”Per
quanto ancora dobbiamo restare così?” Disse Rikiga soffocando uno
sbadiglio, prendendo una bottiglia piatta di metallo dalla tasca.
Inukashi sentì la puzza dell'alcol pizzicargli le narici.
“Quella
roba puzza da morire. Si può sapere cosa c'è lì dentro?” domandò
stringendosi il naso.
”Lo
vuoi proprio sapere?” Le labbra di Rikiga si incurvarono in un
sorriso volgare, scuotendo leggermente la bottiglia. Inukashi poteva
udire il liquido agitarsi all'interno.
”Non
ho nemmeno bisogno di chiedertelo. Puzza di liquore da quattro soldi.
Ugh, che puzza! Mi fa venire da vomitare.” Disse aggrottando le
sopracciglia. Non stava fingendo, la bottiglia non era neppure aperta
ma l'odore nauseante che ne usciva gli stava assaltando le narici.
”Non
domandare se conosci già la risposta,” disse Rikiga.
”Sono
annoiato, ok?” Ribatté Inukashi. “Sfortunatamente per me,
l'unica persona a disposizione con cui parlare
è un vecchio alcolizzato. Come la cominci una conversazione senza un
argomento, mh? Da parte mia sto facendo un sacco di sforzi.”
”Hai
pur sempre i tuoi cani.” Disse Rikiga indicando sotto il bancone
col mento. Un grosso cane nero era disteso al pavimento. In un angolo
della stanza ce n'erano altri tre distesi in posizioni comode.
Il topolino dormiva appollaiato sulla schiena di uno maculato. In un
certo senso, era una pacifica e bucolica scena.
Rikiga
non sembrava apprezzarla, dato che aggrottò le sopracciglia,
grugnendo.
”Scegli
uno dei tuoi cani o il topo come compagno di conversazione. Sono
perfetti per te.”
”È
importante che si riposino, non voglio disturbarli.”
”Ah,
fai grandi discorsi adesso, huh? Come se questa stanza non fosse già
abbastanza piccola con tutti quei cani. Sono un essere umano, perché
dovrei starmene qui raggomitolato su questa sediolina?”
”È
una questione di rango.”
”Rango?”
”Di
classe. Sto dicendo che i miei cani appartengono a un livello molto
superiore di un alcolizzato accecato dall'avidità.”
”Di'
pure ciò che vuoi. Non sei altro che un povero cane che piagnucola
per la sua sconfitta.” Rikiga fece spallucce, vuotando il contenuto
della bottiglia.
”Povero
cane? Vecchio, non dirmi che stai già sventolando bandiera bianca.
Lascia che ti dica una cosa: perdere a questo punto significa –“
Inukashi cadde in silenzio da solo, allungando la mano verso la borsa
sul tavolo. Rikiga lo fulminò con il suo sguardo arrossato.
””Perdere
ora” significa cosa? Piantala di fare il misterioso. O ti sei
dimenticato come si parla con
gli esseri umani? Ah ah ah, Inukashi, stai diventando più simile a
un cane ogni giorno che passa. Presto ti cresceranno coda e pelliccia
e comincerai a girare a quattro zampe. Ah ah ah!”
Inukashi
lanciò alla faccia arrossata di Rikiga uno sguardo ostile,
schioccando silenziosamente la lingua.
”Diventare
un cane? Prego, non chiedo di meglio. Se esistesse la possibilità di
trasformarmi in un cane, pregherei qualunque Dio
esistente là
fuori.” Sembrava quasi serio.
Se
dovessi reincarnarmi, sceglierei di nascere cane o essere umano? Cosa
risponderei se qualcuno – o persino Dio – me lo chiedesse?
Probabilmente ci penserei disorientato, incapace di trovare una
risposta.
Non
poteva dire che gli uomini erano più nobili o rispettabili dei cani.
Inukashi conosceva sia l’animo nobile dei cani che il cuore sciocco
degli
esseri umani. I cani cercano il cibo sufficiente per tenerli in vita,
l'avidità umana invece non conosce confini. Una volta riempitosi lo
stomaco, desidera ricchezza; quando possiede ricchezza, desidera
ancora più abbondanza e potere.
Non
sono forse
i cani più saggi e intelligenti? Conoscono il momento in cui sono
soddisfatti, mentre gli uomini continuano a desiderare sempre di più,
graffiando con i loro artigli.
Rikiga
ruttò sonoramente.
”Quanto
meno sono molto più intelligenti di questo vecchiaccio.”
