11 settembre 2012

Capitolo 36 (seconda parte)



 ”Per quanto ancora dobbiamo restare così?” Disse Rikiga soffocando uno sbadiglio, prendendo una bottiglia piatta di metallo dalla tasca. Inukashi sentì la puzza dell'alcol pizzicargli le narici.
 “Quella roba puzza da morire. Si può sapere cosa c'è lì dentro?” domandò stringendosi il naso.
 ”Lo vuoi proprio sapere?” Le labbra di Rikiga si incurvarono in un sorriso volgare, scuotendo leggermente la bottiglia. Inukashi poteva udire il liquido agitarsi all'interno.

 ”Non ho nemmeno bisogno di chiedertelo. Puzza di liquore da quattro soldi. Ugh, che puzza! Mi fa venire da vomitare.” Disse aggrottando le sopracciglia. Non stava fingendo, la bottiglia non era neppure aperta ma l'odore nauseante che ne usciva gli stava assaltando le narici.
 ”Non domandare se conosci già la risposta,” disse Rikiga.
 ”Sono annoiato, ok?” Ribatté Inukashi. “Sfortunatamente per me, l'unica persona a disposizione con cui parlare è un vecchio alcolizzato. Come la cominci una conversazione senza un argomento, mh? Da parte mia sto facendo un sacco di sforzi.”
 ”Hai pur sempre i tuoi cani.” Disse Rikiga indicando sotto il bancone col mento. Un grosso cane nero era disteso al pavimento. In un angolo della stanza ce n'erano altri tre distesi in posizioni comode. Il topolino dormiva appollaiato sulla schiena di uno maculato. In un certo senso, era una pacifica e bucolica scena.
 Rikiga non sembrava apprezzarla, dato che aggrottò le sopracciglia, grugnendo.
 ”Scegli uno dei tuoi cani o il topo come compagno di conversazione. Sono perfetti per te.”
 ”È importante che si riposino, non voglio disturbarli.”
 ”Ah, fai grandi discorsi adesso, huh? Come se questa stanza non fosse già abbastanza piccola con tutti quei cani. Sono un essere umano, perché dovrei starmene qui raggomitolato su questa sediolina?”
 ”È una questione di rango.”
 ”Rango?”
 ”Di classe. Sto dicendo che i miei cani appartengono a un livello molto superiore di un alcolizzato accecato dall'avidità.”
 ”Di' pure ciò che vuoi. Non sei altro che un povero cane che piagnucola per la sua sconfitta.” Rikiga fece spallucce, vuotando il contenuto della bottiglia.
 ”Povero cane? Vecchio, non dirmi che stai già sventolando bandiera bianca. Lascia che ti dica una cosa: perdere a questo punto significa –“ Inukashi cadde in silenzio da solo, allungando la mano verso la borsa sul tavolo. Rikiga lo fulminò con il suo sguardo arrossato.
 ””Perdere ora” significa cosa? Piantala di fare il misterioso. O ti sei dimenticato come si parla con gli esseri umani? Ah ah ah, Inukashi, stai diventando più simile a un cane ogni giorno che passa. Presto ti cresceranno coda e pelliccia e comincerai a girare a quattro zampe. Ah ah ah!”
 Inukashi lanciò alla faccia arrossata di Rikiga uno sguardo ostile, schioccando silenziosamente la lingua.
 ”Diventare un cane? Prego, non chiedo di meglio. Se esistesse la possibilità di trasformarmi in un cane, pregherei qualunque Dio esistente là fuori.” Sembrava quasi serio.
Se dovessi reincarnarmi, sceglierei di nascere cane o essere umano? Cosa risponderei se qualcuno – o persino Dio – me lo chiedesse? Probabilmente ci penserei disorientato, incapace di trovare una risposta.
Non poteva dire che gli uomini erano più nobili o rispettabili dei cani. Inukashi conosceva sia l’animo nobile dei cani che il cuore sciocco degli esseri umani. I cani cercano il cibo sufficiente per tenerli in vita, l'avidità umana invece non conosce confini. Una volta riempitosi lo stomaco, desidera ricchezza; quando possiede ricchezza, desidera ancora più abbondanza e potere.
 Non sono forse i cani più saggi e intelligenti? Conoscono il momento in cui sono soddisfatti, mentre gli uomini continuano a desiderare sempre di più, graffiando con i loro artigli.
