Volume
8
Capitolo
4
Alla
brezza della sera
Per
più di cento anni la triste Ofelia
ha
camminato, un bianco fantasma, lungo il lungo e oscuro fiume;
Per
più di cento anni la sua dolce follia
ha
mormorato il suo racconto alla brezza della sera.
-Arthur
Rimbaud “Ophelia” [1]
Nezumi cadde in un modo estremamente lento e silenzioso. Era come
guardare un vecchio film in bianco e nero a rallentatore...
Un sordo impatto colpì il suo petto. Nezumi cadde contro di lui, e
Shion accolse il peso e il calore del ragazzo tra le sue braccia.
All'improvviso, lo schermo in bianco e nero riguadagnò i suoi
disgustosi colori reali.
Nezumi collassò tra le braccia di Shion a peso morto. L'odore del
sangue assalì le narici del ragazzo.
Nezumi...
Nessuna voce venne fuori. Non riusciva a
comprendere cosa stesse accadendo. Non ne era semplicemente in grado.
Cos'era? Cosa era appena successo? C'erano dei soldati che puntavano
loro contro delle pistole. Fucili. Le baionette attaccate a questi
brillavano di un bianco perfetto. La lingua di uno dei soldati fece
capolino tra i denti.
Una nuova ondata di prigionieri si fiondò giù per le scale come un
torrente, formando una barricata tra Shion e i soldati. Tra loro,
un’enorme uomo pelato lanciò un piccolo grido, barcollando mentre
si reggeva il petto.
”Dannazione... mi hanno preso.” Il gigante fece uno, due passi
verso i soldati e lanciò un improvviso grido. “Dannazione!”
Il gigante puntò il soldato, e allo stesso tempo vi fu
un'esplosione. Fumo e fiamme eruppero dalla stanza di monitoraggio
accanto alle scale. Shion vide i soldati venire sbalzati contro il
muro dall'esplosione. Fumo bianco riempì immediatamente il
corridoio. Come un gigantesco serpente candido, si insinuò su per le
scale e poi giù lungo il passaggio.
Shion sollevò Nezumi, raggiungendo la fine del corridoio. I
movimenti del fumo suggerivano che la via di fuga fosse verso il
basso, ma da quella parte c'era il dipartimento di Controllo Igiene.
Il dipartimento di Controllo Igiene. Dalla mappa della struttura
interna, Shion sospettava che accanto ad esso dovesse essere stata
costruita una piccola stanza di controllo medico. Varcò la soglia
della porta, lasciata completamente aperta. La chiuse per evitare
l'ingresso di fiamme e ulteriore fumo.
Inciampò e il corpo di Nezumi gli sfuggì quasi dalle mani. Shion
tentò di afferrarlo, ma finirono per cadere insieme in una massa
gambe e braccia. Istintivamente aveva gettato in fuori i palmi delle
mani, e notò che avevano lasciato impronte rosse al pavimento; erano
ricoperti di sangue – sangue di Nezumi.
”Nezumi!”
Non poteva evitare di gridare. Le parole si facevano strada a forza
attraverso la sua gola, fuggendo all'esterno in un grido.
”Nezumi, mi senti? Nezumi!”
Gli occhi di Nezumi restavano chiusi e non dava alcun segno di
risposta. Il sangue fuoriuscito dalla spalla gli macchiava il petto,
scorrendo giù lungo il braccio, e gocciolava dalle dita.
”No, come – come può essere –“ Sapeva di non potersi
permettere di perdere il controllo. Doveva rimanere lucido e portare
a termine con calma ciò che doveva fare.
Lo so. Certo che lo so. Ma non posso muovermi. Il mio corpo e la mia
mente sono paralizzati.
”Nezumi, Nezumi. Ti prego, apri gli occhi.” Disse digrignando i
denti.
Pezzo di idiota. Udì una voce che lo rimproverava. Sei un
inutile idiota. Inutile buono a nulla. Testone, tardo e codardo.
Inukashi? Sei tu?
Non sei nemmeno capace di proteggere la persona per te più
importante? Sai solo piangere senza nemmeno provare a salvarla? Che
prova hai dell'essere stato con Nezumi fino ad ora? Sei ancora lo
stesso elite viziato come quando eri in no. 6?
Non capiva se era la voce di Inukashi o la propria, ma qualcuno lo
stava rimproverando duramente.
Shion, ne sei sicuro? Saresti indifferente se perdessi Nezumi?
Saresti almeno in grado di sopportarlo?
Shion tirò un profondo respiro. L'odore del sangue arrivò fin
dentro il petto. Portò l'orecchio alle labbra di Nezumi,
controllando il suo respiro. Gli tastò il polso con le dita,
sentendo il battito del cuore. Sentiva il sangue pulsare contro le
sue dita, un battito che tuttavia sembrava prossimo a svanire da un
momento all'altro.
