27 ottobre 2012

Capitolo 38

Volume 8
Capitolo 4
Alla brezza della sera
Per più di cento anni la triste Ofelia
ha camminato, un bianco fantasma, lungo il lungo e oscuro fiume;
Per più di cento anni la sua dolce follia
ha mormorato il suo racconto alla brezza della sera.
-Arthur Rimbaud “Ophelia” [1]


  Nezumi cadde in un modo estremamente lento e silenzioso. Era come guardare un vecchio film in bianco e nero a rallentatore...
  Un sordo impatto colpì il suo petto. Nezumi cadde contro di lui, e Shion accolse il peso e il calore del ragazzo tra le sue braccia. All'improvviso, lo schermo in bianco e nero riguadagnò i suoi disgustosi colori reali.
  Nezumi collassò tra le braccia di Shion a peso morto. L'odore del sangue assalì le narici del ragazzo.
  Nezumi...
Nessuna voce venne fuori. Non riusciva a comprendere cosa stesse accadendo. Non ne era semplicemente in grado. Cos'era? Cosa era appena successo? C'erano dei soldati che puntavano loro contro delle pistole. Fucili. Le baionette attaccate a questi brillavano di un bianco perfetto. La lingua di uno dei soldati fece capolino tra i denti.
  Una nuova ondata di prigionieri si fiondò giù per le scale come un torrente, formando una barricata tra Shion e i soldati. Tra loro, un’enorme uomo pelato lanciò un piccolo grido, barcollando mentre si reggeva il petto.
  ”Dannazione... mi hanno preso.” Il gigante fece uno, due passi verso i soldati e lanciò un improvviso grido. “Dannazione!”
  Il gigante puntò il soldato, e allo stesso tempo vi fu un'esplosione. Fumo e fiamme eruppero dalla stanza di monitoraggio accanto alle scale. Shion vide i soldati venire sbalzati contro il muro dall'esplosione. Fumo bianco riempì immediatamente il corridoio. Come un gigantesco serpente candido, si insinuò su per le scale e poi giù lungo il passaggio.
  Shion sollevò Nezumi, raggiungendo la fine del corridoio. I movimenti del fumo suggerivano che la via di fuga fosse verso il basso, ma da quella parte c'era il dipartimento di Controllo Igiene.
  Il dipartimento di Controllo Igiene. Dalla mappa della struttura interna, Shion sospettava che accanto ad esso dovesse essere stata costruita una piccola stanza di controllo medico. Varcò la soglia della porta, lasciata completamente aperta. La chiuse per evitare l'ingresso di fiamme e ulteriore fumo.
  Inciampò e il corpo di Nezumi gli sfuggì quasi dalle mani. Shion tentò di afferrarlo, ma finirono per cadere insieme in una massa gambe e braccia. Istintivamente aveva gettato in fuori i palmi delle mani, e notò che avevano lasciato impronte rosse al pavimento; erano ricoperti di sangue – sangue di Nezumi.
  ”Nezumi!”
  Non poteva evitare di gridare. Le parole si facevano strada a forza attraverso la sua gola, fuggendo all'esterno in un grido.
  ”Nezumi, mi senti? Nezumi!”
  Gli occhi di Nezumi restavano chiusi e non dava alcun segno di risposta. Il sangue fuoriuscito dalla spalla gli macchiava il petto, scorrendo giù lungo il braccio, e gocciolava dalle dita.
  ”No, come – come può essere –“ Sapeva di non potersi permettere di perdere il controllo. Doveva rimanere lucido e portare a termine con calma ciò che doveva fare.
  Lo so. Certo che lo so. Ma non posso muovermi. Il mio corpo e la mia mente sono paralizzati.
  ”Nezumi, Nezumi. Ti prego, apri gli occhi.” Disse digrignando i denti.
Pezzo di idiota. Udì una voce che lo rimproverava. Sei un inutile idiota. Inutile buono a nulla. Testone, tardo e codardo.
  Inukashi? Sei tu?
Non sei nemmeno capace di proteggere la persona per te più importante? Sai solo piangere senza nemmeno provare a salvarla? Che prova hai dell'essere stato con Nezumi fino ad ora? Sei ancora lo stesso elite viziato come quando eri in no. 6?
  Non capiva se era la voce di Inukashi o la propria, ma qualcuno lo stava rimproverando duramente.
  Shion, ne sei sicuro? Saresti indifferente se perdessi Nezumi? Saresti almeno in grado di sopportarlo?
  Shion tirò un profondo respiro. L'odore del sangue arrivò fin dentro il petto. Portò l'orecchio alle labbra di Nezumi, controllando il suo respiro. Gli tastò il polso con le dita, sentendo il battito del cuore. Sentiva il sangue pulsare contro le sue dita, un battito che tuttavia sembrava prossimo a svanire da un momento all'altro.
