Volume 7
CAPITOLO 5
Una gioia traditrice
Una profonda, indescrivibile gioia colmava il suo cuore, una gioia traditrice che tentava di nascondere a ogni costo, una di quelle cose di cui una persona si vergogna, nonostante la serbi con affetto nella propria anima...
-Maupassant, “una vita
“Sarà tornato papà?” Disse Lili con un sospiro. “Pensi che la Mamma sarà riuscita a incontrarlo? Sarà riuscita a dirgli 'ben tornato'? Si sta facendo buio. Che sarà successo? Il babbo di Yuna e quello di Ei sono già tornati a casa. Tornano sempre con lo stesso autobus. Lo sai, a volte io Yuna ed Ei andiamo a prenderli lì.”
”Oh, e il babbo ne è davvero felice, non è così?”
”Già, tanto felice. Mi prende in braccio e mi da un bacio sulla guancia. Ma è piuttosto imbarazzante. Non ho bisogno di un bacio del babbo per essere felice. Non sono più una bambina, lo sai, ma il babbo ne è ancora convinto. Per questo mi bacia davanti a così tanta gente. È abbastanza problematico.”
Karan sorrise all'adorabile tentativo di Lili di apparire adulta. La bambina sbuffò nuovamente, reggendosi il mento con le mani, esalando un lungo sospiro. Era un gesto tipico di una donna adulta – che stesse copiando sua madre?- Di solito Karan avrebbe riso, prendendola in giro, chiamandola esattamente una perfetta piccola donna, ma oggi non riusciva a farlo. Sentiva il cuore pesante, come se Lili le avesse trasmesso la sua malinconia. Sorridere era il massimo che riusciva a fare.
”Signora.”
”Si, cara?”
”Il babbo tornerà a casa, giusto?”
”Certamente.”
Karan smise di sbattere gli ingredienti in un contenitore, sollevando il capo per guardare Lili. Il muffin al formaggio che la ragazzina amava tanto era stato lasciato a metà nel piattino.
”Getsuyaku-san – tuo padre – avrà avuto molto lavoro. Scommetto che ha perso il solito autobus. Sono certa che tornerà a casa col successivo.”
Dopo aver concluso la frase, anche Karan emise un piccolo sospiro. Lili non aveva bisogno di simili banali parole d'incoraggiamento, incapaci persino di tirarle su il morale.
Si sentiva frustrata e indignata con se stessa per non essere nemmeno in grado di alleviare i le pene di una ragazzina.
Gli occhi sempre allegri di Lili erano ora cupi e spenti.
Il suo babbo, che rincasava ogni giorno allo stesso minuto della stessa ora, non aveva fatto ritorno. La ragazzina era terribilmente preoccupata.
Karan non poteva riderci su come se fosse una cosa da niente. Lili aveva percepito qualcosa di strano su Getsuyaku che le stava attanagliando il cuore. Renka – la madre di Lili e moglie di Getsuyaku – era persino andata a prendere il marito alla fermata, nonostante la sua difficoltà nei movimenti. Doveva esserci stato qualcosa riguardo Getsuyaku che aveva trasmesso incertezza e turbamento a sua moglie e sua figlia. E non si limitava solo a Getsuyaku.
Quell'incertezza – vaga e intangibile – aveva ormai ricoperto completamente la città di No. 6.
Una minaccia incombente.
Diverse decine di cittadini erano state sacrificate. Karan non era sicura che “sacrificio” fosse il termine appropriato, ma pensava che quel surreale senso di terrore evocato da tale parola descrivesse adeguatamente l'atmosfera presente in città; ne era praticamente certa. Lei stessa si sentiva turbata, oltre alle sue preoccupazioni per Shion, da un'inquietudine che scavava in profondità dentro al suo cuore.
Sta accadendo davvero?
La gente sta morendo ovunque.
Crollavano a terra senza preavviso e cessavano di respirare. Karan non li aveva ancora visti personalmente, ma aveva sentito che tutte le vittime perdevano denti e capelli, erano ricoperti di rughe e morivano con l'aspetto di un anziano che aveva superato i cento anni d'età. Aveva sentito che persino i giovani più vitali e le ragazze più belle si ritrovavano con queste mostruose sembianze. Senza alcuna eccezione.
Perché? Qual'è la causa?
Un nuovo virus? Un gas tossico? Un'epidemia?