”Huh?
Hai detto qualcosa?”
”Niente,
niente, parlavo solo in Canese.”
”Hah.
Allora, cosa stavi dicendo? Cos'è che ci accadrà se
dovessimo perdere?”
”Diventeremo
come Getsuyaku.”
La
mano di Rikiga si immobilizzò con la bottiglia a mezz'aria.
Il whisky
si versò dall'imboccatura, schizzando a terra.
”Ci
trasformeremo in cadaveri e verremo trascinati lungo il pavimento,”
proseguì Inukashi. “O forse verremo trascinati prima di diventare
cadaveri. Non che faccia molta differenza, no?”
”Già,”
Rispose Rikiga, avvitando il tappo intorno alla bottiglia e
riponendosela in tasca. Sembrava stesse ricordando il momento in cui
Getsuyaku era stato colpito al petto da un proiettile, e le sue
guance cadenti avevano cominciato a tremare.
Rikiga
aveva paura della morte. Inukashi non se la sentiva di dargli del
codardo. Anche lui temeva la morte, ne era terrorizzato più di
qualunque altra cosa.
Getsuyaku
era deceduto quasi immediatamente, quasi senza soffrire. In un certo
senso, i suoi ultimi momenti erano stati fortunati. Per Inukashi, che
aveva assistito a numerose ed orribili
morti, una morte senza sofferenza come quella era quasi un dono del
cielo. Se la morte era comunque inevitabile, ne
avrebbe
desiderata almeno
una senza dolore. Se
alla fine della sua sofferenza lo attendeva solo la morte, preferiva
stargli lontano, ma se soffrire significava continuare a vivere,
allora era disposto a sopportare tale peso.
Sopportare e continuare
a vivere.
Non
voleva fare la fine di Getsuyaku.
Non
farò la sua stessa fine. Non permetterò a
No.6
di farmi fuori così facilmente. Ci provassero pure.
Aprì
la cerniera della borsa, esaminandone il contenuto. Due fucili
automatici assemblabili, un paio di granate e caricatori di
munizioni. Tutti vecchi oggetti di seconda mano.
”Patetici,”
mormorò Inukashi piano il respiro, con un
sospiro
che non sfuggì a Rikiga.
”Se
devi lamentarti, perché non li procuri tu equipaggiamenti migliori?”
disse indignato. “Riesci a immaginare quanta fatica mi ci è voluta
per mettere le mani su tutte quelle armi, huh? Dimmi, in quale luogo
del West Block esattamente avrei potuto procurarmi l'ultimo modello
di pistola a fotoni o elettrica, o una microbomba a detonazione
automatica. Se conosci simili fornitori, sarei davvero lieto se me li
presentassi.”
”Huh,
beh, pensavo che procurarsi delle armi sarebbe stato un gioco da
ragazzi con le connessioni e la rete del potente Rikiga. Immagino di
averti sopravvalutato. Quale delusione.”
”Oh,
non c'è nulla che mi diletti maggiormente di sapere tu o Eve delusi
da me. D'ora in poi non aspettarti nulla da me. Preferirei piuttosto
che tutte le donne del mondo si stancassero di me,
piuttosto che delle vostre aspettative
nei miei confronti.”
”Non
hai bisogno di preoccuparti, le signore avranno già la nausea
ormai.” Inukashi glissò l'insulto di Rikiga con leggerezza,
cominciando ad assemblare il fucile automatico.
”Inukashi.”
”Cosa?”
”Sai
come usare un'arma?”
”Lo
vedremo tra poco.”
”Hai
mai... beh, non dev'essere nemmeno una persona. Hai mai sparato a un
cane o un gatto, o persino un topo?”
”Mi
hanno sparato
una volta, dal vecchio macellaio. Avevo provato a fregargli un pezzo
di carne, ma lui si incazzò
e cominciò a far fuoco col suo fucile. Ho quasi rischiato di
beccarmi un buco in fronte. Grazie al cielo l'ho evitato.”
”Che
sfortuna,” Rispose Rikiga sarcastico. “Forse un paio di buchi
avrebbero arieggiato un po' quel tuo cervello. E magari avresti
imparato a parlare come si deve.”
”Aha,
mi spiace per te. Come puoi vedere, la mia capoccia ha ancora tutti i
pezzi al posto. Il vecchio venditore di carne, al contrario, si starà
trasformando in un pezzetto di carne putrefatta da qualche parte tra
quelle macerie.”