 Rikiga ruttò sonoramente.
 ”Quanto meno sono molto più intelligenti di questo vecchiaccio.”
 ”Huh? Hai detto qualcosa?”
 ”Niente, niente, parlavo solo in Canese.”
 ”Hah. Allora, cosa stavi dicendo? Cos'è che ci accadrà se dovessimo perdere?”
 ”Diventeremo come Getsuyaku.”
 La mano di Rikiga si immobilizzò con la bottiglia a mezz'aria. Il whisky si versò dall'imboccatura, schizzando a terra.
 ”Ci trasformeremo in cadaveri e verremo trascinati lungo il pavimento,” proseguì Inukashi. “O forse verremo trascinati prima di diventare cadaveri. Non che faccia molta differenza, no?”
 ”Già,” Rispose Rikiga, avvitando il tappo intorno alla bottiglia e riponendosela in tasca. Sembrava stesse ricordando il momento in cui Getsuyaku era stato colpito al petto da un proiettile, e le sue guance cadenti avevano cominciato a tremare.
 Rikiga aveva paura della morte. Inukashi non se la sentiva di dargli del codardo. Anche lui temeva la morte, ne era terrorizzato più di qualunque altra cosa.
 Getsuyaku era deceduto quasi immediatamente, quasi senza soffrire. In un certo senso, i suoi ultimi momenti erano stati fortunati. Per Inukashi, che aveva assistito a numerose ed orribili morti, una morte senza sofferenza come quella era quasi un dono del cielo. Se la morte era comunque inevitabile, ne avrebbe desiderata almeno una senza dolore. Se alla fine della sua sofferenza lo attendeva solo la morte, preferiva stargli lontano, ma se soffrire significava continuare a vivere, allora era disposto a sopportare tale peso. Sopportare e continuare a vivere.


 Non voleva fare la fine di Getsuyaku.
Non farò la sua stessa fine. Non permetterò a No.6 di farmi fuori così facilmente. Ci provassero pure.
 Aprì la cerniera della borsa, esaminandone il contenuto. Due fucili automatici assemblabili, un paio di granate e caricatori di munizioni. Tutti vecchi oggetti di seconda mano.
 ”Patetici,” mormorò Inukashi piano il respiro, con un sospiro che non sfuggì a Rikiga.
 ”Se devi lamentarti, perché non li procuri tu equipaggiamenti migliori?” disse indignato. “Riesci a immaginare quanta fatica mi ci è voluta per mettere le mani su tutte quelle armi, huh? Dimmi, in quale luogo del West Block esattamente avrei potuto procurarmi l'ultimo modello di pistola a fotoni o elettrica, o una microbomba a detonazione automatica. Se conosci simili fornitori, sarei davvero lieto se me li presentassi.”
 ”Huh, beh, pensavo che procurarsi delle armi sarebbe stato un gioco da ragazzi con le connessioni e la rete del potente Rikiga. Immagino di averti sopravvalutato. Quale delusione.”
 ”Oh, non c'è nulla che mi diletti maggiormente di sapere tu o Eve delusi da me. D'ora in poi non aspettarti nulla da me. Preferirei piuttosto che tutte le donne del mondo si stancassero di me, piuttosto che delle vostre aspettative nei miei confronti.”
 ”Non hai bisogno di preoccuparti, le signore avranno già la nausea ormai.” Inukashi glissò l'insulto di Rikiga con leggerezza, cominciando ad assemblare il fucile automatico.
 ”Inukashi.”
 ”Cosa?”
 ”Sai come usare un'arma?”
 ”Lo vedremo tra poco.”
 ”Hai mai... beh, non dev'essere nemmeno una persona. Hai mai sparato a un cane o un gatto, o persino un topo?”
 ”Mi hanno sparato una volta, dal vecchio macellaio. Avevo provato a fregargli un pezzo di carne, ma lui si incazzò e cominciò a far fuoco col suo fucile. Ho quasi rischiato di beccarmi un buco in fronte. Grazie al cielo l'ho evitato.”
 ”Che sfortuna,” Rispose Rikiga sarcastico. “Forse un paio di buchi avrebbero arieggiato un po' quel tuo cervello. E magari avresti imparato a parlare come si deve.”
 ”Aha, mi spiace per te. Come puoi vedere, la mia capoccia ha ancora tutti i pezzi al posto. Il vecchio venditore di carne, al contrario, si starà trasformando in un pezzetto di carne putrefatta da qualche parte tra quelle macerie.”
