base della sutura, dissi a me stesso. Assicurati di fissare il filo in due o tre punti, ed usali come supporto per realizzare una sutura continua... questa operazione deve essere eseguita con la massima attenzione e precisione... nel caso di una sutura continua...
  Le mie dita tremavano. Nezumi le osservava in silenzio. Ero nervoso ma anche un po' eccitato. Stavo mettendo in pratica quella che per me era solo conoscenza teorica. Era divertente.
  A sutura completa, premetti una garza pulita sulla ferita. Una goccia di sudore scivolò giù dalla fronte.
  "Allora sei davvero intelligente."
  Anche la fronte di Nezumi era imperlata di sudore.
  "Sono solo bravo nei lavori manuali."
  "Non solo le mani. Anche quel tuo cervello. Hai solo dodici anni, giusto? E frequenti il corso per studenti dotati del più prestigioso istituto. Sei super élite."
  Questa volta, non c'era nessuna traccia di sarcasmo nelle sue parole. Nemmeno l’ombra di timore. In silenzio misi via le garze sporche e gli strumenti.
  Dieci anni prima, avevo raggiunto il punteggio più alto all'esame di intelligenza a cui la Città sottopone i suoi bambini di due anni di età. La Città assicurava la miglior educazione a coloro che si mostravano migliori in capacità o abilità atletiche. Fino all'età di dieci anni, avevo frequentato le classi equipaggiate con le più moderne attrezzature, insieme ai miei coetanei. Sotto la guida di numerosi esperti istruttori, ci era fornita una preparazione solida e completa delle basi, seguita da un'istruzione personalizzata a seconda delle nostre potenzialità. Dal giorno in cui avevo conseguito il miglior punteggio, mi era stato promesso un futuro. Era qualcosa di incontestabile. Nulla avrebbe potuto farlo crollare. Almeno, così si supponeva dovesse essere.
  "Sembra un letto comodo, " mormorò Nezumi, ancora appoggiato contro di esso.
  "Puoi usarlo. Ma prima dovresti cambiarti."
  Gli lanciai una camicia pulita, un asciugamano e una confezione di antibiotici. E poi, d’un tratto, decisi di preparare una cioccolata calda. Nella mia stanza avevo abbastanza apparecchiature basisali da cucina per poter preparare una o due bibite calde.
  "Non hai proprio buon gusto tu, non è vero?" Nezumi arricciò il naso afferrando la camicia a quadri con le dita.
  "Sempre meglio di quella maglia sporca, strappata e coperta di sangue, se me lo chiedi."
  Gli passai una tazza di cioccolata fumante. Per la prima volta, quella sera, vidi quella che sembrava la scintilla di un emozione nei suoi occhi grigi. Piacere. Nezumi ne mandò giù un sorso abbondante e mormorò contento.
  "E' buona, meglio della tua sutura."
  "Non è giusto comparare in quel modo le due cose. Penso sia andata abbastanza bene per essere stata la prima volta."
  "Ma tu sei sempre così?"
  "Huh?"
  "Lasci sempre un lato di te scoperto? O è normale per voi Petri-dish élite non avere alcun senso del pericolo?" Continuò Nezumi, reggendo la tazza con entrambe le mani. [2].
  "Riuscite a stringere tranquillamente amicizia senza avvertire il minimo pericolo o paura verso gli intrusi, huh?"
  "Certo che sento il pericolo. E anche la paura. Ho paura dei pericoli e non voglio avervi a che fare. E non sono nemmeno così ingenuo da pensare che qualcuno entrato dalla finestra al secondo piano sia un rispettabile cittadino."
  "Allora perché?"
  Aveva ragione. Perché? Perché avevo curato la ferita di questo intruso e gli avevo persino offerto della cioccolata calda? Non ero un mostro insensibile, ma non ero nemmeno pieno di compassione e buona volontà al punto da allungare una mano a chiunque era ferito. Non ero un santo. Odiavo avere a che fare con litigi e contrasti. Eppure avevo accolto questo intruso. Se le autorità cittadine lo avessero scoperto sarei finito seriamente nei guai. Mi avrebbero visto come una persona priva di capacità di giudizio. Se fosse accaduto...
  I miei occhi incrociarono il paio di occhi grigi. Mi sembrò di scorgervi la scintilla di un sorriso. Sembrava riuscissero a vedere esattamente attraverso di me, quello che pensavo, e stessero ridendo di me. Mi strinsi lo stomaco con le braccia e lo folgorai con lo sguardo.