  Shion si tirò in piedi, guardandosi intorno per la stanza. Sottili lingue di fuoco e fumo filtravano dal pannello degli strumenti al centro della stanza. C'era un armadietto contro una parete alle sue spalle con delle ante di vetro. Il vetro era stato rotto, e bottiglie di plastica giacevano riverse a terra. Alcune avevano tappi aperti, o le bottiglie stesse erano andate danneggiate, poiché il loro contenuto gocciolava da esso. Shion si avvicinò, ma non sentì nessun odore strano. Etichette scritte a mano erano attaccate a ciascun bottiglia con il nome del medicinale. In altre circostanze, Shion avrebbe forse sorriso inconsciamente all'idea di qualcuno che scriveva a mano etichette in un luogo così inumano come il Penitenziario, invece di utilizzare etichette prestampate.
  Ma in quel momento, non c'era spazio nei suoi pensieri per una cosa simile.
  Passò in rassegna ogni etichetta, reprimendo l'ansia nel suo cuore e ripetendosi di calmarsi ancora e ancora, come un mantra.
  Disinfettante; agente emostatico; antidolorifico; acqua distillata; siringa per uso comune; pinza emostatica; garze di cotone assorbente... in un angolo dello scaffale c'era una luce d'emergenza caduta su di un fianco. Come si aspettava, c'era un'adeguata gamma di medicinali e attrezzature per semplici trattamenti medici.
  Sarebbe stato in grado di fare qualcosa con questi? Una piccola ferita non sarebbe stato un problema; ma sarebbe stato in grado di trattare una ferita così grave da aver causato al paziente di soffrire di una grossa perdita di sangue e perdita di coscienza?
  La maggior parte della conoscenza medica di Shion era teorica. Non aveva quasi nessuna esperienza pratica. In questa situazione, a maggior ragione, quanto bene potrebbe prestare un trattamento d'emergenza? Ne era in grado? Si sentiva come se la baionetta vista un attimo prima fosse puntata contro la sua gola.
  Poteva farlo?
Devo. Non c'è tempo per esitare. Non posso starmene fermo e piagnucolare di non poterlo fare. Non posso lasciare che Nezumi mi venga portato via senza combattere. Non lo consegnerò a nessuno.
  ”Nezumi, riesci a sentirmi, vero? Lo so che la mia voce ti raggiunge.”
E’ impossibile che tu non possa sentirmi. È impossibile che la mia voce non ti raggiunga. Non importa quando o in quale situazione, tu riesci sempre a cogliere le mie parole e darmi una risposta. Riesci sempre a tornare da me. Questa volta, sarò io a riportarti indietro. Ti riporterò indietro con la forza.
  ”Nezumi!”
  Shion gli strappò i vestiti. Il proiettile lo aveva perforato sotto la spalla sinistra attraverso l'avambraccio. Se lo sparo fosse stato leggermente più interno, il proiettile gli avrebbe perforato il cuore e sarebbe morto all'istante.
Vivi. Aggrappati alla vita. I cieli ti hanno lasciato questa possibilità. Non permetterò che vada sprecata. Prima di tutto devo fermare il sangue. La mia priorità ora è di fermare questo sangue. Poi, devo portarlo in un luogo dove può ricevere un adeguato trattamento.
  Illuminò l'area interessata con la torcia. Versò del disinfettante sulla ferita e la risciacquò dall'interno verso l'esterno, esaminando l'interno ad occhio nudo. L'arteria non era stata recisa completamente. Applicò pressione sulla clavicola di Nezumi, controllando temporaneamente l’emorragia. Le sue dita tremavano.
  Calmati calmati, calmati. Devo calmarmi. Scaccia tutte le tue emozioni, concentrati solo sulla ferita che lo ha trafitto.
  Strinse l'arteria con la pinza emostatica, vi posizionò una garza e premette con tampone assorbente. Avvolse stretta la benda intorno alla ferita.
Queste sono il massimo delle cure che posso prestargli ora.
  Aveva cominciato a sudare, e il sudore aveva formato goccioline che gli scivolavano giù lungo il volto, ed entrando nella bocca, dove lasciavano un sapore amaro.
Quanto tempo resisterà con questo? Tre – no, due ore, considerato quanto sangue ha perso. Se non riceve cure decenti entro due ore, morirà.
  Tempo massimo: 120 minuti.
  ”Ugh...” Nezumi emise un debole gemito. Le palpebre si sollevarono di poco.
  ”Nezumi! Riesci a sentirmi? Nezumi!”
  ”...Shion...” mormorò.
  ”Ancora un po'. Cerca di resistere ancora un altro poco. Ti porterò in un ospedale. Resisti, resta con me.” Disse cercando di mettere quanta più forza poteva nelle parole.