 ”È morto nella Caccia?”
 ”Sì. Sembra che il suo braccio sia stato strappato via del tutto. Dubito riuscirebbe a sparare col suo fucile in quello stato.”
 Rikiga si asciugò la bocca col dorso della mano, interrogando nuovamente Inukashi. “E tu allora? Hai mai sparato con una pistola, almeno una volta?”
 ”No.”
 Le pupille di Rikiga vagarono lontano da Inukashi. La sua incertezza era lampante nel suo sguardo errante.
 ”E tu, vecchio? Ti sei mai divertito con una di queste signore rumorose?”
 ”...non posso dire di non averlo fatto. Ma permettimi di dire, la mia abilità con una pistola non è migliore di quella di una scimmia bendata.”
 ”Smettila di fare il modesto.”
 ”E poi, perché mai Eve ci ha fatto preparare questa roba? Questa è la camera di controllo igiene. Cosa pensava di fare, facendoci aspettare qui con queste armi?”
 Inukashi si girò improvvisamente, stringendo una pistola tra le mani. Puntò al cuore dell'uomo seduto davanti a lui, restando fermo in posa.
 ”Eccolo, vecchio.”
 ”Cosa? H-Hey, Inukashi, che stai facendo?”
 ”Ecco il motivo. Rilassati, non mancherò il bersaglio. Ti spedirò all'altro mondo in un singolo colpo.”
 ”H-Hei, piantala idiota. Ho detto di piantarla!” Rikiga urlò, balzando in piedi, ad una velocità che lo fece barcollare e cadere al pavimento.
 ”No, Inukashi. Sei impazzito? Piantala!”
 ”Bang!” Inukashi puntò la canna al soffitto e sorrise. “Oops. Ho dimenticato di caricarla.”
 Rikiga sollevò lo sguardo, raggomitolandosi e annaspando in cerca d'aria.
 ”Inukashi... non farti trasportare troppo. E comunque, che utilità avresti dal prendermi in giro?”
 ”Per ammazzare il tempo. Volevo solo spaventarti un po', non mi sarei mai aspettato che avresti risposto alle mie provocazioni così bene. È meraviglioso.”
 ”Piantala di scherzare, dannazione!” Disse Rikiga rabbioso. “Non permetterò a un bamboccio che si crede un cane di prendermi per i fondelli. Me ne torno a casa. Ne ho abbastanza di stare da solo con te in questo posto puzzolente. Non ce la faccio più. Io sono fuori.” Sembrava seriamente intenzionato, dal modo in cui si alzò in piedi e si diresse verso la porta.
 ”Un solo passo fuori da quella porta --” Inukashi puntò nuovamente la sua arma. “e ti sparerò davvero questa volta.”
 ”Non è carica.”
 ”Dovresti riconoscere uno scherzo quando lo senti,” replicò Inukashi. “Certo, potrei non aver alcuna esperienza nello sparare, ma persino una scimmia bendata riuscirebbe a colpire il bersaglio a questa distanza.”
 Rikiga schioccò la lingua. Cluck cluck cluck. Poi si guardò intorno sospirando.
 ”E’ buio.” Le dita grassocce di Rikiga tastarono in cerca dell'interruttore. Le luci si accesero; brillanti, troppo brillanti per gli occhi di Inukashi abituati ad essere guidati dalla luna o da una candela. Ebbe a malapena il tempo di battere le palpebre, che gli venne strappata violentemente la pistola dalle mani. Barcollò, facendo un passo in avanti, e venne colpito in pieno volto. Per un momento la mente divenne completamente bianca. Questa volta, fu Inukashi ad atterrare col sedere al pavimento.
 Rikiga cominciò a ricoprirlo di insulti.
 ”Moccioso buono a nulla,” ruggì. “Non appena sono un po' gentile con te, cominci a pensare di poter fare di tutto.”
 Il cane nero ringhiò minacciosamente tirandosi in piedi. Anche il resto dei cani agirono velocemente, circondando Rikiga con un ringhio sommesso. Il piccolo topolino si rannicchiò in un angolo della stanza con un occhio attento agli avvenimenti.
“Stupidi bastardi, non sottovalutate noi esseri umani. Fatevi pure sotto, ma prima che lo farete, avrò già fatto un buco in testa al vostro padrone.”