  "Se tu fossi stato un omaccione enorme e aggressivo, avrei subito attivato l'allarme, in quel momento. Ma eri basso, e sembravi una ragazza, e stavi quasi per svenire. Così... così ho deciso di curarti. E..."
  "E?"
  E tuoi occhi erano di un colore così particolare che non avevo mai visto prima d'ora. E mi hanno stregato.
  "E volevo provare a suturare una vena."
  Nezumi scrollò le spalle e mandò giù il resto della cioccolata. Si asciugò la bocca con il dorso della mano, dopo di che lasciò scorrere un palmo sulle lenzuola.
  "Davvero posso dormire qui?"
  "Certo."
  "Grazie."
  Quelle erano state le prime parole di gratitudine che avevo sentito da quando era entrato nella mia stanza.
  Mia madre era seduta sul divano in salotto, assorbita dal televisore a schermo piatto, installato sulla parete. Notò il mio ingresso nella stanza, e mi indicò lo schermo. Una giornalista dai lunghi capelli lisci stava trasmettendo un avviso a tutti i residenti di Cronos.
  Un detenuto era fuggito dal carcere nel West Block e per l'ultima volta era stato avvistato nell'area di Cronos. Anche a causa dell'uragano, l'intera area sarebbe rimasta blindata per quella notte. Era proibito a chiunque di lasciare le proprie abitazioni nell'area, salvo emergenze.
  Il viso di Nezumi comparve sullo schermo. Al di sotto, scorrevano i caratteri "VC103221" a grandi lettere rosse.
  "VC..."
  Portai un cucchiaio di torta alle ciliegie alla bocca. Ogni anno senza fallire, mamma preparava la torta alle ciliegie per il mio compleanno. Sembra che mio padre, il giorno in cui sono nato, avesse portato a casa proprio una torta alle ciliegie.
Da ciò che mi ha raccontato la mamma, mio padre era un caso disperato che indugiava lascivamente in donne e denaro, ma sopratutto, in bottiglie – era ad un passo dal diventare un alcolizzato. Un giorno, di ritorno a casa, nell'ebrezza dell'alcol aveva comprato delle torte alla ciliegia – ben tre – ed erano state così buone che mia madre non poteva evitare di ricordarne il loro sapore ogni volta che tornava il 7 di Settembre. I miei genitori avevano divorziato due mesi dopo quelle torte. Quindi, sfortunatamente, non ho alcun ricordo di quel caso senza speranza di un padre, ad un passo dal diventare alcolizzato.
  In realtà questo non è mai stato un grosso disagio. Dopo essere stato valutato top-ranker, a mia madre ed io, ci è stato garantito il diritto di vivere a Cronos, insieme ad uno stile di vita sicuro e confortevole, e questa casa modesta ma ben equipaggiata. Anche senza una figura maschile, non ci siamo mai trovati a disagio.
  "Mi sono appena ricordata, il sistema di sicurezza nel giardino è ancora spento. Non succede nulla se lo lasciamo così com'è, no?"
  Mia madre si portò lentamente in piedi. Recentemente aveva guadagnato parecchio peso, e ogni volta che doveva muoversi sembrava quasi compisse uno sforzo.
  "E' solo un fastidio, quell'aggeggio. Anche un gatto che salta oltre la recinzione fa attivare l'allarme, e il personale dal Dipartimento di Sicurezza viene a controllare ogni volta. Che seccatura."
  Quasi in correlazione col suo guadagno di peso, aveva cominciato a chiamare ogni cosa "seccatura".
  "Ma guardalo, è ancora così giovane. Un VC... mi domando cosa abbia fatto."
  VC. Il V-Chip. Era un abbreviazione per Violence-Chip, ed era originariamente un termine usato in America per un congegno per censurare i contenuti televisivi. Se ricordava correttamente, questo termine era stato usato per la prima volta nella Revisione delle Arti di Telecomunicazione del 1996.
  Ma in No.6, il termine VC portava in sé un significato più intenso. Ai perpetratori di omicidi, tentati omicidi, rapine, assalti ed altri crimini violenti veniva impiantato questo chip all'interno del corpo. Questo permetteva ai computer di rintracciarli in ogni luogo, condizione o anche di rilevare ogni oscillazione emozionale del condannato. VC era un termine che utilizzavamo per indicare i criminali violenti.
  Ma come avrà fatto ad estrarre il chip?