”È
morto nella Caccia?”
”Sì.
Sembra che il suo braccio sia stato strappato via del tutto. Dubito
riuscirebbe a sparare col suo fucile in quello stato.”
Rikiga
si asciugò la bocca col dorso della mano, interrogando nuovamente
Inukashi. “E tu allora? Hai mai sparato con una pistola, almeno
una volta?”
”No.”
Le
pupille di Rikiga vagarono lontano da Inukashi. La sua incertezza era
lampante nel suo sguardo errante.
”E
tu, vecchio? Ti sei mai divertito con una di queste signore
rumorose?”
”...non
posso dire di non averlo fatto. Ma permettimi di dire, la mia abilità
con una pistola non è migliore di quella di una scimmia bendata.”
”Smettila
di fare il modesto.”
”E
poi, perché mai Eve ci ha fatto preparare questa roba? Questa è la
camera di controllo igiene. Cosa pensava di fare, facendoci aspettare
qui con queste armi?”
Inukashi
si girò improvvisamente, stringendo una pistola tra le mani. Puntò
al
cuore dell'uomo seduto davanti a lui, restando fermo in posa.
”Eccolo,
vecchio.”
”Cosa?
H-Hey, Inukashi, che stai facendo?”
”Ecco
il motivo. Rilassati, non mancherò il bersaglio. Ti spedirò
all'altro mondo in un singolo colpo.”
”H-Hei,
piantala idiota. Ho detto di piantarla!” Rikiga urlò, balzando in
piedi, ad una
velocità
che lo fece barcollare e cadere al pavimento.
”No,
Inukashi. Sei impazzito? Piantala!”
”Bang!”
Inukashi puntò la canna al soffitto e sorrise. “Oops. Ho
dimenticato di caricarla.”
Rikiga
sollevò lo sguardo, raggomitolandosi e annaspando in cerca d'aria.
”Inukashi...
non farti trasportare troppo. E comunque, che utilità avresti dal
prendermi in giro?”
”Per
ammazzare il tempo. Volevo solo spaventarti un po', non mi sarei mai
aspettato
che avresti risposto alle mie provocazioni così
bene. È meraviglioso.”
”Piantala
di scherzare, dannazione!” Disse Rikiga rabbioso. “Non permetterò
a un bamboccio che si crede un cane di prendermi per i fondelli. Me
ne torno a casa. Ne ho abbastanza di stare da solo con te in questo
posto puzzolente. Non ce la faccio più. Io sono fuori.” Sembrava
seriamente intenzionato, dal modo in cui si alzò in piedi e si
diresse verso la porta.
”Un
solo passo fuori da quella porta --” Inukashi puntò nuovamente la
sua arma. “e ti
sparerò davvero questa volta.”
”Non
è carica.”
”Dovresti
riconoscere uno scherzo quando lo senti,” replicò Inukashi.
“Certo, potrei non aver alcuna esperienza nello sparare, ma persino
una scimmia bendata riuscirebbe a colpire il bersaglio a questa
distanza.”
Rikiga
schioccò la lingua. Cluck cluck cluck. Poi si guardò intorno
sospirando.
”E’
buio.” Le dita grassocce di Rikiga tastarono in cerca
dell'interruttore. Le luci si accesero; brillanti, troppo brillanti
per gli occhi di Inukashi abituati ad essere guidati dalla luna o
da
una candela. Ebbe a malapena il tempo di battere le palpebre, che gli
venne strappata violentemente la pistola dalle mani. Barcollò,
facendo un passo in avanti, e venne colpito in pieno volto. Per un
momento la mente divenne completamente bianca. Questa volta, fu
Inukashi ad atterrare col sedere al pavimento.
Rikiga
cominciò a ricoprirlo di insulti.
”Moccioso
buono a nulla,” ruggì. “Non appena sono un po' gentile con te,
cominci a pensare di poter fare di tutto.”
Il
cane nero ringhiò minacciosamente tirandosi in piedi. Anche il resto
dei cani agirono velocemente, circondando Rikiga con un ringhio
sommesso. Il piccolo topolino si rannicchiò in un angolo della
stanza con un occhio attento agli
avvenimenti.
“Stupidi
bastardi, non sottovalutate noi esseri umani. Fatevi pure sotto, ma
prima che lo farete, avrò già fatto un buco in testa al vostro
padrone.”