 ”Wow, vecchio. Mosse impressionanti. Veloci quasi quanto quelle di Nezumi, direi – ma quello sarebbe darti troppo merito. Impressionanti. Ah, ti vedo in una luce diversa ora. Sei un lesto ubriacone, eh?”
 ”Di' tutte le stronzate che vuoi. Ora sono davvero incazzato, forse uno o due cazzotti su quella faccia mi farebbero sentire meglio. Hmph, meglio se ti prepari.”
 ”Sfortunatamente--” Inukashi sorrise debolmente, infilando il dito per la canna della pistola. “Non c'è l'ombra di un proiettile qui dentro, Mister Rikiga.” Poi fischiò leggermente. La tensione nei cani si sciolse immediatamente, e rotolarono di fianco sul posto. Il cane nero sventolava la folta coda, senza alcun segno della precedente aggressività rimasto.
“Mi sono spinto troppo col mio scherzetto? Mi spiace, vecchio.” Si alzò in piedi, chinando il capo a Rikiga. La guancia picchiata bruciava.
 ”Dio...” Rikiga gettò la pistola sul bancone, collassando sulla sedia come una marionetta rotta. “Che diavolo ci facciamo qui? In un luogo simile... forzati a non fare nulla... solo a stare seduti e aspettare...”
 ”Non riesci a sopportarlo?”
 ”Se dicessi che non ci riesco, rideresti?”
 ”Nah. Non credo di poter ridere, Vecchio. Non sono nella posizione di poterlo fare. In altre parole, per me è lo stesso.”
 ”Da non crederci. Tu e io d'accordo su qualcosa.”
 ”Puoi dirlo forte. Questo dev'essere un brutto segno. Preannuncia sfortuna.” Inukashi cercò di scherzarci su, ma il suo umore restava cupo. Mai aveva pensato che attendere potesse essere così difficile.
 Dovevano aspettare Nezumi e Shion in questa stanza, dove lavorava Getsuyaku.
 Era l'unica cosa che sapeva in quel momento. Non poteva nemmeno immaginare come quei due avrebbero raggiunto quel luogo. Rikiga, ovviamente, ne sapeva anche meno. Forse nemmeno Nezumi era sicuro dei dettagli. Sì – e se non fossero arrivati né Nezumi né Shion? E se avessero continuato ad aspettare, e la loro attesa si fosse rivelata inutile alla fine –? Basta, non portare sfortuna. Una cosa simile mi renderebbe davvero un povero cane piagnucoloso. Non voglio essere un perdente ancor prima di combattere.
 Ma era difficile.
 Per quanto doveva attendere? Cosa sarebbe accaduto da un momento all'altro? Era difficile aspettare senza poter predire il futuro. Era come essere colpiti da numerosi aghi trasparenti. Come arsi vivi su di un fuoco illusorio. Il suo cuore, così pieno di sé quando aveva messo piede nella stanza, si era ora rinsecchito e raggrinzito come un vecchio esausto. Se ne vergognava. Era imbarazzato. Si sentiva debole e sapeva di esserlo. Ma...
 Il suo cuore era risoluto,; si era preparato a questo,; eppure, il trascorrere del tempo senza uno scopo faceva insinuare dubbi nella sua volontà e decisione. Non voleva usare le parole di Rikiga, ma desiderava uscire di lì- era anche preoccupato per il piccolo Shion. Era quasi ora che il bambino si svegliasse.
Shion scoppierà probabilmente a piangere se si sveglia e non mi vede lì. Oh dio, e se sta piangendo perché non ci sono? Vorrei dormisse per sempre, protetto dai cani, ma ovvio che le cose non vanno sempre così bene.
 Scosse la testa.
Non posso pensare al piccolo Shion. Renderebbe il mio cuore debole. Mi farebbe voler correre dritto a casa. Non posso pensare a lui ora. Dimenticalo. Dimentica. Pensa... pensa a... la lettera di Nezumi. Si portò una mano al petto.
 Sulla nota scritta da Nezumi c'era un solo messaggio che ordinava loro di preparare armi con cui difendersi.
Preparate armi con cui difendervi.
Aspettate con massima cautela.
Mai abbassare la guardia.
 Significava che si sarebbero ritrovati a combattere? Avrebbero combattuto contro agenti del Dipartimento di Sicurezza stazionati presso il Penitenziario? Ma era impossibile che agenti del Dipartimento arrivassero fin nella stanza di controllo igiene. L'unico che lavorava in quella stanza era stato ammazzato. Era già un cadavere. Nessuno avrebbe avuto nulla da fare qui.