Le speculazioni dilagavano, eppure nessuno era ancora riuscito a determinarne il motivo. Nessuno riusciva a individuarne un tratto comune tra le vittime. Età, costituzione, residenza, luogo di lavoro e quadri clinici spaziavano ampiamente, presentando a malapena tratti comuni.
Oltre all'unica caratteristica di essere cittadini di No. 6.
Uno era collassato davanti al Palazzo municipale; uno in strada; l'altro nella sua stessa cucina. In ciascun caso, le vittime si trovavano da sole. Non vi era stata un'esplosione d'incidenti concentrati in un unico luogo. Accadevano in località che non avevano nulla in comune. Molti erano sopravvissuti dopo aver assistito ad una morte con i loro stessi occhi. Un conoscente nel mezzo della conversazione, un amico che ti camminava accanto, ogni sconosciuto che incroci per un attimo, potrebbe diventare una vittima. Urli e pianti si sollevavano in ogni dove.
Nessuno poteva predire chi sarebbe stato il prossimo, né quando o dove sarebbe accaduto. Quella era la paura nella sua forma più pura. Una paura impossibile da superare.
Mia sorella è appena svenuta. Non aveva ancora trent'anni. Ora si sta trasformando in una vecchia..
La mia vicina è appena morta. Stavamo parlando tranquillamente. 'Che cosa accadrà adesso?' ’E’inquietante, non trovi?', dicevamo cose del genere. Poi all'improvviso si è piegata in due dal dolore.
Cosa succede?
Sono tutti preoccupati.
Forse domani sarò io il prossimo... no, forse anche tra un minuto...
Potrei essere la prossima vittima..
Che diavolo sta facendo il sindaco? Perché non prova ad affrontare la situazione?
Non ha intenzione di aiutare noi cittadini?
La paura si tramutava in scontento nei confronti dei politici che si rigiravano i pollici davanti alla situazione. Scontento diveniva critica, che si tramutava a sua volta in cocente rabbia.
Il sindaco, attraverso diverse organizzazioni mediatiche, invitava alla calma i cittadini, consigliando loro di agire con cautela. Ma mentre l'immagine del sindaco veniva trasmessa attraverso i monitor, un'altra vittima vi cadeva proprio davanti, l'ennesima tra le decine di quel giorno. Avrebbe continuato a tremare in preda a convulsioni, per poi invecchiare rapidamente. Era impossibile restare calmi.
Dateci dei farmaci.
Curate i feriti.
Diteci la verità.
Le grida dei cittadini echeggiavano forti in ogni angolo della strada. E al culmine di tutto ciò, il padre di Lili non era tornato a casa. Anche sua madre era uscita, e non aveva ancora fatto ritorno.
Il piccolo cuore della ragazzina era sul punto di esplodere dall'incertezza. Forse stava cercando disperatamente di trattenersi dal piangere.
Karan comprendeva bene la sofferenza e il dolore dell'essere preoccupati ma incapaci di fare nulla per un familiare. Aveva sperimentato la frustrazione dell'essere in grado solo di aspettare. Un dolore filtrato nel profondo nelle sue ossa.
”Lili.” Disse accarezzando i soffici capelli della ragazzina. “Mangia il resto del tuo muffin.”
”Signora...”
”Tu vuoi bene a tuo padre, vero, Lili?”
Lili sollevò il viso verso Karan, annuendo con forza.
”Sì. Tanto tanto. Voglio bene al Babbo, tantissimo. Anche alla Mamma, e al bambino che sta arrivando.”
”Sì, anche il tuo papà ti ama tantissimo, vero? Ti bacia la guancia, dicendoti 'ti voglio bene', no?”
”Già. Il babbo mi dice sempre 'Ti voglio bene'.”
”Allora andrà tutto bene. Tuo padre tornerà subito a casa, Lili. Lo sai, alla fine, le persone tornano a casa da coloro che amano di più.”
Lili batté le palpebre. “Davvero, signora?”
” Si, é vero; non potrebbe esserlo di più.”
Il volto di Lili si rilassò, e un sorriso le si schiuse sulle labbra. Sollevò il muffin dal piatto, prendendone un morso.
”E’ delizioso.”
“Ce ne sono ancora. Tre per l'esattezza. Uno per la tua mamma, uno per il tuo papà e l'altro per te, Lili. Puoi portarli a casa, se vuoi.”