”Wow,
vecchio. Mosse impressionanti. Veloci quasi quanto quelle di Nezumi,
direi – ma quello sarebbe darti troppo merito. Impressionanti. Ah,
ti vedo in una luce diversa ora. Sei un lesto ubriacone, eh?”
”Di'
tutte le stronzate che vuoi. Ora sono davvero incazzato, forse uno o
due cazzotti su quella
faccia mi farebbero sentire meglio. Hmph, meglio se ti prepari.”
”Sfortunatamente--”
Inukashi sorrise debolmente, infilando il dito per la canna della
pistola. “Non c'è l'ombra di un proiettile qui dentro, Mister
Rikiga.” Poi fischiò leggermente. La tensione nei cani si sciolse
immediatamente, e rotolarono di fianco sul posto. Il cane nero
sventolava la folta coda, senza alcun
segno della precedente aggressività rimasto.
“Mi
sono spinto troppo col mio scherzetto? Mi spiace, vecchio.” Si alzò
in piedi, chinando il capo a Rikiga. La guancia picchiata bruciava.
”Dio...”
Rikiga gettò la pistola sul bancone, collassando
sulla sedia
come una marionetta rotta. “Che diavolo ci facciamo qui? In un
luogo simile... forzati a non fare nulla... solo a stare seduti e
aspettare...”
”Non
riesci a sopportarlo?”
”Se
dicessi che non ci riesco, rideresti?”
”Nah.
Non credo di poter ridere, Vecchio. Non sono nella posizione
di poterlo fare. In
altre parole, per me è lo stesso.”
”Da
non crederci. Tu e io d'accordo su qualcosa.”
”Puoi
dirlo forte. Questo dev'essere un brutto segno. Preannuncia
sfortuna.”
Inukashi cercò di scherzarci su, ma il suo umore restava cupo. Mai
aveva pensato che attendere potesse essere così difficile.
Dovevano
aspettare Nezumi e Shion in questa stanza, dove lavorava Getsuyaku.
Era
l'unica cosa che sapeva in quel momento. Non poteva nemmeno
immaginare come quei due avrebbero raggiunto quel luogo. Rikiga,
ovviamente, ne sapeva anche meno. Forse nemmeno Nezumi era sicuro dei
dettagli. Sì – e se non fossero arrivati né Nezumi né Shion? E
se avessero continuato ad aspettare, e la loro attesa si fosse
rivelata inutile alla fine –? Basta, non portare
sfortuna. Una
cosa simile mi renderebbe davvero un povero cane piagnucoloso. Non
voglio essere un perdente ancor prima di combattere.
Ma
era difficile.
Per
quanto doveva attendere? Cosa
sarebbe accaduto da un momento all'altro? Era difficile aspettare
senza poter predire il futuro. Era come essere colpiti da numerosi
aghi trasparenti. Come arsi vivi su di un fuoco illusorio. Il suo
cuore, così pieno di sé quando aveva messo piede nella stanza, si
era ora rinsecchito e raggrinzito come un vecchio esausto. Se ne
vergognava. Era imbarazzato. Si sentiva debole e sapeva di esserlo.
Ma...
Il
suo cuore era risoluto,;
si era preparato a questo,;
eppure, il trascorrere
del tempo senza uno scopo
faceva insinuare dubbi nella sua volontà e decisione. Non voleva
usare le parole di Rikiga, ma desiderava uscire di lì- era anche
preoccupato per il piccolo Shion. Era quasi ora che il bambino si
svegliasse.
Shion
scoppierà probabilmente a piangere se si sveglia e non mi vede lì.
Oh dio, e se sta piangendo perché non ci sono? Vorrei dormisse per
sempre, protetto dai cani, ma ovvio che le cose non vanno sempre così
bene.
Scosse
la testa.
Non
posso pensare al piccolo Shion. Renderebbe il mio cuore debole. Mi
farebbe voler correre dritto a casa. Non posso pensare a lui ora.
Dimenticalo. Dimentica. Pensa... pensa a... la lettera di Nezumi.
Si portò una mano al petto.
Sulla
nota scritta da Nezumi c'era un solo messaggio che ordinava loro di
preparare armi con cui difendersi.
Preparate
armi con cui difendervi.
Aspettate
con massima cautela.
Mai
abbassare la guardia.
Significava
che si sarebbero ritrovati a combattere? Avrebbero combattuto contro
agenti del Dipartimento di Sicurezza stazionati presso il
Penitenziario? Ma era impossibile che agenti del Dipartimento
arrivassero fin nella stanza di controllo igiene. L'unico che
lavorava in quella stanza era stato ammazzato. Era già un cadavere.