 Deglutì. Aspettate con massima cautela. Non abbassate mai la guardia. Inukashi si lanciò sull'interruttore, spegnendo immediatamente le luci.
 ”Che diavolo fai? Così non vedo più nulla.” Si lamentò Rikiga.
 ”Quella è stata una pessima idea.”
 ”Pessima? Di cosa parli?”
 ”Le luci. Abbiamo acceso le luci.”
 ”E allora? Quando è buio accendiamo le luci. Le lampade elettriche saranno anche un lusso nel West Block, ma qui in No. 6 sono comunissime.”
 ”Pezzo d'idiota, non sto parlando di quello!” Disse Inukashi irascibilmente. “Che cosa faremo se qualcuno ha visto quelle luci?”
 Persino nell'oscurità poteva vedere i lineamenti di Rikiga irrigidirsi. Dannazione, e non ne avevamo nemmeno bisogno in realtà.
 ”Va tutto bene,” Mormorò Rikiga. La sua voce era bassa e difficile da udire, come se l'avesse forzata fuori dalla gola. “Non hai bisogno di essere così nervoso. Smettila di comportarti come un coniglio perduto. Le luci sono state accese per uno, massimo due minuti. A chi diavolo potrebbe interessare se la camera del controllo igiene brucia? Lo hai detto tu stesso: questo luogo è come un Paradiso. Non ha nemmeno telecamere di sorveglianza.”
 ”Lo è stato, fino a questo momento.”
 Da una parte, Getsuyaku era stato marcato come persona sospetta e ucciso, dall'altra, Nezumi e Shion erano riusciti a infiltrarsi nel Penitenziario. Una simile connessione aveva piantato il dubbio che l'addetto alle pulizie fosse dalla parte degli intrusi, e avessero collaborato insieme.
 Se era così, questa stanza, non era forse più un territorio pericoloso che un Paradiso? Era molto probabile che la sorveglianza intorno all'area fosse stata rafforzata.
 Il cane nero si portò improvvisamente in piedi, guardando intorno con un ringhio sommesso. Il suo sguardo si concentrò velocemente su un luogo – la porta. La porta di connessione al Penitenziario. Il cane nero continuava a ringhiare verso la porta metallica apribile solo dal lato della Struttura.
Merda.
 Inukashi afferrò un fucile e lo lanciò verso Rikiga, che lo afferrò a malapena tra le mani. Le labbra dell'uomo tremavano.
 ”Inukashi... cosa succede? Cosa sta per accadere?”
 ”Un visitatore, vecchio. Uno non benvenuto.”
Thud. Questa volta un rumore alle loro spalle. L'entrata. Poteva sentire la presenza di persone che avanzavano attraverso la vecchia porta grigia.
 ”Un attacco a tenaglia. Stiamo scherzando?” Merda, lo abbiamo fatto di nuovo. Un altro errore. Uno che potrebbe costarci la vita. Inukashi si morse il labbro. Sapeva che era inutile. Poteva anche mordersi le labbra fino a sanguinare, ma non avrebbe cancellato nessuno degli errori commessi.
Continua a muoverti, Inukashi.
 La voce di Nezumi risuonava nelle sue orecchie.
Mille rimpianti non ti apriranno una strada davanti. Ma una singola azione potrebbe farlo. Muoviti. Continua a muoverti.
 Perché sento la sua voce? Anche in un momento simile – no, forse è proprio perché siamo in una situazione del genere che la sento.
 Muoviti. Cerca una strada per vivere.
Chiudi il becco, Nezumi. Conosco anch'io la mia parte di trucchi per sopravvivere.
 Afferrò la borsa.
 ”Di qua.”
 Si lanciò con tutto il peso contro la porta che conduceva all'area di raccolta rifiuti. La porta non si mosse minimamente. Un allarme si attivò. La porta di metallo si stava sollevando. Poteva vedere le punte di stivali militari.
“Inukashi, questo.” Rikiga toccò l'interruttore sul muro. La porta si spostò lateralmente.
 ”Ottimo!” Inukashi gridò per incitarsi. I cani si lanciarono nell'area di raccolta dietro Inukashi e Rikiga. Amlet e Cravat si muovevano velocemente tra le loro zampe.