  ”...Shion... non posso... muovermi...”
  ”Nessun problema, ti porterò io.” Sono qui, sono accanto a te, andrà tutto bene. Shion si fece passare il braccio di Nezumi da dietro il collo, e lo aiutò ad alzarsi. Circondò la vita del ragazzo con un braccio per sostenerlo, e uscì fuori nel corridoio.
  Il fumo gli pungeva gli occhi, dissolvendosi in fitte di tosse. La gola gli doveva e sentiva le vie respiratorie intasate.
  Non possedeva alcuna conoscenza di sopravvivenza, ma aveva la volontà, e il suo cuore era preparato a tutto pur di sopravvivere. Nezumi gli aveva insegnato ampiamente a riguardo.
  Shion si accovacciò, trascinando Nezumi ad una posizione quasi strisciante. Fumo e calore vorticavano intorno a loro sulle scale. Era troppo pericoloso saltarvi all'interno. Ma non aveva il tempo di cercare un'altra via di fuga. Se avessero perso tempo lì sarebbero stati avvolti dalle fiamme e sarebbero morti soffocati.
Cosa faccio? Cosa posso fare?
  La crescente agitazione e il fumo che entrava nel suo corpo gli fecero quasi perdere la calma. Non andare in panico. Qualunque cosa fai, non lasciarti prendere dal panico. C'è sempre una soluzione.
  ”Shion...”
  Il corpo di Nezumi si mosse impercettibilmente. “L'uscita... il condotto dei rifiuti...”
  La sua voce raggiungeva le orecchie in frammenti. Era chiaro che Nezumi stesse cercando disperatamente di mantenersi cosciente. Una volta persa conoscenza, sarebbe stato più semplice non risvegliarsi; Nezumi lo sapeva fin troppo bene.
Il condotto dei rifiuti. Giusto, c'era quella opzione.
  Nei piani inferiori dal primo al terzo era installato un condotto per i rifiuti nel mezzo del corridoio di ogni piano. Sembrava che piccole attrezzature venissero gettate di lì insieme con i rifiuti comuni, dato che il condotto era piuttosto ampio. La prima volta che Shion lo aveva scoperto, aveva pensato di usare il condotto per infiltrarsi nel penitenziario. Ma l'idea aveva avuto vita breve. Era impossibile arrampicarsi per un condotto quasi perpendicolare al terreno senza appigli o simili. E inoltre, il condotto era programmato per rilevare e avviare l'allarme ad ogni strano oggetto che sporgesse dalle aperture. L'infiltrazione sarebbe stata impossibile, ma era possibile utilizzarla come una via di fuga.
  Lui e Nezumi ne avevano parlato in precedenza. Era stato due giorni prima della Caccia all'Uomo.
  Il giorno della Caccia era stato un gelido giorno invernale con un vento impetuoso, ma due giorni prima era stato soleggiato con un cielo temperato. Un cielo azzurro si apriva sul West Block al posto di nuvole cariche di neve, e i raggi che risplendevano al suolo erano così caldi che era difficile credere si trovassero in inverno. La gente sembrava godere di più questo clima piacevole, passeggiando per le strade del mercato a passo tranquillo. Vecchi mendicanti e bambini affamati affollavano ancora le strade come al solito, ma sembravano respirare più facilmente della maggior parte dei giorni. I negozianti, che solitamente li scacciavano in un tono astioso e implacabile, stringevano gli occhi al sole e lasciavano i loro visi rilassarsi. Non arrivavano al punto da dare elemosina, ma sembravano propensi a chiudere un occhio sui mendicanti purché non rubassero alcuna merce. Alcuni addirittura scherzavano con mendicanti familiari.
  Tra di loro, quanti avrebbero potuto predire l'inferno che si sarebbe dischiuso due giorni più tardi? Quanti potevano essere sfuggiti all'inferno della Caccia all'Uomo?
  Nezumi e Shion stavano cenando con pane duro acquistato al mercato, inzuppato in acqua calda. Forse il sorriso di Nezumi aveva fatto il trucco e la fornaia aveva regalato loro del formaggio in omaggio. Era un formaggio superbo, privo di muffa.
  Non vi era alcun suono nella stanza sotterranea eccetto per le voci dei due ragazzi. Stranamente, nemmeno l'ululato del vento del nord che aveva cominciato a soffiare intorno al tramonto trovava la sua strada. Che il vento fosse cessato in quel momento? O Shion era stato forse talmente assorbito dalla conversazione che le sue orecchie si erano rifiutate di cogliere altro suono oltre la voce di Nezumi?
  ”Shion, il condotto dei rifiuti potrebbe essere una via di fuga. È fattibile?” Domandò Nezumi, rigirando la tazza d'acqua calda tra le mani.