  Se il VC si fosse trovato ancora all'interno del suo corpo, la sua ubicazione sarebbe stata scoperta subito attraverso il sistema di rintracciamento cittadino. Per arrivare al punto di rendere pubblica la notizia della sua fuga e imporre il coprifuoco, significava che il Dipartimento di Sicurezza non era in grado di localizzarlo.
  Forse quella ferita di proiettile era...? No, non è possibile.
  Non avevo mai visto una ferita di arma da fuoco su di un uomo prima d'ora, ma mi era quantomeno chiaro che era stata procurata da uno sparo a distanza. Se fosse stato lui stesso a fare fuoco per far saltare quel chip insieme alla carne della sua spalla, avrebbe dovuto essere ferito più gravemente e con delle bruciature. Avrebbe dovuto avere ferite molto più serie.
  "Piuttosto noioso, e? È un peccato, e dire che oggi è il tuo giorno speciale."
  Mia madre sospirò mentre spargeva dei fiocchi di prezzemolo nella pentola dello stufato al centro del tavolo. 'Noioso' era un'altra parola che mia madre aveva iniziado ad usare molto più frequentemente nell'ultimo periodo.
  Mia madre ed io eravamo molto simili. Entrambi persone troppo sensibili, e a cui non piaceva particolarmente socializzare. Le persone intorno a noi erano gentili, così gentili che sarebbe stato impossibile trovare qualcosa di male da dire sul loro conto. I miei compagni di classe e i cittadini che ci circondavano erano geniali, intelligenti e sempre morigerati nelle azioni. Nessuno avrebbe alzato la voce per insultare un altro, o avrebbe minaccito una persona con ostilità. Non esistevano persone strane o deviate. Ognuno manteneva uno stile di vita così meticolosamente salutare che anche le figure leggermente arrotondate come quella di mia madre erano rare. In questo mondo pacifico, stabile ed uniforme, dove tutti sembravano identici, mia madre era diventata più grassa, e aveva iniziato ad utilizzare parole come "un fastidio" o "noioso"; ed io avevo cominciato a trovare opprimente la presenza delle altre persone.
  Rompilo.
  Distruggilo.
  Distruggere cosa?
  Tutto.
  Tutto?
  Il cucchiaio mi sfuggì di mano e cadde a terra.
  "C'è qualcosa che non va? Eri a miglia di distanza."
  Mia madre mi lanciò un'occhiata inquisitoria. La sua faccia arrotondata sorrise.
  " Distrarti in quel modo è raro da parte tua, Shion. Vuoi che ti disinfetti il cucchiaio?"
  "Oh, no. Non è un grosso problema," le sorrisi. Il mio cuore batteva così forte da sembrami faticoso respirare. Inghiottì l'acqua minerale in un singolo sorso. Ferite da proiettile, sangue, VC, occhi grigi. Cosa significavano? Non erano mai esistite nel mio mondo fino ad allora. Perché si erano introdotte così improvvisamente nella mia vita?
  Una fugace premonizione solcò la mia mente. La sensazione che si stava avvicinando un grande cambiamento, come un virus che entra in una cellula e la muta e la distrugge nel completo, avevo la sensazione che questo sconosciuto avrebbe sconvolto il mondo in cui vivevo, e lo avrebbe distrutto interamente.
  "Shion? Davvero, cosa hai?"
  Mia madre sbirciò di nuovo il mio viso con un'espressione preoccupata.
  "Mi dispiace, mamma. Quella relazione mi sta dando problemi. Mangerò in camera mia," le mentii e mi alzai in piedi.
  "Non accendere la luce."
  Mi comandò una voce bassa, appena entrai nella mia stanza. L'oscurità non mi era mai piaciuta, quindi ero solito lasciare le luci accese. Ma in quel momento la mia stanza era dominata dal buio più nero.
  "Ma così non riesco a vedere nulla."
  "Non ne hai bisogno."
  Ma senza vedere non riuscivo a muovermi. Restavo in piedi disorientato, con lo stufato e la torta alle ciliegie tra le mani.
  "Qualcosa emana un buon profumino qui."
  "Ho portato dello stufato e un po' di torta alle ciliege."
  Udii un fischio di apprezzamento nell'oscurità.
  "Ne vuoi?"
  "Ovvio."
  "Ed hai intenzione di mangiare al buio?"
  "Certo."
  Facendo attenzione, mossi lentamente il mio piede in avanti. Riuscivo a sentire una risatina sommessa.
  "Non sei nemmeno capace di trovare la strada nella tua stessa camera?"
  "Si da il caso che non sia un tipo notturno, grazie. Tu riesci a vedere al buio?"
  "Sono un topo. Certo che posso."