Shion si tirò in piedi, guardandosi intorno per la stanza. Sottili
lingue di fuoco e fumo filtravano dal pannello degli strumenti al
centro della stanza. C'era un armadietto contro una parete alle sue
spalle con delle ante di vetro. Il vetro era stato rotto, e bottiglie
di plastica giacevano riverse a terra. Alcune avevano tappi aperti, o
le bottiglie stesse erano andate danneggiate, poiché il loro
contenuto gocciolava da esso. Shion si avvicinò, ma non sentì
nessun odore strano. Etichette scritte a mano erano attaccate a
ciascun bottiglia con il nome del medicinale. In altre circostanze,
Shion avrebbe forse sorriso inconsciamente all'idea di qualcuno che
scriveva a mano etichette in un luogo così inumano come il
Penitenziario, invece di utilizzare etichette prestampate.
Ma in quel momento, non c'era spazio nei suoi pensieri per una cosa
simile.
Passò in rassegna ogni etichetta, reprimendo l'ansia nel suo cuore e
ripetendosi di calmarsi ancora e ancora, come un mantra.
Disinfettante; agente emostatico; antidolorifico; acqua distillata;
siringa per uso comune; pinza emostatica; garze di cotone
assorbente... in un angolo dello scaffale c'era una luce d'emergenza
caduta su di un fianco. Come si aspettava, c'era un'adeguata gamma di
medicinali e attrezzature per semplici trattamenti medici.
Sarebbe stato in grado di fare qualcosa con questi? Una piccola
ferita non sarebbe stato un problema; ma sarebbe stato in grado di
trattare una ferita così grave da aver causato al paziente di
soffrire di una grossa perdita di sangue e perdita di coscienza?
La maggior parte della conoscenza medica di Shion era teorica. Non
aveva quasi nessuna esperienza pratica. In questa situazione, a
maggior ragione, quanto bene potrebbe prestare un trattamento
d'emergenza? Ne era in grado? Si sentiva come se la baionetta vista
un attimo prima fosse puntata contro la sua gola.
Poteva farlo?
Devo. Non c'è tempo per esitare. Non posso starmene fermo e
piagnucolare di non poterlo fare. Non posso lasciare che Nezumi mi
venga portato via senza combattere. Non lo consegnerò a nessuno.
”Nezumi, riesci a sentirmi, vero? Lo so che la mia voce ti
raggiunge.”
E’ impossibile che tu non possa sentirmi. È impossibile che la
mia voce non ti raggiunga. Non importa quando o in quale situazione,
tu riesci sempre a cogliere le mie parole e darmi una risposta.
Riesci sempre a tornare da me. Questa volta, sarò io a riportarti
indietro. Ti riporterò indietro con la forza.
”Nezumi!”
Shion gli strappò i vestiti. Il proiettile lo aveva perforato sotto
la spalla sinistra attraverso l'avambraccio. Se lo sparo fosse stato
leggermente più interno, il proiettile gli avrebbe perforato il
cuore e sarebbe morto all'istante.
Vivi. Aggrappati alla vita. I cieli ti hanno lasciato questa
possibilità. Non permetterò che vada sprecata. Prima di tutto devo
fermare il sangue. La mia priorità ora è di fermare questo sangue.
Poi, devo portarlo in un luogo dove può ricevere un adeguato
trattamento.
Illuminò l'area interessata con la torcia. Versò del disinfettante
sulla ferita e la risciacquò dall'interno verso l'esterno,
esaminando l'interno ad occhio nudo. L'arteria non era stata recisa
completamente. Applicò pressione sulla clavicola di Nezumi,
controllando temporaneamente l’emorragia. Le sue dita tremavano.
Calmati calmati, calmati. Devo calmarmi. Scaccia tutte le tue
emozioni, concentrati solo sulla ferita che lo ha trafitto.
Strinse l'arteria con la pinza emostatica, vi posizionò una garza e
premette con tampone assorbente. Avvolse stretta la benda intorno
alla ferita.
Queste sono il massimo delle cure che posso prestargli ora.
Aveva cominciato a sudare, e il sudore aveva formato goccioline che
gli scivolavano giù lungo il volto, ed entrando nella bocca, dove
lasciavano un sapore amaro.
Quanto tempo resisterà con questo? Tre – no, due ore,
considerato quanto sangue ha perso. Se non riceve cure decenti entro
due ore, morirà.
Tempo massimo: 120 minuti.
”Ugh...” Nezumi emise un debole gemito. Le palpebre si
sollevarono di poco.
”Nezumi! Riesci a sentirmi? Nezumi!”
”...Shion...” mormorò.