Nessuno avrebbe avuto nulla da fare qui.
Deglutì.
Aspettate con massima cautela. Non abbassate mai la guardia.
Inukashi si lanciò sull'interruttore, spegnendo immediatamente le
luci.
”Che
diavolo fai? Così non vedo più nulla.” Si lamentò Rikiga.
”Quella
è stata una pessima idea.”
”Pessima?
Di cosa parli?”
”Le
luci. Abbiamo acceso le luci.”
”E
allora? Quando è buio accendiamo le luci. Le
lampade
elettriche saranno anche un lusso nel West Block, ma qui in No. 6
sono comunissime.”
”Pezzo
d'idiota, non sto parlando di quello!” Disse Inukashi
irascibilmente. “Che cosa faremo se qualcuno ha visto quelle luci?”
Persino
nell'oscurità poteva vedere i lineamenti di Rikiga irrigidirsi.
Dannazione,
e non ne avevamo nemmeno bisogno in realtà.
”Va
tutto bene,” Mormorò Rikiga. La sua voce era bassa e difficile da
udire, come se l'avesse forzata fuori dalla gola. “Non hai bisogno
di essere così nervoso. Smettila di comportarti come un coniglio
perduto. Le luci sono state accese per uno, massimo due minuti. A chi
diavolo potrebbe interessare se la camera del controllo igiene
brucia? Lo hai detto tu stesso: questo luogo è come un Paradiso. Non
ha nemmeno telecamere di sorveglianza.”
”Lo
è stato, fino a questo momento.”
Da
una parte, Getsuyaku era stato marcato come persona sospetta e
ucciso, dall'altra, Nezumi e Shion erano riusciti a infiltrarsi nel
Penitenziario. Una simile connessione aveva piantato il dubbio che
l'addetto alle pulizie fosse dalla parte degli intrusi, e avessero
collaborato insieme.
Se
era così, questa stanza, non era forse più un territorio pericoloso
che un Paradiso? Era molto probabile che la sorveglianza intorno
all'area fosse stata rafforzata.
Il
cane nero si portò improvvisamente in piedi, guardando intorno con
un ringhio sommesso. Il suo sguardo si concentrò velocemente su un
luogo – la porta. La porta di connessione al Penitenziario. Il cane
nero continuava a ringhiare verso la porta metallica apribile solo
dal lato della Struttura.
Merda.
Inukashi
afferrò un fucile e lo lanciò verso Rikiga, che lo afferrò a
malapena tra le mani. Le labbra dell'uomo tremavano.
”Inukashi...
cosa succede? Cosa sta per accadere?”
”Un
visitatore, vecchio. Uno non benvenuto.”
Thud.
Questa volta un rumore alle loro spalle. L'entrata. Poteva sentire la
presenza di persone che avanzavano attraverso la vecchia porta
grigia.
”Un
attacco a tenaglia. Stiamo scherzando?” Merda,
lo abbiamo fatto di nuovo. Un altro errore. Uno che potrebbe costarci
la vita.
Inukashi si morse il labbro. Sapeva che era
inutile. Poteva anche mordersi le labbra fino a sanguinare, ma non
avrebbe cancellato nessuno degli errori commessi.
Continua
a muoverti, Inukashi.
La
voce di Nezumi risuonava nelle sue orecchie.
Mille
rimpianti non ti apriranno una strada davanti. Ma una singola azione
potrebbe farlo. Muoviti. Continua a muoverti.
Perché
sento la sua voce? Anche in un momento simile – no, forse è
proprio perché siamo in una situazione del genere che la sento.
Muoviti.
Cerca una strada per vivere.
Chiudi
il becco, Nezumi. Conosco anch'io la mia parte di trucchi per
sopravvivere.
Afferrò
la borsa.
”Di
qua.”
Si
lanciò con tutto il peso contro la porta che conduceva all'area di
raccolta rifiuti. La porta non si mosse minimamente. Un allarme si
attivò. La porta di metallo si stava sollevando. Poteva vedere le
punte di stivali militari.
“Inukashi,
questo.” Rikiga toccò l'interruttore sul muro. La porta si spostò
lateralmente.
”Ottimo!”
Inukashi gridò per incitarsi. I cani si lanciarono nell'area di
raccolta dietro Inukashi e Rikiga. Amlet e Cravat si muovevano
velocemente tra le loro zampe.