  "VC 103221."
  Nell'oscurità potevo sentire Nezumi congelarsi.
  "Eri al notiziario. Sei famoso."
  "Hah. Non sono molto meglio dal vivo? Hei, questa torta è buona."
  I miei occhi si stavano abituando al buio. Mi sedetti sul letto e cercai di mettere a fuoco Nezumi.
  "Riuscirai davvero ad andartene di qui senza problemi?"
  "Certo."
  "Cosa hai fatto con il chip?"
  "E' ancora dentro di me."
  "Vuoi che te lo asporti?"
  "Un altra operazione? No grazie."
  "Ma..."
  "Non importa. Quel cosetto è comunque inutile adesso."
  "Cosa vuoi dire?"
  "Il VC è solo un giocattolino. Disattivarlo è un gioco da ragazzi."
  "Un gioco, huh?"
  "Sì, un gioco. E lascia che ti dica una cosa, anche questa Città è come un enorme gioco. Un gioco a buon mercato bello solo dall'esterno."
  Dopo aver spazzolato lo stufato e la torta, Nezumi tirò un sospiro soddisfatto.
  "Quindi sei sicuro di riuscire a fuggire con la Città in allarme?"
  "Certo."
  "Ma esiste un controllo di sicurezza molto serrato per gli intrusi non registrati. C'è un intero sistema che si estende per tutta l'area."
  "Lo credi davvero? Per tua informazione, il sistema di questo Città non è perfetto come credi. È pieno di imperfezioni."
  "Come puoi dirlo?"
  "Perché non faccio parte del sistema. Siete stati tutti programmati a pennello a credere che questo ammasso fallato di menzogne sia una perfetta utopia. O forse è quello a cui voi stessi volete credere."
  "Io non lo credo."
  "Huh?"
  "Io non credo che questo posto sia perfetto."
  Le parole si precipitarono fuori dalla mia bocca. Nezumi cadde in silenzio. Davanti a me, solo una distesa di tenebre. Non riuscivo minimamente ad avvertire la sua presenza. Aveva ragione, era proprio come un topo. Un roditore notturno, nascosto nell'oscurità.
  "Sei strano," disse silenziosamente, con una voce ancora più bassa di prima.
  "Davvero?"
  "Lo sei. Non è una cosa che un super élite dovrebbe dire. Non ti troveresti nei guai se le autorità lo scoprissero?"
  "Si. Grossi problemi."
  "Hai appena dato asilo ad un VC in fuga e non lo hai denunciato al Dipartimento.. se lo scoprissero, sarebbe un problema ancora più grande. Non ti lascerebbero andare così facilmente."
  "Lo so."
  Nezumi improvvisamente mi afferrò il braccio. Le sue dita sottili affondarono nella mia carne.
  "Lo sai davvero? Voglio dire, quello che ti accade non è un mio problema, ma se tu finissi per essere fatto fuori per colpa mia, non mi starebbe bene. Mi sentirei come se avessi fatto qualcosa di terribile..."
  "E' gentile da parte tua."
  "La mamma mi ha sempre detto 'non causare problemi agli altri'" disse leggermente.
  "Quindi vuoi andartene?"
  "No. Sono stanco, e lì fuori c'è un uragano. E ho trovato finalmente un letto. Dormirò qui."
  "Deciditi."
  "Papà mi ha sempre detto di separare le azioni pubbliche dai miei sentimenti privati."
  "Sembra un grande padre."
  Le sue dita lasciarono il braccio.
  "Immagino che sono fortunato che tu sia strano," disse Nezumi con un filo di voce.
  "Nezumi?"
  "Hm?"
  "Come sei arrivato a Cronos?"
  "Non te lo dico."
  "Sei fuggito dal carcere e ti sei introdotto nella Città? È possibile farlo?"
  "Certo che è possibile. Ma non sono entrato in No.6 di mia volontà. Mi ci ha fatto entrare qualcuno. Non che desiderassi entrare in questo posto."
  "Ti hanno fatto entrare?"
  "Si. Mi stavano scortando, diciamo."
  "Scortando? Dalla polizia? E dove?"
  Il carcere era ubicato nel West Block, una zona di massima sicurezza. Chiunque volesse entrare in No.6 dal West Block, doveva richiederne il permesso al Dipartimento. I detentori di un permesso speciale, erano liberi di entrare ed uscire, ma avevo sentito che un nuovo richiedente doveva attendere almeno un mese, anche solo perché la pratica venisse presa in considerazione – e di solito meno del dieci percento era ammesso. Anche il numero dei giorni di permanenza in Città che veniva loro concesso era fortemente ristretto. Ovviamente nel West Block aveva cominciato ad accumularsi gente. Più gente che aspettava il processamento della propria richiesta di permesso, significava più sistemazioni