  ”Il condotto dei rifiuti, huh... ma certo, è come avere una strada che conduce direttamente dal terzo piano al luogo d'incontro nel basamento.”
  ”Già. Dalla mappa, immagino che l'intero condotto, eccetto le aperture, non dovrebbero essere integrate con sensori per il riconoscimento di oggetti e sistema di eliminazione. Ehe, sembra che No.6 sia incredibilmente disattenta quando si tratta di trattamento dei rifiuti della struttura.”
  ”Hai ragione.” Aveva risposto Shion. “è più grande di un tipico condotto. Tecnicamente dovremmo essere in grado di passarvi attraverso.”
  ”Esattamente. Non sei contento che siamo entrambi magri? Se uno di noi fosse stato delle dimensioni di quel vecchiaccio di Rikiga, ci saremmo piantati al centro. Immondizia fuori misura, indubbiamente.”
  ”Quella era cattiva.”
  ”Sarà, ma sto solo dicendo la verità. Dimmi tu se riesci a immaginare quel vecchiaccio alcolizzato scendere giù per il condotto come se nulla fosse.”
  ”Bhe – immagino tu abbia ragione.” L'immagine di Rikiga col suo grasso ventre affiorò nella mente di Shion, e scoppiò quasi a ridere. Ricacciò in dietro la risata, mordendosi le labbra. La domanda di Nezumi non era di quelle a cui poteva rispondere con un sorriso.
  Il condotto dei rifiuti era una plausibile via di fuga? Dopo qualche momento di riflessione, Shion parlò.
  ”A dirti la verità, non ho idea se possiamo farlo davvero. Ma c'è la possibilità. Tutta teoria, giusto per dire.” rispose. Nezumi posò la tazza e affondò nella sua sedia.
  ”Una possibilità, huh.”
  ”Già.”
  ”C'è una possibilità allora.” Nezumi incrociò le gambe e chiuse gli occhi. Anche Shion si poggiò contro lo scaffale, abbracciandosi un ginocchio. Era stato allora che Shion aveva notato il suono del vento per la prima volta. Un suono stridulo, simile al pianto silenzioso di una vecchia signora.
  La stanza debolmente illuminata da una lampada; il profilo meditante di Nezumi; il basso lamentio del vento – aveva l'impressione di guardare una scena di uno spettacolo.
  Shion era seduto tra il pubblico, gli occhi fissi sulla figura silenziosa del palco oscurato davanti a lui. Un appagante confort, una malinconia e un'emozione prossima allo sgomento, insieme a molte altre a cui non poteva dare nome, mescolate, ingarbugliate l'una con l'altra, che riempivano Shion fino all'orlo.
Se solo questo momento potesse durare per sempre. Se solo il tempo potesse fermarsi proprio ora. Se solo il mio intero mondo consistesse delle cose che si trovano qui ora. Il desiderio affiorò all'improvviso nel suo cuore.
  ”La vita non è che un'ombra che cammina, un povero attore.” Un verso tratto da Machbeth gli venne improvvisamente alla mente.
  ”Spegniti, spegniti, breve candela.”
  ”La vita non è che un'ombra che cammina, un povero attore.”
  Nezumi aprì gli occhi. Il suo sguardo si intrecciò con quello di Shion.
  ”Cosa?”
  ”Huh? No, niente...” Shion cambiò posizione, ritraendosi leggermente dalla luce della lampada. Non voleva che Nezumi vedesse le sue guance, che erano probabilmente arrossate.
  ”Shion, sai a cosa stavo pensando ora?”
  ”Tu? Bhe... al condotto dei rifiuti, probabilmente?”
  ”Certo che no. Non ho intenzione di darmi pena per dei rifiuti in eterno. E poi abbiamo risolto il problema. È possibile, il che significa che vale la pena tenerlo a mente. Una possibilità in più, no?”
  ”Giusto.” Non importava se era solo teoria. Non importa se l'idea era poco più di mera speculazione, se è possibile, devi tenerlo a mente – ecco cosa gli stava dicendo Nezumi. Shion annuì lentamente come per indicare che aveva capito.
  ”Bene. Ma se dipende da me, preferirei piuttosto fare la mia graziosa uscita dall'ingresso principale, completa con tutti gli onori di casa. Ma è un lusso che probabilmente non avrò.”
  ”Probabilmente no. Ti consiglio di non aspettarti il trattamento VIP. Quindi, se non pensavi al condotto dei rifiuti, a cosa stavi pensando? Altre vie di fuga?”
  Nezumi accavallò nuovamente le gambe, esalando un dolente sospiro.
  ”Pensavo al cibo.”
  ”Huh?”