”Ancora un po'. Cerca di resistere ancora un altro poco. Ti porterò
in un ospedale. Resisti, resta con me.” Disse cercando di mettere
quanta più forza poteva nelle parole.
”...Shion... non posso... muovermi...”
”Nessun problema, ti porterò io.” Sono qui, sono accanto a
te, andrà tutto bene. Shion si fece passare il braccio di Nezumi
da dietro il collo, e lo aiutò ad alzarsi. Circondò la vita del
ragazzo con un braccio per sostenerlo, e uscì fuori nel corridoio.
Il fumo gli pungeva gli occhi, dissolvendosi in fitte di tosse. La
gola gli doveva e sentiva le vie respiratorie intasate.
Non possedeva alcuna conoscenza di sopravvivenza, ma aveva la
volontà, e il suo cuore era preparato a tutto pur di sopravvivere.
Nezumi gli aveva insegnato ampiamente a riguardo.
Shion si accovacciò, trascinando Nezumi ad una posizione quasi
strisciante. Fumo e calore vorticavano intorno a loro sulle scale.
Era troppo pericoloso saltarvi all'interno. Ma non aveva il tempo di
cercare un'altra via di fuga. Se avessero perso tempo lì sarebbero
stati avvolti dalle fiamme e sarebbero morti soffocati.
Cosa faccio? Cosa posso fare?
La crescente agitazione e il fumo che entrava nel suo corpo gli
fecero quasi perdere la calma. Non andare in panico. Qualunque
cosa fai, non lasciarti prendere dal panico. C'è sempre una
soluzione.
”Shion...”
Il corpo di Nezumi si mosse impercettibilmente. “L'uscita... il
condotto dei rifiuti...”
La sua voce raggiungeva le orecchie in frammenti. Era chiaro che
Nezumi stesse cercando disperatamente di mantenersi cosciente. Una
volta persa conoscenza, sarebbe stato più semplice non risvegliarsi;
Nezumi lo sapeva fin troppo bene.
Il condotto dei rifiuti. Giusto, c'era quella opzione.
Nei piani inferiori dal primo al terzo era installato un condotto per
i rifiuti nel mezzo del corridoio di ogni piano. Sembrava che piccole
attrezzature venissero gettate di lì insieme con i rifiuti comuni,
dato che il condotto era piuttosto ampio. La prima volta che Shion lo
aveva scoperto, aveva pensato di usare il condotto per infiltrarsi
nel penitenziario. Ma l'idea aveva avuto vita breve. Era impossibile
arrampicarsi per un condotto quasi perpendicolare al terreno senza
appigli o simili. E inoltre, il condotto era programmato per rilevare
e avviare l'allarme ad ogni strano oggetto che sporgesse dalle
aperture. L'infiltrazione sarebbe stata impossibile, ma era possibile
utilizzarla come una via di fuga.
Lui e Nezumi ne avevano parlato in precedenza. Era stato due giorni
prima della Caccia all'Uomo.
Il giorno della Caccia era stato un gelido giorno invernale con un
vento impetuoso, ma due giorni prima era stato soleggiato con un
cielo temperato. Un cielo azzurro si apriva sul West Block al posto
di nuvole cariche di neve, e i raggi che risplendevano al suolo erano
così caldi che era difficile credere si trovassero in inverno. La
gente sembrava godere di più questo clima piacevole, passeggiando
per le strade del mercato a passo tranquillo. Vecchi mendicanti e
bambini affamati affollavano ancora le strade come al solito, ma
sembravano respirare più facilmente della maggior parte dei giorni.
I negozianti, che solitamente li scacciavano in un tono astioso e
implacabile, stringevano gli occhi al sole e lasciavano i loro visi
rilassarsi. Non arrivavano al punto da dare elemosina, ma sembravano
propensi a chiudere un occhio sui mendicanti purché non rubassero
alcuna merce. Alcuni addirittura scherzavano con mendicanti
familiari.
Tra di loro, quanti avrebbero potuto predire l'inferno che si sarebbe
dischiuso due giorni più tardi? Quanti potevano essere sfuggiti
all'inferno della Caccia all'Uomo?
Nezumi e Shion stavano cenando con pane duro acquistato al mercato,
inzuppato in acqua calda. Forse il sorriso di Nezumi aveva fatto il
trucco e la fornaia aveva regalato loro del formaggio in omaggio. Era
un formaggio superbo, privo di muffa.
Non vi era alcun suono nella stanza sotterranea eccetto per le voci
dei due ragazzi. Stranamente, nemmeno l'ululato del vento del nord
che aveva cominciato a soffiare intorno al tramonto trovava la sua
strada. Che il vento fosse cessato in quel momento? O Shion era stato
forse talmente assorbito dalla conversazione che le sue orecchie si
erano rifiutate di cogliere altro suono oltre la voce di Nezumi?