 ”Ugh, che puzza.” Rikiga scoppiò in una fitta di tosse. Aveva ragione:; c'era un pessimo odore. La puzza dei succhi della carne in putrefazione invadeva l'aria. Non c'era dubbio che si trattasse dell'odore della capsula che era stata data a Getsuyaku. La capsula era stata assorbita da un aspirapolvere e portata nell'area di raccolta insieme al resto dei rifiuti. Se non fosse stato colpito al petto con un proiettile, Getsuyaku avrebbe separato questi rifiuti il giorno dopo. Avrebbe fatto il suo solito lavoro.
 ”Mi viene da vomitare,” Rikiga gemette debolmente. Una luce balenò nella testa di Inukashi. Si voltò per vedere gli agenti del dipartimento di Sicurezza con armi in mano al di la di un vetro che si erano precipitati nella piccola stanza.
 Uno, due, tre, quattro... quattro persone.
 ”Vecchio, stammi dietro.”
 C'era una piccola pala meccanica in un angolo del deposito, accanto allo scarico dei rifiuti. Con quello, Getsuyaku depositava i rifiuti su di un nastro trasportatore e li conduceva all'inceneritore. Inukashi si nascose dietro il macchinario giallo.
 Le luci si accesero, illuminando tutto con un bagliore accecante.
 Perché la gente di No.6 odia così tanto il buio? Pensò Inukashi pigramente. Perché odiano quello che non possono vedere, luoghi che la luce non può raggiungere, e il fatto stesso che l'oscurità esista? Perché provano a illuminare tutto?
 Gli ufficiali del dipartimento di sicurezza aprirono la porta, entrando nella stanza. All'improvviso si coprirono nasi e bocche con le mani, piegandosi in due.
 ”Che diavolo è?”
 ”Puzza tremendamente.”
 Si ritirarono tutti e quattro, i loro volti contorti. Uno di loro cadde sulle ginocchia, vomitando sul posto. Inukashi sorrise soddisfatto, puntando la sua pistola col sorriso ancora sulle labbra.
Aha, che razza di agenti di Sicurezza sono questi? Hanno un ego grosso quanto una casa ma sono totalmente senza palle. Non posso credere che stanno facendo tutto quel casino per un po' di puzza. Hmph, quindi siete anche deboli oltre che stupidi. Mi fate ridere, tornatevene a casa a bere il latte dalla mammina.
 Premette il grilletto.
 Si sentì colpire da un impatto. Aveva l'impressione di essere stato colpito energicamente in fronte. Barcollò all'indietro, avvertendo un formicolio sordo dal collo in su.
 ”Orribile. Che razza di mira hai!” Urlò Rikiga.
 ”Dammi un po' di tregua. È la mia prima volta. Perché non provi tu a sparare, vecchio?”
 ”Mai. Sono un completo pacifista convinto io. Non potrei mai sparare ad un altro essere umano, persino a un agente del Dipartimento.”
 ”Dovresti centrare almeno due o tre volte il bersaglio prima di fare battute come quelle.”
 Gli agenti del Dipartimento di Sicurezza fuggirono disperati dal fetore. Probabilmente non avrebbero messo più piede nella stanza senza maschere anti-gas.
 Quanto erano fragili.
 Non erano civili; erano agenti del dipartimento di sicurezza che avevano ricevuto uno speciale addestramento. Eppure, non potevano nemmeno sopportare un moderato cattivo odore come quello.
 Ma a questo punto, Inukashi desiderava ringraziarli piuttosto che prenderli in giro per la loro fragilità. Gli agenti gli avevano fatto guadagnare del tempo. Non era così sciocco da esserne sollevato, pensando che il pericolo fosse passato. Ma guadagnare tempo era già qualcosa. Poteva finalmente respirare.
Cosa farò col tempo guadagnato?
 Dopo aver ripreso fiato, quale sarà la mia prossima mossa?
 Si leccò il labbro inferiore, facendo scorrere la lingua sulla membrana asciutta.
 La stanza in cui si trovavano possedeva solo un ingresso ed un uscita: la porta da cui erano entrati. Gli agenti del Dipartimento di Sicurezza – i loro nemici – erano stazionati all'esterno. Si trovavano in una stanza sigillata. Non c'era via di fuga. Presto, quei pazzi rammolliti ci attaccheranno. Quando accadrà –
 Più ci pensava, più la situazione gli appariva disperata. Ma Inukashi non si arrendeva. Ci riusciremo in qualche modo. Non permetteremo che finirà così. Non ho forse ragione, Nezumi?