  ”Cibo. C-I-B-O. Stavo pensando a cosa ordinerei se potessi rimpinzarmi con qualunque cosa desiderassi.”
  ”-- materialista da parte tua, huh?” commentò Shion.
  ”Il cibo è importante. A volte, un panino che un vecchio fornaio ha messo insieme è molto più significativo di una eterna verità scoperta da un estimato filosofo. È la natura della vita. A ogni modo, ora come ora sono così affamato che comincio ad avere pietà di me. Probabilmente non riuscirei nemmeno ad addormentarmi se andassi a letto ora.”
  ”Hai appena mangiato. Hai mangiato due panini.”
  ”Pane secco e duro come la pietra, acqua calda e un pezzo di formaggio non sono minimamente sufficienti.”
  ”Non essere ingordo,” disse Shion severamente. “Grazie a quella signora del forno abbiamo potuto mettere le mani su del buon formaggio. È stata una cena abbastanza decente.”
  ”Se solo fossi stato un po' più amichevole, magari avremmo potuto avere del vitello in scatola o una bottiglia di latte. Che peccato.”
  ”Io? Non centro nulla con tutto questo.”
  ”Ma cosa dici? Centri eccome. Avresti dovuto vedere in che modo ti stava guardando quella donna. Pensavo la stessi ignorando di proposito. Non dirmi che non te ne sei proprio accorto!”
  ”Non ne avevo idea.”
  Nezumi scosse la testa con una smorfia. “Shion, hai bisogno di una piccola – che dico, enorme ripassata, sulle tue percezioni riguardo l'altro sesso. Se non lo fai presto, le cose si metteranno davvero male.”
  ”Cosa intendi per male?”
  ”Così male che non riuscirei a trovare parole per spiegarlo. O almeno, non udirai niente da me. Oh, ma ti assicuro, la situazione è disperata. Mi viene la pelle d'oca solo a pensarci.”
  ”Di cosa parli?” Domandò Shion irritato. “Ora mi stai incuriosendo. Se andassi a letto ora, probabilmente mi terrebbe sveglio per l'intera notte. La mia curiosità e la tua fame farebbero un'ottima competizione.”
  Nezumi scoppiò a ridere sonoramente, cosa inusuale per lui. La sua risata era allegra e spensierata, ed entrava in Shion nel profondo, con serenità.
  ”Nezumi.”
  ”Dimmi.”
  ”Reciteresti Macbeth?”
  ”Macbeth? Che parte?”
  ”Atto Cinque Scena Cinque, appena dopo che Macbeth apprende la notizia della morte di sua moglie.”
  ”Perchè proprio Macbeth?”
  ”Non lo so,” Rispose Shion. “Mi domando perché. Ho solo sentito improvvisamente la voglia di sentirti recitare Macbeth. È un problema?”
  ”No, non mi spiace.”
  Amlet e Tsukiyo si arrampicarono sulla spalla di Shion. La voce di Nezumi, serena anche se carica di lamento raggiungeva le sue orecchie.
  ”Domani, e domani, e domani
Striscia di giorno in giorno nel suo lento passo,
  L'ultima sillaba del tempo registrato,
  E tutti i nostri ieri hanno illuminato ai folli
  La strada per la polverosa morte. Spegniti, spegniti breve candela.
  La vita non è che un'ombra che cammina, un povero attore...”[2]

  Shion ed i topi ascoltavano incantati trattenendo il respiro. Le fiamme della lampada tremolavano, così come danzavano le loro ombre. Ombre che si imprimevano anche nella voce di Nezumi e nella sua espressione, e Shion aveva l'impressione di venire sollevato dalla realtà e portato in alto verso il cielo. Un'effimera spensieratezza; eterno appagamento. Quanto ricche, meravigliose e intense erano quelle ore che avevano trascorso.
  Due giorni prima della Caccia all'Uomo, in quella stanza c'era stata la scena che aveva lasciato in Shion un segno come null'altro nella sua vita. Ciò che aveva preso vita solo poco tempo prima sembrava qualcosa di un lontano passato.
  Una lacrima uscì dai suoi occhi.
  Era per via del fumo, non perchè il suo cuore fosse tormentato dalla nostalgia.
  Cheep-cheep, cheep-cheep, chit chit chit. Tsukiyo discese sul pavimento, squittendo incessantemente. La superfibra era caduta a terra. Shion si abbassò bruscamente per raccoglierla, la forza nel corpo di Nezumi cedette e il suo peso ricadde sulle spalle di Shion.
  ”Nezumi, resisti. Devi restare sveglio.”
  ”... fuori di qui... presto...”
  ”Lo so. Nemmeno io mi fermerei a riposare in un luogo simile. Ci siamo quasi, Nezumi. Resisti ancora un po'.”
  ”Shion... non possiamo. Non... entrambi...”