”Grazie mille, signora.”
Dopo aver terminato il muffin, Lili congiunse le mani, dando voce a un sonoro ringraziamento per il pasto.
”Signora?”
”Si, cara?”
”Voglio bene anche a te.”
”Oh, Lili, è meraviglioso. Grazie.”
”E anche a Shion... ma non quanto al Babbo, alla Mamma o a te, signora.”
”Mh?”
”Anche Shion tornerà a casa, vero?”
”Lili...”
”Le persone tornano a casa da chi amano di più, no? Allora Shion deve tornare a casa da te, signora. Giusto? Tornerà, vero?”
Lili prese posto sulla sua sedia, con le gambe che penzolavano oltre l'orlo.
”Un giorno mi sono fatta male, e Shion mi ha fatto passare il dolore.”
”Ah sì?”
”Sì. Stavo giocando ad acchiapparello con Ei e siamo cadute. Io per prima, ed Ei è caduta addosso a me, come – Bhum! – e faceva davvero male. Ei è piuttosto cicciotta, ma è velocissima a correre, sai? Ed è brava anche a fare disegni. Anche a me piace disegnare, disegniamo un sacco insieme.”
”Siete buone amiche, allora?”
”Sì. Ottime amiche. Ma spesso litighiamo anche. A volte discutiamo per così tanto tempo, che sembra non giocheremo più insieme per il resto delle nostre vite.”
”Ma se litigate e poi fate pace, significa che siete davvero buone amiche. Allora, sei caduta, giusto, Lili? E Shion ti ha fatto passare il dolore?”
”Sì. La mia gamba stava sanguinando un sacco E mi faceva tantissimo male. Io stavo piangendo tanto tanto, ed anche Ei stava piangendo. Ma in quel momento è passato Shion, mi ha presa in braccio e mi ha portata a una fontana e ha lavato via il sangue, e... oh, e poi mi ha messo una medicina. Ha detto, 'Ha smesso di sanguinare, puoi smettere di piangere ora.' E poi mi ha accarezzato la testa. Ha asciugato anche il viso di Ei.”
”E... quando è successo?”
Lili smise di dondolare i piedi, piegò il capo leggermente e fissò Karan.
”Vediamo, ummm... poco prima che Shion sen’è andato. Quando stava ancora lavorando al parco. Lo sai, signora, Shion è davvero gentile. Anche la mamma lo dice. Ha detto che è davvero gentile, un bel ragazzo, e una grandissima persona. Ha detto 'Quando Shion tornerà a casa, dovresti chiedergli di diventare sua moglie'.”
”Oh, Lili, tu sposa di Shion? Che bella notizia.”
”Ma è che, beh..., Ei...”
”Cosa, Ei?”
”Umm, lei dice che si è innamorata di Shion a prima vista. Le ho chiesto, 'Che significa amore a prima vista?' e lei mi ha detto, 'Significa che ti sposi con quella persona, ovviamente.' Ma se Ei e Shion si sposano, io non posso diventare sua moglie. La mamma ha detto che non posso perdere contro Ei, ma è davvero dura.”
”Oh, cielo.” Ridacchiò Karan ad alta voce. Anche se per un istante, aveva potuto dimenticare l'incertezza e la malinconia che formavano un pesante groppo nel suo cuore.
Karan non ricordava di aver mai sentito Lili menzionare il nome di Shion dal giorno della sua scomparsa. La bambina doveva aver avvertito che il suo ricordo avrebbero causato a Karan delle sofferenze. O forse era stata avvertita da Renka.
'Lili, d'ora in avanti, non voglio che tu parli di Shion davanti Karan.'
'Perché no?'
'Perché la farebbe diventare triste.'
'Mammina, Shion ha fatto qualcosa di molto brutto? È per quello che è stato preso e portato via? Tutti dicono così.'
'Tu cosa pensi?'
'Io? Io penso che.... Shion non sarebbe capace di fare niente di cattivo. È così gentile. Non farebbe mai niente di simile. Mai.'
'E hai ragione. Vedi, conosci già la risposta. Sono fiera di te, Lili. Qualunque cosa sia successa, dev'essersi trattato di un errore. Shion è un ragazzo meraviglioso. Sarebbe impossibile trovare qualcuno di più gentile. È cortese, di bell'aspetto, e una grande persona. Ma certo, Lili, quando Shion tornerà, perché non gli chiedi di diventare sua sposa? Non perdere contro Ei.'