”Shion, il condotto dei rifiuti potrebbe essere una via di fuga. È
fattibile?” Domandò Nezumi, rigirando la tazza d'acqua calda tra
le mani.
”Il condotto dei rifiuti, huh... ma certo, è come avere una strada
che conduce direttamente dal terzo piano al luogo d'incontro nel
basamento.”
”Già. Dalla mappa, immagino che l'intero condotto, eccetto le
aperture, non dovrebbero essere integrate con sensori per il
riconoscimento di oggetti e sistema di eliminazione. Ehe, sembra che
No.6 sia incredibilmente disattenta quando si tratta di trattamento
dei rifiuti della struttura.”
”Hai ragione.” Aveva risposto Shion. “è più grande di un
tipico condotto. Tecnicamente dovremmo essere in grado di passarvi
attraverso.”
”Esattamente. Non sei contento che siamo entrambi magri? Se uno di
noi fosse stato delle dimensioni di quel vecchiaccio di Rikiga, ci
saremmo piantati al centro. Immondizia fuori misura, indubbiamente.”
”Quella era cattiva.”
”Sarà, ma sto solo dicendo la verità. Dimmi tu se riesci a
immaginare quel vecchiaccio alcolizzato scendere giù per il condotto
come se nulla fosse.”
”Bhe – immagino tu abbia ragione.” L'immagine di Rikiga col suo
grasso ventre affiorò nella mente di Shion, e scoppiò quasi a
ridere. Ricacciò in dietro la risata, mordendosi le labbra. La
domanda di Nezumi non era di quelle a cui poteva rispondere con un
sorriso.
Il condotto dei rifiuti era una plausibile via di fuga? Dopo qualche
momento di riflessione, Shion parlò.
”A dirti la verità, non ho idea se possiamo farlo davvero. Ma c'è
la possibilità. Tutta teoria, giusto per dire.” rispose. Nezumi
posò la tazza e affondò nella sua sedia.
”Una possibilità, huh.”
”Già.”
”C'è una possibilità allora.” Nezumi incrociò le gambe e
chiuse gli occhi. Anche Shion si poggiò contro lo scaffale,
abbracciandosi un ginocchio. Era stato allora che Shion aveva notato
il suono del vento per la prima volta. Un suono stridulo, simile al
pianto silenzioso di una vecchia signora.
La stanza debolmente illuminata da una lampada; il profilo meditante
di Nezumi; il basso lamentio del vento – aveva l'impressione di
guardare una scena di uno spettacolo.
Shion era seduto tra il pubblico, gli occhi fissi sulla figura
silenziosa del palco oscurato davanti a lui. Un appagante confort,
una malinconia e un'emozione prossima allo sgomento, insieme a molte
altre a cui non poteva dare nome, mescolate, ingarbugliate l'una con
l'altra, che riempivano Shion fino all'orlo.
Se solo questo momento potesse durare per sempre. Se solo il tempo
potesse fermarsi proprio ora. Se solo il mio intero mondo consistesse
delle cose che si trovano qui ora. Il desiderio affiorò
all'improvviso nel suo cuore.
”La vita non è che un'ombra che cammina, un povero attore.”
Un verso tratto da Machbeth gli venne improvvisamente alla mente.
”Spegniti, spegniti, breve candela.”
”La vita non è che un'ombra che cammina, un povero attore.”
Nezumi aprì gli occhi. Il suo sguardo si intrecciò con quello di
Shion.
”Cosa?”
”Huh? No, niente...” Shion cambiò posizione, ritraendosi
leggermente dalla luce della lampada. Non voleva che Nezumi vedesse
le sue guance, che erano probabilmente arrossate.
”Shion, sai a cosa stavo pensando ora?”
”Tu? Bhe... al condotto dei rifiuti, probabilmente?”
”Certo che no. Non ho intenzione di darmi pena per dei rifiuti in
eterno. E poi abbiamo risolto il problema. È possibile, il che
significa che vale la pena tenerlo a mente. Una possibilità in più,
no?”
”Giusto.” Non importava se era solo teoria. Non importa se l'idea
era poco più di mera speculazione, se è possibile, devi tenerlo a
mente – ecco cosa gli stava dicendo Nezumi. Shion annuì lentamente
come per indicare che aveva capito.
”Bene. Ma se dipende da me, preferirei piuttosto fare la mia
graziosa uscita dall'ingresso principale, completa con tutti gli
onori di casa. Ma è un lusso che probabilmente non avrò.”
”Probabilmente no. Ti consiglio di non aspettarti il trattamento
VIP. Quindi, se non pensavi al condotto dei rifiuti, a cosa stavi
pensando? Altre vie di fuga?”
Nezumi accavallò nuovamente le gambe, esalando un dolente sospiro.
”Pensavo al cibo.”