  ”Huh? Cosa stai dicendo?”
  ”Fuggi... da solo... fuggi di qui.”
  ”Stupido!” Gridò Shion. “Non dire cazzate!” La rabbia ribolliva dentro di lui. Una rabbia tale che sentiva i suoi capelli bianchi ritti sulle punte. Un vento incandescente soffiava non solo all'esterno ma anche dentro di lui.
Mi stai dicendo di fuggire senza di te? Che dovrei fuggire da solo? Non dirmi una cosa simile, non permetterti nemmeno. Fino a questo punto mi guardi dall'altro in basso? Quanto bassa è l'opinione che hai di me? Non sono così debole da abbandonarti e scegliere la strada della mia sopravvivenza. Posso proteggere entrambi, lo sai! Ho abbastanza forza da proteggere tutti e due.
  ”Non sottovalutarmi, dannazione,” disse con rabbia.
  La rabbia si trasformò velocemente in energia che lo spingeva ad andare avanti. Convogliò la forza nelle braccia, guardando davanti a se. Il luogo non mostrava tracce di presenza umana. Shion avvertiva una leggera brezza. Le fiamme avevano cominciato a lambire il soffitto. Qualche sostanza chimica doveva aver preso fuoco, considerata la piccola esplosione di poco prima, seguita dal caratteristico fastidioso odore.
  ”Tsukiyo, andiamo.”
  Tsukiyo si tuffò nella sua tasca, tirando fuori il capo ed emettendo degli squittii acuti. Per Shion sembravano le direzioni di un navigatore. Se ne sentiva incoraggiato. Doveva fuggire il prima possibile, anche per la piccola creatura che continuava a squittire nonostante fosse a corto di fiato.
  Inciampò su qualcosa e quasi cadde per terra. Un gigantesco prigioniero giaceva riverso a faccia in giù sul pavimento. Era morto con il volto immerso in una pozza del suo stesso sangue. Shion passò oltre il corpo, continuando ad andare avanti.
  Ecco le scale, il che significa la posizione del condotto dei rifiuti è... richiamò alla mente gli accurati dettagli della piantina del piano che aveva scolpito nella mente. La ripercorse nella memoria. Era in un angolo della stanza, dove il fumo ora si stava sollevando a ondate. Spinse la testolina di Tsukiyo nella tasca con la punta delle dita.
  ”Nezumi.” Stiamo per entrare. Shion trattenne il respiro, tuffandosi nel mezzo del fumo. Non aveva né il tempo né il modo di controllare dove fosse l'apertura del condotto. Il suo campo visivo in questo corridoio pieno di fumo era quasi zero metri. La minima esitazione e avrebbe incontrato la sua stessa fine attraverso il soffocamento.
Devi Credere. Credi in te stesso. Se devi aggrapparti a qualcosa, allora affidati alle tue stesse capacità.
  Le sue gambe si fermarono. Poteva vedere l'entrata del condotto. Un soldato era crollato pesantemente contro di esso, bloccandone la via. Le gambe erano distese in avanti, e giaceva immobile con gli occhi ancora aperti. Il collo era piegato in una strana angolatura. Il fucile che era stato stretto apparentemente anche mentre veniva spazzato via dall'esplosione, giaceva sul suo grembo. Era lo stesso fucile che aveva ferito Nezumi.
  Shion non avvertì alcun sentimento di sorta per il soldato. Niente odio, niente ira, niente pietà. Neppure rispetto per qualcuno che aveva perso la vita. La cosa davanti a lui non era un corpo umano; non era che un ostacolo. Shion doveva pensare in quel modo, altrimenti non avrebbe potuto sopravvivere. È solo un ostacolo.
  Spostò il soldato con un calcio.
  Il corpo senza vita cadde a terra, il collo ancora piegato in uno strano angolo. L'entrata si rivelò ai suoi occhi nella sua interezza. Fa male. Non riesco a respirare. Ho la gola in fiamme. Ho bisogno d'aria. Le sue vene si erano dilatate. Il cuore batteva all'impazzata nel petto. La forza stava cominciando ad abbandonarlo. Dannazione, sono arrivato fin qui; non getterò la spugna proprio ora, non dopo essere arrivato fin qui...
Nezumi. Cosa? Reciteresti Macbeth? Macbeth? Quale parte? Atto Cinque Scena Cinque...
Il vento soffiava. Le fiamme tremavano. Ed io disperatamente volevo udirti recitare quei versi. Non so il perchè. Forse volevo prestare ascolto alla tua voce, ed immergere me stesso nel tuo respiro. Mentre udivo Macbeth percorrere la strada per la distruzione, mi sentivo librare; ero appagato.
  ”Spegniti, spegniti, breve candela.