”Ugh,
che puzza.” Rikiga scoppiò in una fitta di tosse. Aveva ragione:;
c'era un pessimo odore. La puzza dei succhi della carne in
putrefazione invadeva l'aria. Non c'era dubbio che si trattasse
dell'odore della capsula che era stata data a Getsuyaku. La capsula
era stata assorbita da un aspirapolvere e portata nell'area di
raccolta insieme al resto dei rifiuti. Se non fosse stato colpito al
petto con un proiettile, Getsuyaku avrebbe separato questi rifiuti il
giorno dopo. Avrebbe fatto il suo solito lavoro.
”Mi
viene da vomitare,” Rikiga gemette debolmente. Una luce balenò
nella testa di Inukashi. Si voltò per vedere gli agenti del
dipartimento di Sicurezza con armi in mano al di la di un vetro che
si erano precipitati nella piccola stanza.
Uno,
due, tre, quattro... quattro persone.
”Vecchio,
stammi dietro.”
C'era
una piccola pala meccanica in un angolo del deposito, accanto allo
scarico dei rifiuti. Con quello, Getsuyaku depositava i rifiuti su di
un nastro trasportatore e li conduceva all'inceneritore. Inukashi si
nascose dietro il macchinario giallo.
Le
luci si accesero, illuminando tutto con un bagliore accecante.
Perché
la gente di No.6 odia così tanto il buio?
Pensò Inukashi pigramente. Perché
odiano quello che non possono vedere, luoghi che la luce non può
raggiungere, e il fatto stesso che l'oscurità esista? Perché
provano a illuminare tutto?
Gli
ufficiali del dipartimento di sicurezza aprirono la porta, entrando
nella stanza. All'improvviso si coprirono nasi e bocche con le mani,
piegandosi in due.
”Che
diavolo è?”
”Puzza
tremendamente.”
Si
ritirarono tutti e quattro, i loro volti contorti. Uno di loro cadde
sulle ginocchia, vomitando sul posto. Inukashi sorrise soddisfatto,
puntando la sua pistola col sorriso ancora sulle labbra.
Aha,
che razza di agenti di Sicurezza sono questi? Hanno un ego grosso
quanto una casa
ma sono totalmente senza palle. Non posso
credere che
stanno
facendo tutto quel casino per un po' di puzza. Hmph, quindi siete
anche deboli oltre che stupidi. Mi fate ridere, tornatevene a casa a
bere il latte dalla mammina.
Premette
il grilletto.
Si
sentì colpire da un impatto. Aveva l'impressione di essere stato
colpito energicamente in fronte. Barcollò
all'indietro, avvertendo un formicolio sordo dal collo in su.
”Orribile.
Che razza di mira hai!” Urlò Rikiga.
”Dammi
un po' di tregua. È la mia prima volta. Perché non provi tu a
sparare, vecchio?”
”Mai.
Sono un completo pacifista convinto io. Non
potrei mai sparare ad un altro essere umano, persino a un agente del
Dipartimento.”
”Dovresti
centrare almeno due o tre volte il bersaglio prima di fare battute
come quelle.”
Gli
agenti del Dipartimento di Sicurezza fuggirono disperati dal fetore.
Probabilmente non avrebbero messo più piede nella stanza senza
maschere anti-gas.
Quanto
erano fragili.
Non
erano civili; erano agenti del dipartimento di sicurezza che avevano
ricevuto uno speciale addestramento. Eppure, non potevano nemmeno
sopportare un moderato cattivo odore come quello.
Ma
a questo punto, Inukashi desiderava ringraziarli piuttosto che
prenderli in giro per la loro fragilità. Gli agenti gli avevano
fatto guadagnare del tempo. Non era così sciocco da esserne
sollevato, pensando che il pericolo fosse passato. Ma guadagnare
tempo era già qualcosa. Poteva
finalmente respirare.
Cosa
farò col tempo guadagnato?
Dopo
aver ripreso fiato, quale sarà la mia prossima mossa?
Si
leccò il labbro inferiore, facendo scorrere la lingua
sulla membrana
asciutta.
La
stanza in cui si trovavano possedeva solo un ingresso ed un uscita:
la porta da cui erano entrati. Gli agenti del Dipartimento di
Sicurezza – i loro nemici – erano stazionati all'esterno. Si
trovavano in una stanza sigillata. Non c'era via di fuga. Presto,
quei pazzi rammolliti ci attaccheranno. Quando accadrà –
Più
ci pensava, più la situazione gli appariva disperata. Ma Inukashi
non si arrendeva. Ci
riusciremo in qualche modo. Non permetteremo che finirà così. Non
ho forse ragione, Nezumi?