 Non aveva idea se stesse credendo in Nezumi o se stesso. Ma sapeva che aveva fiducia. Credeva – per questo non si arrendeva.
Ce la faremo. Faremo in modo di farcela. Non ci lasceremo far fuori in questo modo.
 ”Inukashi.” Rikiga gli afferrò la spalla. “Cosa stai pensando di fare?”
 ”Huh?”
 Inukashi diede un'occhiata alla piccola stanza, inalando bruscamente. Rimaneva immobile, ancorato nella sua posizione.
 Gli agenti del Dipartimento di Sicurezza stavano caricando uno strano congegno. Era grande quanto il cane nero che ringhiava ferocemente ai suoi piedi. Una estremità del congegno si allargava ampiamente, l'altra invece si stringeva a circa un terzo della sua larghezza. Numerosi tubi si estendevano da essi a spirale, ma Inukashi non poteva vedere dove conducessero. Il corpo, così come all'interno della bocca del macchinario, era un colore tra il grigio e il blu, e brillava nella luce. Gli ricordava uno strumento di ottone finemente rifinito.
 ”Cos'è quello? Un enorme trombone?” Il volto di Rikiga si rilassò comicamente, ma la sua voce era una mistura di tensione e paura. “Avrebbero dovuto dirmi che ci sarebbe stato uno spettacolo musicale, avrei portato il mio vestito da sera.”
 Inukashi era troppo all'erta per rispondere alla battuta dell'uomo. Non riusciva a mandar giù il respiro bloccato in gola. Il martellare assordante del suo cuore risuonava nelle orecchie così sonoramente che aveva l'impressione che i timpani stessero per esplodergli.
 Diverse scene nel West Block gli ritornarono vividamente alla mente. Appena dopo la Caccia all'Uomo. L'ambiente circostante non era stato che una distesa di macerie.
 Il mercato, dove una moltitudine di persone si muoveva avanti e indietro tra le baracche, tende e case di mattoni a due piani che allineavano la strada, era stato completamente raso al suolo. Tutto si era trasformato in detriti.
 Quella distruzione non era stata causata da esplosivi. Non c'era stato l'odore distintivo della polvere da sparo. Non aveva visto nemmeno segni di ustioni o bruciature. Non c'erano braci o fumo che si levava in cielo. Per questa Caccia, No.6 non aveva usato armi da fuoco come faceva solitamente. Aveva avuto persino l'impressione che No. 6 avesse usato una mano gigante per schiacciare l'intero mercato.
Ma cosa aveva usato No.6 al posto di una mano gigantesca?
 ”Onde acustiche.”
 Le orecchie di Rikiga ebbero un sussulto. “Aspetta, cos'hai detto?”
 ”No. 6 ha usato onde d'urto acustiche per la Caccia. Come fanno i Sottaceti o Spermaceti o come diavolo si chiamano.”
 ”Cosa sono le onde d'urto acustiche? Cosa centrano le balene? Ti spiace spiegarti meglio?”
Non posso. Sto solo ripetendo le parole di Nezumi. Vecchio, hai visto tu stesso cosa è successo al mercato.”
Sì – una pulizia completa. Un perfetto modello di ripulita. E vorresti dire che hanno usato onde acustiche per quello?”
 ”Già.”
 Gli occhi di Rikiga si spalancarono, sporgendosi così tanto che Inukashi poteva contarne i capillari.
 ”Inukashi, stai dicendo che quella strana tromba --”
 ”Potrebbe essere una più piccola versione di quello che hanno usato nel West Block.”
Potrebbe? Hei, Inukashi, non puoi più prenderti in giro. Quello dev'essere un cannone acustico in miniatura. È quello che No. 6 stava sviluppando.
 ”E – e ci spareranno con quello?” Urlò Rikiga.
 ”Non chiederlo a me; domandalo a loro. Sono loro quelli con una risposta.”
 Rikiga grugnì silenziosamente. Attraverso l'oscurità, Inukashi poteva vedere il suo volto farsi via via più pallido. Inukashi puntò il fucile, sparando verso l'arma di distruzione grigio-azzurra davanti a lui. Questa volta non barcollò. Con grande sforzo mantenne la sua posizione in piedi.