”Huh?”
”Cibo. C-I-B-O. Stavo pensando a cosa ordinerei se potessi
rimpinzarmi con qualunque cosa desiderassi.”
”-- materialista da parte tua, huh?” commentò Shion.
”Il cibo è importante. A volte, un panino che un vecchio fornaio
ha messo insieme è molto più significativo di una eterna verità
scoperta da un estimato filosofo. È la natura della vita. A ogni
modo, ora come ora sono così affamato che comincio ad avere pietà
di me. Probabilmente non riuscirei nemmeno ad addormentarmi se
andassi a letto ora.”
”Hai appena mangiato. Hai mangiato due panini.”
”Pane secco e duro come la pietra, acqua calda e un pezzo di
formaggio non sono minimamente sufficienti.”
”Non essere ingordo,” disse Shion severamente. “Grazie a quella
signora del forno abbiamo potuto mettere le mani su del buon
formaggio. È stata una cena abbastanza decente.”
”Se solo fossi stato un po' più amichevole, magari avremmo potuto
avere del vitello in scatola o una bottiglia di latte. Che peccato.”
”Io? Non centro nulla con tutto questo.”
”Ma cosa dici? Centri eccome. Avresti dovuto vedere in che modo ti
stava guardando quella donna. Pensavo la stessi ignorando di
proposito. Non dirmi che non te ne sei proprio accorto!”
”Non ne avevo idea.”
Nezumi scosse la testa con una smorfia. “Shion, hai bisogno di una
piccola – che dico, enorme ripassata, sulle tue percezioni
riguardo l'altro sesso. Se non lo fai presto, le cose si metteranno
davvero male.”
”Cosa intendi per male?”
”Così male che non riuscirei a trovare parole per spiegarlo. O
almeno, non udirai niente da me. Oh, ma ti assicuro, la situazione è
disperata. Mi viene la pelle d'oca solo a pensarci.”
”Di cosa parli?” Domandò Shion irritato. “Ora mi stai
incuriosendo. Se andassi a letto ora, probabilmente mi terrebbe
sveglio per l'intera notte. La mia curiosità e la tua fame farebbero
un'ottima competizione.”
Nezumi scoppiò a ridere sonoramente, cosa inusuale per lui. La sua
risata era allegra e spensierata, ed entrava in Shion nel profondo,
con serenità.
”Nezumi.”
”Dimmi.”
”Reciteresti Macbeth?”
”Macbeth? Che parte?”
”Atto Cinque Scena Cinque, appena dopo che Macbeth apprende la
notizia della morte di sua moglie.”
”Perchè proprio Macbeth?”
”Non lo so,” Rispose Shion. “Mi domando perché. Ho solo
sentito improvvisamente la voglia di sentirti recitare Macbeth.
È un problema?”
”No, non mi spiace.”
Amlet e Tsukiyo si arrampicarono sulla spalla di Shion. La voce di
Nezumi, serena anche se carica di lamento raggiungeva le sue
orecchie.
”Domani, e domani, e domani
Striscia di giorno in giorno nel suo lento passo,
L'ultima sillaba del tempo registrato,
E tutti i nostri ieri hanno illuminato ai folli
La strada per la polverosa morte. Spegniti, spegniti breve candela.
La vita non è che un'ombra che cammina, un povero attore...”[2]
Shion ed i topi ascoltavano incantati trattenendo il respiro. Le
fiamme della lampada tremolavano, così come danzavano le loro ombre.
Ombre che si imprimevano anche nella voce di Nezumi e nella sua
espressione, e Shion aveva l'impressione di venire sollevato dalla
realtà e portato in alto verso il cielo. Un'effimera spensieratezza;
eterno appagamento. Quanto ricche, meravigliose e intense erano
quelle ore che avevano trascorso.
Due giorni prima della Caccia all'Uomo, in quella stanza c'era stata
la scena che aveva lasciato in Shion un segno come null'altro nella
sua vita. Ciò che aveva preso vita solo poco tempo prima sembrava
qualcosa di un lontano passato.
Una lacrima uscì dai suoi occhi.
Era per via del fumo, non perchè il suo cuore fosse tormentato dalla
nostalgia.
Cheep-cheep, cheep-cheep, chit chit chit. Tsukiyo
discese sul pavimento, squittendo incessantemente. La superfibra era
caduta a terra. Shion si abbassò bruscamente per raccoglierla, la
forza nel corpo di Nezumi cedette e il suo peso ricadde sulle spalle
di Shion.
”Nezumi, resisti. Devi restare sveglio.”
”... fuori di qui... presto...”
”Lo so. Nemmeno io mi fermerei a riposare in un luogo simile. Ci
siamo quasi, Nezumi. Resisti ancora un po'.”
”Shion... non possiamo. Non... entrambi...”