e stabilimenti per pranzare, che si allineavano lungo le strade per servirli. E così, ancora più persone si riversavano nel luogo per lavorare o farvi affari. Io non sono mai stato nel West Block, ma ho sentito che è un luogo strano ma animato. La percentuale di crimine è alta. La maggioranza dei VC che riempiono le celle del Penitenziario sono residenti del West Block. Condanne da un anno, a vita sono date in base all'età, fedina penale e dal livello di violenza del crimine. La pena di morte non è contemplata. Il West Block serviva come una specie di fortezza che conteneva persone e cose di natura criminale, e preveniva che entrassero in Città. Quindi per un VC essere, scortato entro le mura della città – dove erano diretti? E per quale ragione?
  Nezumi si arrampicò sul letto.
  "Probabilmente il Moon Drop."
  "Il Municipio!" esclamai. "Il centro della Città? Perché mai?"
  "Non te lo dico. Probabilmente non dovresti comunque saperlo."
  "Perché no?"
  "Sono stanco. Lasciami dormire."
  "E' qualcosa che non puoi dirmi?"
  "Puoi garantire di riuscire a dimenticare completamente quello che senti, una volta saputo? Far finta di non aver sentito? Mentire senza il minimo tentennamento come se non sapessi nulla? Sarai anche intelligente, ma non sei un adulto. Non riusciresti mai a mentire così bene."
  "Lo immagino, ma..."
  "Allora non chiedermelo dall'inizio. In cambio, non dirò niente nemmeno io."
  "Huh? Dire cosa?"
  "Che stavi strillando dalla finestra."
  Mi aveva visto. Sentivo la faccia bruciare dall'imbarazzo.
  "Mi ha preso completamente alla sprovvista. Ero entrato nel tuo giardino e mi stavo domandando cosa fare dopo, e improvvisamente la finestra si è aperta e hai messo la testa fuori."
  "Hei, aspetta un attimo -"
  "Stavo guardando cosa avresti fatto dopo, e a quel punto hai iniziato a gridare. Sono stato preso alla sprovvista di nuovo. Non pensavo che avrei mai visto qualcuno strillare con una faccia simile -"
  "Sta zitto!"
  Mi lanciai verso Nezumi ma l'unica cosa che sentii, fu solo la sensazione del cuscino su cui ero finito. In un attimo, Nezumi era sopra di me. Fece scivolare una mano sotto il mio braccio, e con un giro veloce, mi ritrovai, senza il minimo sforzo, girato sulla schiena e senza alcuna possibilità di muovermi. Era a cavalcioni sui miei fianchi, bloccandoli con forza contro il letto. Per un istante, avvertii un formicolio, mentre le gambe si intorpidivano fino alle dita dei piedi. Era impressionante. In mezzo secondo ero stato intrappolato, immobilizzato e bloccato contro il mio stesso letto. Con la sua mano libera Nezumi fece roteare il cucchiaio da zuppa. Premette il manico contro la mia gola, e lo fece scorrere leggermente lungo di essa. Si accovacciò su di me in modo che le sue labbra erano direttamente contro il mio orecchio.
  "Se fosse stato un coltello," sussurrò. "Saresti morto."
  Un muscolo sulla mia gola si stava contraendo. Grandioso.
  "E' grandioso. C'è un trucco per fare una cosa simile?"
  "Huh?"
  "Come fai a immobilizzare qualcuno così facilmente? È un punto di pressione o simile?"
  La forza che mi teneva bloccato al letto si rilassò. Nezumi si lasciò andare sopra di me, tremando – stava ridendo.
  "Non posso crederci. Sei troppo divertente. Che idiota," parlava senza fiato.
  Circondai Nezumi con le mie braccia e infilai la mano sotto la sua camicia. Scottava. La sua pelle bollente era madida di sudore.
  "Lo sapevo... ti sta salendo la febbre. Dovresti prendere questi antibiotici."
  "Sto bene... voglio solo dormire."
  "Se non fai scendere la febbre ti indebolirai ancora di più. Sei bollente. "
  "Anche tu sei abbastanza caldo."
  Nezumi sospirò profondamente, e mormorò distrattamente.
  "Le persone vive sono calde."
  Si fece immobile, e non molto dopo, potevo sentire un respiro quieto e misurato provenire da lui. Con il suo corpo febbricitante ancora nelle mie braccia, prima di accorgermene, finii anche io per addormentarmi.
  Quando mi svegliai il mattino seguente, Nezumi era sparito. La camicia a quadri, l'asciugamano e il kit di emergenza erano andati con lui.