  La vita non è che un'ombra che cammina, un povero attore...”
Nezumi, torneremo a casa. Stiamo tornando a quella stanza. Non possiamo tornare indietro nel tempo, ma possiamo creare nuove esperienze.
  Solitamente il condotto era programmato per aprirsi in automatico quando percepiva qualcuno davanti. Ovviamente, in quel momento non si mosse affatto. Messo giù Nezumi, Shion afferrò il fucile e sparò l'intero caricatore contro l'ingresso del condotto. Il coperchio andò in frantumi.
  Uno spazio nero dalla forma quadrata si spalancava davanti a lui. Un senso di trionfo attraversò il suo corpo.
  Nezumi, ci siamo quasi. Ci siamo quasi. Voleva chiamare il nome di Nezumi, ma non aveva più la forza per parlare. Avvolse Nezumi nel tessuto di superfibra. Se avesse potuto, avrebbe preferito scivolare per il condotto stringendo il corpo di Nezumi, ma lo scivolo era troppo stretto. Era largo a sufficienza per una persona sola.
  Shion sollevò Nezumi, infilandolo nel condotto con i piedi rivolti verso il basso, e si infilò subito dopo di lui, aggrappandosi all'ingresso con la mano sinistra e assicurando il capo di Nezumi contro il suo stomaco con la destra. Poteva sentire le vibrazioni delle esplosioni. Il vento ruggiva.
  Shion chiuse gli occhi, abbandonando la presa dalla mano sinistra. I due corpi scivolarono giù per il condotto perpendicolare.
***
  ”Ow!” Gridò Inukashi. Si era sentito mordere il lobo dell'orecchio. “Perchè diavolo lo avete fatto? Fa male, dannati topastri.”
  Con una mano sull'orecchio, Inukashi lanciò un'occhiataccia ai due topini appollaiati l'uno accanto all'altro.
  ”Immagino che chiamarvi topastri non sia un così grosso insulto per voi. Siete abbastanza simili. Cavoli, mi avete fatto male.”
  Era evidentemente caduto in un sonno profondo, appollaiandosi sulla scrivania. Ne devo avere di palle per addormentarmi in una situazione simile. Heh heh. Si congratulò mentalmente con se stesso, continuandosi a massaggiare l'orecchio. In realtà aveva probabilmente perso i sensi per la stanchezza, ma non era male complimentare sé stesso così.
  Sentì russare. Rikiga era raggomitolato sul pavimento ai suoi piedi, russando liberamente. Nemmeno un mostro leggendario sarebbe stato in grado di produrre un suono così raccapricciante.
  ”Tsk, sembra che sto vecchiaccio abbia ancora più palle di me,” Inukashi schioccò la lingua. I topini si arrampicarono su per il braccio.
  ”Hei, piantala. Ho solo schioccato la lingua. Non ti stavo invitando a giocare. Non ho nemmeno cibo da darti. Hei, e non mordermi l'orecchio, ho fame anch'io!”
  Chit-chit-chit. Chit-chit-chit.
  Screek! Screek! Screek!
  I topini correvano su e giù per il suo braccio a turno. I loro squittii e azioni erano chiaramente fuori dall'ordinario.
  ”Cosa c'è? Qualcosa non va?”
  Il suo naso ebbe un sussulto. Sentiva l'odore di qualcosa che bruciava. Anche del fumo stava passando da sotto la porta leggermente aperta. Qualunque cosa stesse bruciando era dentro il Penitenziario.
  ”Merda...” mormorò Inukashi tra sé.
  Il fumo avrebbe probabilmente riempito la stanza in pochissimo tempo. Dovevano fuggire prima che accadesse.
E’ una cosa seria. Ed è sorprendente. Se il fumo si è spinto fin qui, deve essere un incendio di grosse proporzioni. E i dispositivi anti-incendio? Possibile non funzionino?
  Inukashi deglutì. È opera loro? Che quei due abbiano fermato tutti i sistemi? Hanno realizzato loro questo miracolo?
  ”Puoi far accadere un miracolo più facilmente di quanto credi, Inukashi.” Vorresti dire che non stavi mentendo o recitando mentre dicevi quelle parole?
  Il fumo stava entrando con maggior velocità di prima, insieme con l'odore di bruciato e il calore. La sua schiena si immobilizzò. Aspetta. Aspetta un attimo. Loro sono ancora lì?
  Questo fumo, questa puzza, questo calore. Non poteva immaginare qualcuno sopravvivere in tutto questo. La sua schiena si fece ancora più rigida.
Nezumi, meglio che lo sappia, puoi chiamarlo miracolo solo se torni vivo per raccontarlo. Se crepi lì in mezzo non è un miracolo. Non avrai nemmeno una lapide. Se non torni a casa dopo tutti quei grandi discorsi, mi farò una risata. Non smetterò più di ridere.