”Huh? Cosa stai dicendo?”
”Fuggi... da solo... fuggi di qui.”
”Stupido!” Gridò Shion. “Non dire cazzate!” La rabbia
ribolliva dentro di lui. Una rabbia tale che sentiva i suoi capelli
bianchi ritti sulle punte. Un vento incandescente soffiava non solo
all'esterno ma anche dentro di lui.
Mi stai dicendo di fuggire senza di te? Che dovrei fuggire da
solo? Non dirmi una cosa simile, non permetterti nemmeno. Fino a
questo punto mi guardi dall'altro in basso? Quanto bassa è
l'opinione che hai di me? Non sono così debole da abbandonarti e
scegliere la strada della mia sopravvivenza. Posso proteggere
entrambi, lo sai! Ho abbastanza forza da proteggere tutti e due.
”Non sottovalutarmi, dannazione,” disse con rabbia.
La rabbia si trasformò velocemente in energia che lo spingeva ad
andare avanti. Convogliò la forza nelle braccia, guardando davanti a
se. Il luogo non mostrava tracce di presenza umana. Shion avvertiva
una leggera brezza. Le fiamme avevano cominciato a lambire il
soffitto. Qualche sostanza chimica doveva aver preso fuoco,
considerata la piccola esplosione di poco prima, seguita dal
caratteristico fastidioso odore.
”Tsukiyo, andiamo.”
Tsukiyo si tuffò nella sua tasca, tirando fuori il capo ed emettendo
degli squittii acuti. Per Shion sembravano le direzioni di un
navigatore. Se ne sentiva incoraggiato. Doveva fuggire il prima
possibile, anche per la piccola creatura che continuava a squittire
nonostante fosse a corto di fiato.
Inciampò su qualcosa e quasi cadde per terra. Un gigantesco
prigioniero giaceva riverso a faccia in giù sul pavimento. Era morto
con il volto immerso in una pozza del suo stesso sangue. Shion passò
oltre il corpo, continuando ad andare avanti.
Ecco le scale, il che significa la posizione del condotto dei rifiuti
è... richiamò alla mente gli accurati dettagli della piantina del
piano che aveva scolpito nella mente. La ripercorse nella memoria.
Era in un angolo della stanza, dove il fumo ora si stava sollevando a
ondate. Spinse la testolina di Tsukiyo nella tasca con la punta delle
dita.
”Nezumi.” Stiamo per entrare. Shion trattenne il respiro,
tuffandosi nel mezzo del fumo. Non aveva né il tempo né il modo di
controllare dove fosse l'apertura del condotto. Il suo campo visivo
in questo corridoio pieno di fumo era quasi zero metri. La minima
esitazione e avrebbe incontrato la sua stessa fine attraverso il
soffocamento.
Devi Credere. Credi in te stesso. Se devi aggrapparti a qualcosa,
allora affidati alle tue stesse capacità.
Le sue gambe si fermarono. Poteva vedere l'entrata del condotto. Un
soldato era crollato pesantemente contro di esso, bloccandone la via.
Le gambe erano distese in avanti, e giaceva immobile con gli occhi
ancora aperti. Il collo era piegato in una strana angolatura. Il
fucile che era stato stretto apparentemente anche mentre veniva
spazzato via dall'esplosione, giaceva sul suo grembo. Era lo stesso
fucile che aveva ferito Nezumi.
Shion non avvertì alcun sentimento di sorta per il soldato. Niente
odio, niente ira, niente pietà. Neppure rispetto per qualcuno che
aveva perso la vita. La cosa davanti a lui non era un corpo umano;
non era che un ostacolo. Shion doveva pensare in quel modo,
altrimenti non avrebbe potuto sopravvivere. È solo un ostacolo.
Spostò il soldato con un calcio.
Il corpo senza vita cadde a terra, il collo ancora piegato in uno
strano angolo. L'entrata si rivelò ai suoi occhi nella sua
interezza. Fa male. Non riesco a respirare. Ho la gola in fiamme.
Ho bisogno d'aria. Le sue vene si erano dilatate. Il cuore
batteva all'impazzata nel petto. La forza stava cominciando ad
abbandonarlo. Dannazione, sono arrivato fin qui; non getterò la
spugna proprio ora, non dopo essere arrivato fin qui...
Nezumi. Cosa? Reciteresti Macbeth? Macbeth? Quale parte? Atto
Cinque Scena Cinque...
Il vento soffiava. Le fiamme tremavano. Ed io disperatamente
volevo udirti recitare quei versi. Non so il perchè. Forse volevo
prestare ascolto alla tua voce, ed immergere me stesso nel tuo
respiro. Mentre udivo Macbeth percorrere la strada per la
distruzione, mi sentivo librare; ero appagato.
”Spegniti, spegniti, breve candela.