- FINE CAPITOLO -
- NOTE -
1. Penso non serva dirlo, ma Nezumi significa topo in giapponese. Shion invece è un fiore, l'Aster che non ho la minima idea di che fiore si tratti XD qui questi in teoria... infatti nella novel gli occhi di Shion dovrebbero essere lilla, non rossi come nell'anime.. l'ho letto ma non ricordo dove
2 . piccola nota. Ho lasciato Petri-dish élite così, perché non sapevo come tradurlo. Il Petri-dish è il un piattino che usano gli scienziati in laboratorio, quindi è come se lo avesse chiamato scienziato d'élite in senso sarcastico.




11 commenti:

  1. Grazie, grazie, grazie mille per averla tradotta! Adoro NO.6 e sono felicissima di poterla leggere in italiano. Ottimo lavoro!<3

    RispondiElimina
    Risposte
    1. nuova Nezushina, benvenuta nel nostro sacro tempio, dove adoriamo serpenti, topi e ap. Che Elyurias sia con te. *passa fetta di torta alle ciliege*

      Elimina
  2. Non bastano le parole per ringraziarti!
    Non sai quanto ho girato per poter trovare la traduzione di queste Light Novel, poi oggi avevo un forte mal di testa, mi ero appena iscritta ad un sito di "scan" e tra i vari Post c'era l'indirizzo di questo blog.
    Giuro, quando sono arrivata qui mi ero completamente scordata di avere mal di testa!
    Non so cosa posso fare per te, ma chiedimi e cercherò di aiutarti nel limite delle mie possibilità.
    Ancora grazie per il tuo meraviglioso lavoro, mi ha resa felice, fatto passare il mal di testa e dato colore ad una giornata grigia!
    Buona serata a te.
    YuiHimawari