 Non poteva distinguere dove il proiettile avesse colpito. Forse non aveva colpito nulla. Forse era volato lontano come un corvo capriccioso.
 ”Non potevi attaccarci almeno un mirino automatico?” Si lamentò.
 ”Pensi che il West Block potesse avere un oggetto tanto lussuoso?”
 ”Aha, sono sicuro ti sei tenuto stretto più soldi che potevi. Guarda con cosa te ne sei uscito: qualcosa vagamente migliore di un giocattolo.”
 ”Quella non è colpa della pistola. È la tua mira.”
 Lanciarono un'occhiata alla piccola stanza da dietro la pala meccanica. Gli agenti del Dipartimento di Sicurezza si muovevano indaffarati. Non mostravano alcun segno di ritorsione. Né spararono alcun colpo verso di loro.
Non ne hanno bisogno. Non avevano bisogno di colpire uno sventurato appena prima della sua esecuzione. Quello era probabilmente la loro idea.
Che compassionevole da parte loro. Mi viene da piangere.
 ”Inukashi, hei, Inukashi. Cosa facciamo? Se andiamo avanti così, finiremo per essere --” Rikiga urlò, abbassandosi. Si afferrò la testa, mettendosi in posizione difensiva. Il suo intero corpo stava tremando.
Col cavolo che morirò qui. Non sono nato in questo mondo per morire in un posto come questo.
 Violente emozioni si agitavano nel suo cuore. Non aveva mai pensato al motivo per cui era venuto al mondo. Nemmeno una volta. Gli era sempre sembrato così banale, non aveva mai sentito il bisogno di pensarci. Per Inukashi, trovare una ragione per essere nato non era niente più che uno sciocco gioco. Era nato in questo mondo, e quella era l'unica ragione per cui avrebbe continuato a viverci. Tutto qui. La sua vita non apparteneva ad altri che a lui.
Sarò io a decidere se gettare questa vita o proteggerla. Non è affare di nessun altro.
 Cominciò a sparare all'impazzata. Abilità con la pistola? Al diavolo. Il vetro che divideva la stanza e l'area di raccolta rifiuti si infranse con un potente fragore. Il panico degli agenti del Dipartimento era evidente.
 Il fetore era diventato un torrente, che aveva invaso la piccola stanza.
Muoviti! La mano di Nezumi gli colpiva la schiena. Muoviti, Inukashi. Agisci per vivere!
Esattamente quello che intendevo fare, rispose Inukashi tra sè.
 Si lanciò in avanti.
 Il cane nero si lanciò davanti a lui con un potente balzo, scavalcando la finestra infranta, mirando agli agenti del Dipartimento.


-Fine capitolo-




4 commenti:

  1. Bello questo capitolo. In questo momento sono più interessata a Shion e Nezumi ma mi fa piacere vedere cosa sta succedendo a Inukashi e Rikiga.
    Più che altro sto amando sempre di più Ikunashi!. In questo capitolo mi ha colpito tantissimo*__*
    Grazie per la traduzione...come sempre ci sono tantissime cose su cui riflettere..

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    1. "In questo momento sono più interessata a Shion e Nezumi "
      comprensibilissimo, alle volte penso che la Asano sia leggermente troll, quando c'è qualche scena importante, la spezza in due con un capitolo su Karan, Inukashi o Rikiga XD

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    2. Gli autori devono essere troll u__u XD
      Hahaha lo fa apposta sicuramente ma ben venga xDD se fosse per me la storia sarebbe solo su Nezumi e Shion(per quanto adori tutti gli altri personaggi) ma è giusto che la storia vada avanti anche per gli altri :'D

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  2. Non c'è che dire, adoro l'Inukashi della novel! *-* Mi piacciono davvero tanto i suoi pensieri, il modo in cui vuole continuare a vivere, cercando di avere fiducia in sé stesso ma al tempo stesso facendosi forsa con dell'altro...e qui si fa forza con le parole di Nezumi. Davvero una bella scena! Quando Inukashi comincia a sparare a raffica contro la vetrata ho chiaramente immaginato urlargli comandi (consigli) da dietro la schiena. Certo che deve tenerci a quel ragazzo, per quanto lo tema e lo disprezzi...alla fine anche Nezumi ha paura di Shion. Ogni volta che Rikiga parla bene di Shion, Inukashi sembra mettere quasi una buona parola per Nezumi, non so, è una mia impressione. :D

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