Non
aveva idea se stesse credendo in Nezumi o se stesso. Ma sapeva che
aveva fiducia. Credeva – per questo non si arrendeva.
Ce
la faremo. Faremo in modo di farcela. Non ci lasceremo far fuori in
questo modo.
”Inukashi.”
Rikiga gli afferrò la spalla. “Cosa stai pensando di fare?”
”Huh?”
Inukashi
diede un'occhiata alla piccola stanza, inalando bruscamente. Rimaneva
immobile, ancorato nella sua posizione.
Gli
agenti del Dipartimento di Sicurezza stavano caricando uno strano
congegno. Era grande quanto il cane nero che ringhiava ferocemente ai
suoi piedi. Una estremità del congegno si allargava ampiamente,
l'altra invece si stringeva a circa un terzo della sua larghezza.
Numerosi tubi si estendevano da essi a spirale, ma Inukashi non
poteva vedere dove conducessero. Il corpo, così come all'interno
della bocca del macchinario, era un colore tra il grigio e il blu, e
brillava nella luce. Gli ricordava uno strumento di ottone finemente
rifinito.
”Cos'è
quello? Un enorme trombone?” Il volto di Rikiga si rilassò
comicamente, ma la sua voce era una mistura di tensione e paura.
“Avrebbero dovuto dirmi che ci sarebbe stato uno spettacolo
musicale, avrei portato il mio vestito da sera.”
Inukashi
era troppo all'erta per rispondere alla battuta dell'uomo. Non
riusciva a mandar giù il respiro bloccato in gola. Il martellare
assordante del suo cuore risuonava
nelle orecchie così sonoramente che aveva l'impressione che i
timpani stessero per esplodergli.
Diverse
scene nel West Block gli ritornarono vividamente alla mente. Appena
dopo la Caccia all'Uomo. L'ambiente circostante non era stato che una
distesa di macerie.
Il
mercato, dove una moltitudine di persone si muoveva avanti e indietro
tra le baracche, tende e case di mattoni a due piani che allineavano
la strada, era stato completamente raso al suolo. Tutto si era
trasformato in detriti.
Quella
distruzione non era stata causata da esplosivi. Non c'era stato
l'odore distintivo della polvere da sparo. Non aveva visto nemmeno
segni di ustioni o bruciature. Non c'erano braci o fumo che si levava
in cielo. Per questa Caccia, No.6 non aveva usato armi da fuoco come
faceva solitamente. Aveva avuto persino l'impressione che No. 6
avesse usato una mano gigante per schiacciare l'intero mercato.
Ma
cosa aveva usato No.6 al posto di una mano gigantesca?
”Onde
acustiche.”
Le
orecchie di Rikiga ebbero un sussulto. “Aspetta, cos'hai detto?”
”No.
6 ha usato onde d'urto acustiche per la Caccia. Come fanno i
Sottaceti o Spermaceti o come diavolo si chiamano.”
”Cosa
sono le onde d'urto acustiche? Cosa centrano le balene? Ti spiace
spiegarti meglio?”
”Non
posso. Sto solo ripetendo le parole di Nezumi. Vecchio, hai visto tu
stesso cosa è successo al mercato.”
”Sì
– una pulizia completa. Un perfetto modello di ripulita. E vorresti
dire che hanno usato onde acustiche per quello?”
”Già.”
Gli
occhi di Rikiga si spalancarono, sporgendosi così tanto che Inukashi
poteva contarne i capillari.
”Inukashi,
stai dicendo che quella strana tromba --”
”Potrebbe
essere una più piccola versione di quello che hanno usato nel West
Block.”
Potrebbe?
Hei, Inukashi, non puoi più prenderti in giro. Quello dev'essere un
cannone acustico in miniatura. È quello che
No. 6 stava sviluppando.
”E
– e ci spareranno con quello?”
Urlò Rikiga.
”Non
chiederlo a me; domandalo a loro. Sono loro quelli con una risposta.”
Rikiga
grugnì silenziosamente. Attraverso l'oscurità, Inukashi poteva
vedere il suo volto farsi via via più pallido. Inukashi puntò il
fucile, sparando verso l'arma di distruzione grigio-azzurra davanti a
lui. Questa volta non barcollò. Con grande sforzo mantenne la sua
posizione in piedi.