    RispondiElimina
    Risposte
    1. oh, è la prima volta che qualcuno mi dice che gli faccio passare il mal di testa, dovrei sentirmene lusingata, immagino^^
      Grazie a te per la lettura, adoro questa storia così tanto che vedere altre persone che condividono il mio stesso amore sviscerale per questi personaggi mi riempie letteralmente il cuore di gioia. Benvenuta, e buona lettura, la novel è davvero qualcosa di meraviglioso, molto più profonda dell'anime e del manga (quest'ultimo contiene qualche pensiero dei personaggi e segue la novel più fedelmente, ma il testo originale resta comunque inbattuto. E poi... il 70% della ragione per cui leggere la novel è vedere Shion che pensa quanto siano meravigliosi gli occhi grigi di Nezumi XD). Ancora buona lettura^-^

      Elimina
  3. Grazie! Sono felice che finalmente qualcuno abbia deciso di tradurre questa perla *_* Era da tanto che cercavo la Novel di questa bell'opera, ma fino ad ora mi ero imbattuta solo nelle più disparate versioni in inglese! Senza nulla togliere a queste ultime devo dire che è un vero piacere poterla leggere in italiano xD Grazie ancora per il fantastico lavoro ^^ Erigerò un picoclo altare in vostro nome ù_ù xD Non vedo l'ora di proseguire la lettura =p

    Sephy~

    RispondiElimina
  4. Grazie per il tuo lavoro *w* cercavo da molto tempo la traduzione italiana di questa ligt novel...oggi quando mi hanno dato il link del tuo blog mi sono commossa...è un po' esagerato forse xD ma ho la lacrima facile e questa è una delle storie più belle che io conosca!!
    Grazie per il tuo lavoro *w* hai tutta la mia stima!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie e benvenuta. Commossa nel sapere dell'esistenza del blog? Aspetta almeno di cominciare con la lettura, o resterai senza lacrime fino alla fine XDD
      Ancora buona lettura, e buon viaggio, sentiti libera di commentare quando vuoi, anche solo per piangere XDD

      Elimina
  5. Questo non è un miraggio, vero? No, perchè ho finito di vedere l'anime la settimana scorsa (tutti gli episodi in 2 giorni anche se avrei dovuto studiare, ma non riuscivo proprio a smettere), me ne sono innamorata e ho sentito il bisogno di leggere la novel! Peccato che inizialmente cercando su internet non ho trovato niente, e mi stavo già rassegnando a leggere il manga in inglese - perchè sono troppo una sega in inglese per poter pensare anche solo di leggere la novel ç__ç - quando ho trovato questo blog ** tu non hai idea di quanto mi rende felice! Grazie mille per il lavoro che hai fatto, davvero! Un bacione grande :)

    RispondiElimina
  6. Oh, wow *W* Davvero grazie infinite per la traduzione perfetta (a parte qualche errore di italiano che, be', non frega davvero a nessuno quando ci sono in giro Shion e Nezumi ù_ù). Spero davvero che presto una casa editrice acquisti i diritti, perchè vorrei averlo tra le mani
    A costo di sembrare ripetitiva, ancora grazie (chissà se lo scriverò per tutti i capitoli XD)

    Comunque... che teeeenero Shion ♥

    RispondiElimina
  7. Buongiorno. Grazie per aver tradotto questa fantastica storia, l'adoro, l'ho letta tutta d'un fiato :-) adoro un pò meno l'anime e il manga che ci hanno fatto sopra, non si avvicinano neanche lontanamente alla storia originale. Da una parte vorrei che continuasse oltre il finale, dall'altra invece ritengo sia meglio che sia finita così. Non è detto però che non arrivi un seguito nel corso degli anni :-)

    RispondiElimina