La vita non è che un'ombra che cammina, un povero attore...”
Nezumi, torneremo a casa. Stiamo tornando a quella stanza. Non
possiamo tornare indietro nel tempo, ma possiamo creare nuove
esperienze.
Solitamente il condotto era programmato per aprirsi in automatico
quando percepiva qualcuno davanti. Ovviamente, in quel momento non si
mosse affatto. Messo giù Nezumi, Shion afferrò il fucile e sparò
l'intero caricatore contro l'ingresso del condotto. Il coperchio andò
in frantumi.
Uno spazio nero dalla forma quadrata si spalancava davanti a lui. Un
senso di trionfo attraversò il suo corpo.
Nezumi, ci siamo quasi. Ci siamo quasi. Voleva chiamare il nome di
Nezumi, ma non aveva più la forza per parlare. Avvolse Nezumi nel
tessuto di superfibra. Se avesse potuto, avrebbe preferito scivolare
per il condotto stringendo il corpo di Nezumi, ma lo scivolo era
troppo stretto. Era largo a sufficienza per una persona sola.
Shion sollevò Nezumi, infilandolo nel condotto con i piedi rivolti
verso il basso, e si infilò subito dopo di lui, aggrappandosi
all'ingresso con la mano sinistra e assicurando il capo di Nezumi
contro il suo stomaco con la destra. Poteva sentire le vibrazioni
delle esplosioni. Il vento ruggiva.
Shion chiuse gli occhi, abbandonando la presa dalla mano sinistra. I
due corpi scivolarono giù per il condotto perpendicolare.
***
”Ow!” Gridò Inukashi. Si era sentito mordere il lobo
dell'orecchio. “Perchè diavolo lo avete fatto? Fa male, dannati
topastri.”
Con una mano sull'orecchio, Inukashi lanciò un'occhiataccia ai due
topini appollaiati l'uno accanto all'altro.
”Immagino che chiamarvi topastri non sia un così grosso insulto
per voi. Siete abbastanza simili. Cavoli, mi avete fatto male.”
Era evidentemente caduto in un sonno profondo, appollaiandosi sulla
scrivania. Ne devo avere di palle per addormentarmi in una
situazione simile. Heh heh. Si congratulò mentalmente con se
stesso, continuandosi a massaggiare l'orecchio. In realtà aveva
probabilmente perso i sensi per la stanchezza, ma non era male
complimentare sé stesso così.
Sentì russare. Rikiga era raggomitolato sul pavimento ai suoi piedi,
russando liberamente. Nemmeno un mostro leggendario sarebbe stato in
grado di produrre un suono così raccapricciante.
”Tsk, sembra che sto vecchiaccio abbia ancora più palle di me,”
Inukashi schioccò la lingua. I topini si arrampicarono su per il
braccio.
”Hei, piantala. Ho solo schioccato la lingua. Non ti stavo
invitando a giocare. Non ho nemmeno cibo da darti. Hei, e non
mordermi l'orecchio, ho fame anch'io!”
Chit-chit-chit. Chit-chit-chit.
Screek! Screek! Screek!
I topini correvano su e giù per il suo braccio a turno. I loro
squittii e azioni erano chiaramente fuori dall'ordinario.
”Cosa c'è? Qualcosa non va?”
Il suo naso ebbe un sussulto. Sentiva l'odore di qualcosa che
bruciava. Anche del fumo stava passando da sotto la porta leggermente
aperta. Qualunque cosa stesse bruciando era dentro il Penitenziario.
”Merda...” mormorò Inukashi tra sé.
Il fumo avrebbe probabilmente riempito la stanza in pochissimo tempo.
Dovevano fuggire prima che accadesse.
E’ una cosa seria. Ed è sorprendente. Se il fumo si è spinto
fin qui, deve essere un incendio di grosse proporzioni. E i
dispositivi anti-incendio? Possibile non funzionino?
Inukashi deglutì. È opera loro? Che quei due abbiano fermato
tutti i sistemi? Hanno realizzato loro questo miracolo?
”Puoi far accadere un miracolo più facilmente di quanto credi,
Inukashi.” Vorresti dire che non stavi mentendo o recitando
mentre dicevi quelle parole?
Il fumo stava entrando con maggior velocità di prima, insieme con
l'odore di bruciato e il calore. La sua schiena si immobilizzò.
Aspetta. Aspetta un attimo. Loro sono ancora lì?
Questo fumo, questa puzza, questo calore. Non poteva immaginare
qualcuno sopravvivere in tutto questo. La sua schiena si fece ancora
più rigida.
Nezumi, meglio che lo sappia, puoi chiamarlo miracolo solo se
torni vivo per raccontarlo. Se crepi lì in mezzo non è un miracolo.