Non
poteva distinguere dove il proiettile avesse colpito. Forse non aveva
colpito nulla. Forse era volato lontano come un corvo
capriccioso.
”Non
potevi attaccarci almeno un mirino automatico?” Si lamentò.
”Pensi
che il West Block potesse avere un oggetto tanto lussuoso?”
”Aha,
sono sicuro ti sei tenuto stretto più soldi che potevi. Guarda con
cosa te ne sei uscito: qualcosa vagamente migliore di un giocattolo.”
”Quella
non è
colpa della pistola. È la tua mira.”
Lanciarono
un'occhiata alla piccola stanza da dietro la pala meccanica. Gli
agenti del Dipartimento di Sicurezza si muovevano indaffarati.
Non
mostravano alcun segno di ritorsione. Né spararono alcun colpo verso
di loro.
Non
ne hanno bisogno.
Non avevano bisogno di colpire uno sventurato appena prima della sua
esecuzione. Quello era probabilmente la loro idea.
Che
compassionevole da parte loro. Mi viene da piangere.
”Inukashi,
hei, Inukashi. Cosa facciamo? Se andiamo avanti così, finiremo per
essere --” Rikiga urlò, abbassandosi. Si afferrò la testa,
mettendosi in posizione difensiva. Il suo intero corpo stava
tremando.
Col
cavolo che morirò qui. Non sono nato in questo mondo per morire in
un posto come questo.
Violente
emozioni si agitavano nel suo cuore. Non aveva mai pensato al motivo
per cui era venuto al mondo. Nemmeno una volta. Gli era sempre
sembrato così banale, non aveva mai sentito il bisogno di pensarci.
Per Inukashi, trovare una ragione per essere nato non era niente più
che uno sciocco gioco. Era nato in questo mondo, e quella era l'unica
ragione per cui avrebbe continuato a viverci. Tutto qui. La sua vita
non apparteneva ad altri che a lui.
Sarò
io a decidere se gettare questa vita o proteggerla. Non è affare di
nessun altro.
Cominciò
a sparare all'impazzata. Abilità
con la pistola? Al diavolo. Il
vetro che divideva la stanza e l'area di raccolta rifiuti si infranse
con un potente fragore. Il panico degli agenti del Dipartimento era
evidente.
Il
fetore era diventato un torrente, che aveva invaso la piccola stanza.
Muoviti!
La mano di Nezumi gli colpiva la schiena. Muoviti,
Inukashi. Agisci per vivere!
Esattamente
quello che intendevo
fare,
rispose Inukashi tra sè.
Si
lanciò in avanti.
Il
cane nero si lanciò davanti a lui con un potente balzo,
scavalcando la finestra
infranta, mirando agli agenti del Dipartimento.
-Fine
capitolo-
Bello questo capitolo. In questo momento sono più interessata a Shion e Nezumi ma mi fa piacere vedere cosa sta succedendo a Inukashi e Rikiga.
RispondiEliminaPiù che altro sto amando sempre di più Ikunashi!. In questo capitolo mi ha colpito tantissimo*__*
Grazie per la traduzione...come sempre ci sono tantissime cose su cui riflettere..
"In questo momento sono più interessata a Shion e Nezumi "
Eliminacomprensibilissimo, alle volte penso che la Asano sia leggermente troll, quando c'è qualche scena importante, la spezza in due con un capitolo su Karan, Inukashi o Rikiga XD
Gli autori devono essere troll u__u XD
EliminaHahaha lo fa apposta sicuramente ma ben venga xDD se fosse per me la storia sarebbe solo su Nezumi e Shion(per quanto adori tutti gli altri personaggi) ma è giusto che la storia vada avanti anche per gli altri :'D
Non c'è che dire, adoro l'Inukashi della novel! *-* Mi piacciono davvero tanto i suoi pensieri, il modo in cui vuole continuare a vivere, cercando di avere fiducia in sé stesso ma al tempo stesso facendosi forsa con dell'altro...e qui si fa forza con le parole di Nezumi. Davvero una bella scena! Quando Inukashi comincia a sparare a raffica contro la vetrata ho chiaramente immaginato urlargli comandi (consigli) da dietro la schiena. Certo che deve tenerci a quel ragazzo, per quanto lo tema e lo disprezzi...alla fine anche Nezumi ha paura di Shion. Ogni volta che Rikiga parla bene di Shion, Inukashi sembra mettere quasi una buona parola per Nezumi, non so, è una mia impressione. :D
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