  Rikiga si strozzò col fumo e cominciò a tossire. I topini squittivano. Sembravano gridare con tutta la loro forza.
  ”Cosa c'è? Cosa devo fare? Che è successo al vostro padrone?” Inukashi aveva l'impressione di voler gridare a sua volta. Che diavolo dovrei fare ora?
  Uno dei topini – non capiva si trattasse di Cravat o Amlet – corse nell'area di raccolta. Girava come un pazzo in circolo sotto il tubo del condotto rifiuti, dove sorgeva un'apertura quadrata. L'altro topino lo raggiunse e cominciarono entrambi a correre in vertiginosi circoli attorno a questa.
Condotto rifiuti? Aspetta un attimo, perchè Nezumi ci ha fatti aspettare proprio qui? Il condotto dei rifiuti...
  Inukashi si alzò in piedi, colpendo il sedere di Rikiga con un calcio.
  ”Vecchio, dammi una mano.”
  ”Che- Cosa? Che sta succedendo?”
  ”Stanno tornando. Aiutami.”
  In un angolo dell'area di raccolta, si trovavano alcuni materassi vecchi e logori. Getsuyaku si era dotato di questi per prevenire ulteriore danno ai dispositivi che cadevano giù dal condotto. Meno il danno, maggiore era il prezzo a cui poteva rivenderli. Getsuyaku faceva una considerevole somma di denaro dai rifiuti che cadevano giù da questo condotto.
  C'erano alcuni pezzi di vetro rotti disseminati nella montagna di rifiuti dell'area di raccolta, e lo spoglio pavimento di cemento era esposto in alcune parti. Se i ragazzi fossero caduti lì sopra, si sarebbero spezzati le ossa. Posso lasciare che accada ad una macchina scartata, ma loro sono esseri umani. Non posso lasciar spezzare le loro ossa.
  ”Sbrigati, vecchio. Piantala di perdere tempo.”
  ”G-Giusto.” Rikiga gli si avvicinò camminando goffamente ed afferrò un materasso.
  ”Dobbiamo ammucchiarli l'uno sull'altro. Sbrigati!”
  ”Giusto... ma Inukashi, stanno davvero tornando? Come – “
  ”Zitto e datti una mossa! Veloce!”
  Inukashi tese l'orecchio in ascolto mentre spostava i materassi. Nezumi, Shion... tornate.
  ”Inukashi, il fumo sta peggiorando!” Urlò Rikiga. La piccola stanza stava venendo avvolta da una coltre di fumo bianco.
  Tornate indietro, Nezumi, Shion.
  Vi prego, tornate a casa.
  Sentiva il vento rombare attraverso il condotto.
Tornate a casa.
  Vi prego, tornate a casa.
  O Signore, proteggili. Inukashi congiunse le mani, pregando Dio per la prima volta nella sua vita. O Signore –
- Fine volume 8-
note:
 [1] traduzione fatta da me, in caso cerco una ufficiale... Rimbaud, Arthur. "Ophelia (Ophélie)."
[2] traduzione mezza fatta da me, mezza presa da internet non ricordo dove.


3 commenti:

  1. Grazie per il capitolo; lo aspettavo da tanto! Scusa non è un rimprovero ; è che avevo bisogno di No° 6 perchè sono un po' depressa.Avevo voglia di pensare a Nezumi , di sapere cosa gli stava accadendo..sì sì è un po' folle..ma fa parte di me!
    Ancora grazie e alla prossima
    P.S.
    Ha sentito che bella la voce di Yoshimasa Osaya quando parla come Nezumi (ti mandai il link); a me ha fatto venire i brividi...credevo di aveere Nezumi davanti! Magari!|

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    1. ciao, scusami per il ritardo ma sono pienissima di cose da fare... tra l'altro... altri 4 capitoli... ed è finita---- non voglio q.q nu Q_Q
      sii, la voce di Yoshimasa è spettacolare q.q

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  2. Ogni parola,ogni virgola,ogni frase,ogni sillaba. Stupendo,tutto stupendo.
    Inukashi che prega per la prima volta(pur non essendo credente ho amato questa scena),Shion che ricorda un piccolo frammento della sua vita con Nezumi...Tutto ciò è stupendo. Oramai mi rendo conto di essere scontata,ma l'emozioni che provo sono così forti che non ho parole. Come puo' un essere umano fare qualcosa di così bello? Mi chiedo,eppure gli esseri umani possono essere così crudeli e così magnifici allo stesso tempo. ;-; La relazione tra Shion e Nezumi è stupenda,eppure Inukashi,che continua a dire di ridere se Nezumi morirà è quella che probabile ne soffrirebbe di più dopo Shion.

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