Non avrai nemmeno una lapide. Se non torni a casa dopo tutti quei
grandi discorsi, mi farò una risata. Non smetterò più di ridere.
Rikiga si strozzò col fumo e cominciò a tossire. I topini
squittivano. Sembravano gridare con tutta la loro forza.
”Cosa c'è? Cosa devo fare? Che è successo al vostro padrone?”
Inukashi aveva l'impressione di voler gridare a sua volta. Che
diavolo dovrei fare ora?
Uno dei topini – non capiva si trattasse di Cravat o Amlet –
corse nell'area di raccolta. Girava come un pazzo in circolo sotto il
tubo del condotto rifiuti, dove sorgeva un'apertura quadrata. L'altro
topino lo raggiunse e cominciarono entrambi a correre in vertiginosi
circoli attorno a questa.
Condotto rifiuti? Aspetta un attimo, perchè Nezumi ci ha fatti
aspettare proprio qui? Il condotto dei rifiuti...
Inukashi si alzò in piedi, colpendo il sedere di Rikiga con un
calcio.
”Vecchio, dammi una mano.”
”Che- Cosa? Che sta succedendo?”
”Stanno tornando. Aiutami.”
In un angolo dell'area di raccolta, si trovavano alcuni materassi
vecchi e logori. Getsuyaku si era dotato di questi per prevenire
ulteriore danno ai dispositivi che cadevano giù dal condotto. Meno
il danno, maggiore era il prezzo a cui poteva rivenderli. Getsuyaku
faceva una considerevole somma di denaro dai rifiuti che cadevano giù
da questo condotto.
C'erano alcuni pezzi di vetro rotti disseminati nella montagna di
rifiuti dell'area di raccolta, e lo spoglio pavimento di cemento era
esposto in alcune parti. Se i ragazzi fossero caduti lì sopra, si
sarebbero spezzati le ossa. Posso lasciare che accada ad una
macchina scartata, ma loro sono esseri umani. Non posso lasciar
spezzare le loro ossa.
”Sbrigati, vecchio. Piantala di perdere tempo.”
”G-Giusto.” Rikiga gli si avvicinò camminando goffamente ed
afferrò un materasso.
”Dobbiamo ammucchiarli l'uno sull'altro. Sbrigati!”
”Giusto... ma Inukashi, stanno davvero tornando? Come – “
”Zitto e datti una mossa! Veloce!”
Inukashi tese l'orecchio in ascolto mentre spostava i materassi.
Nezumi, Shion... tornate.
”Inukashi, il fumo sta peggiorando!” Urlò Rikiga. La piccola
stanza stava venendo avvolta da una coltre di fumo bianco.
Tornate indietro, Nezumi, Shion.
Vi prego, tornate a casa.
Sentiva il vento rombare attraverso il condotto.
Tornate a casa.
Vi prego, tornate a casa.
O Signore, proteggili. Inukashi congiunse le
mani, pregando Dio per la prima volta nella sua vita. O
Signore –
-
Fine volume 8-
note:
[1]
traduzione fatta da me, in caso cerco una ufficiale... Rimbaud,
Arthur. "Ophelia (Ophélie)."
[2]
traduzione mezza fatta da me, mezza presa da internet non ricordo
dove.
Grazie per il capitolo; lo aspettavo da tanto! Scusa non è un rimprovero ; è che avevo bisogno di No° 6 perchè sono un po' depressa.Avevo voglia di pensare a Nezumi , di sapere cosa gli stava accadendo..sì sì è un po' folle..ma fa parte di me!
RispondiEliminaAncora grazie e alla prossima
P.S.
Ha sentito che bella la voce di Yoshimasa Osaya quando parla come Nezumi (ti mandai il link); a me ha fatto venire i brividi...credevo di aveere Nezumi davanti! Magari!|
ciao, scusami per il ritardo ma sono pienissima di cose da fare... tra l'altro... altri 4 capitoli... ed è finita---- non voglio q.q nu Q_Q
Eliminasii, la voce di Yoshimasa è spettacolare q.q
Ogni parola,ogni virgola,ogni frase,ogni sillaba. Stupendo,tutto stupendo.
RispondiEliminaInukashi che prega per la prima volta(pur non essendo credente ho amato questa scena),Shion che ricorda un piccolo frammento della sua vita con Nezumi...Tutto ciò è stupendo. Oramai mi rendo conto di essere scontata,ma l'emozioni che provo sono così forti che non ho parole. Come puo' un essere umano fare qualcosa di così bello? Mi chiedo,eppure gli esseri umani possono essere così crudeli e così magnifici allo stesso tempo. ;-; La relazione tra Shion e Nezumi è stupenda,eppure Inukashi,che continua a dire di ridere se Nezumi morirà è quella che probabile ne soffrirebbe di più dopo Shion.