Forse madre e figlia avevano avuto questo genere di conversazione, sorridendosi l'un l'altra.
Karan era stata circondata da persone premurose per tutto questo tempo.
Attraverso giorni colmi di folle frustrazione e angoscia, aveva sempre creduto di combattere da sola. Ma non era così. Le persone intorno a lei, al suo fianco, avevano continuato a esprimere silenziosamente la loro preoccupazione.
Per tutto questo tempo sono stata supportata da una ragazzina così gentile. E –
Vi riunirete assolutamente.
E dal messaggio di Nezumi.
Aveva avuto molti pilastri. Erano stati i cuori altrui a tenerla in superficie.
”Lili, ti ringrazio.” Karan abbracciò gentilmente la ragazzina.
L'allarme d'emergenza cominciò a suonare.
Una parte del muro si tramutò in uno schermo, e il volto di una giovane donna fece la sua comparsa. Una giornalista direttamente affiliata con il Dipartimenti d'Informazione.
”Questa è una trasmissione straordinaria. Da questo momento in poi, le autorità hanno annunciato uno stato d'emergenza. I cittadini sono invitati a tornare immediatamente alle proprie case. Qualunque uscita per qualsiasi motivo è con la presente proibita. Senza eccezione alcuna. Chiunque dovesse rifiutarsi, verrà arrestato e preso in custodia. Ripeto. Stiamo entrando in uno stato d'emergenza. I cittadini sono invitati a...”
La giornalista stava ripetendo nuovamente il suo discorso, con gli occhi fissi verso il basso, quando improvvisamente li spalancò totalmente. Scattò in piedi, cominciando ad artigliarsi la gola con le unghie.
”Aiutatemi! No!!” Risuonò il suo grido.
Karan strinse Lili di riflesso.
”Signora, cosa le sta succedendo?”
”No! Non guardare!”
I biondi capelli dell'annunciatrice si tramutarono in bianchi sotto i loro occhi. Punti neri apparvero sulle sue guance, diffondendosi rapidamente.
”Aiu... to...” Le sue dita si piegarono come per tentare di afferrare qualcosa in aria, e collassò oltre la scrivania.
Subito dopo la trasmissione venne interrotta bruscamente.
Stato d'emergenza – non era così semplice.
Questa era un'anomalia. Una situazione lontana dai confini della comprensione umana stava prendendo forma davanti a loro.
Le sembrava di svenire.
No, non sono io. È No. 6 – è questa città – che sta strillando per la tensione. Sta urlando, proprio come l'annunciatrice.
Confusione. Disastro. Pericolo. Sofferenza. E, paura. Piaghe che non avrebbero mai dovuto esistere in No. 6 si stavano diffondendo impetuosamente.
Percepì una risata.
Da qualche parte lontana, in un luogo distante da lì, poteva percepire una risata.
Chi è? Chi sta ridendo? A chi appartiene quella voce?
Fragili foglie morte volarono oltre la sua finestra.
Uno, due, tre...
Un forte vento del sud soffiava contro di lei. Solitamente dipanava rigido freddo invernale portando con sé l'annuncio della primavera. Il vento del sud, che di solito le faceva sentire il cuore così allegro, stava conducendo quella voce alle sue orecchie.
”Signora, ho paura.” Lili si aggrappò a lei. “Qualcuno sta ridendo nel cielo.”
”Lili, puoi... sentirla anche tu?”
”Non lo so. Non lo so, ma ho paura.”
Lili cominciò a piangere. “Ho paura.” Singhiozzava.
”Va tutto bene,” cercava di calmarla Karan, “Va tutto bene, Lili. Ti proteggerò io. Per questo non avere paura.”
Mi hai supportata per tutto questo tempo. Ti sei preoccupata per me, e mi sei stata vicino. Quindi questa volta, è il mio turno di sostenerti. Non lascerò che ti portino via così facilmente, come hanno fatto con Shion e Safu. Ti proteggerò, aspetta e vedrai.
Karan si morse le labbra, abbracciando Lili con maggior forza, e rivolgendo il volto al vento che soffiava fuori dalla finestra.
Ti proteggerò fino alla fine.
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Come è potuto accadere?
L'uomo era confuso. Il motivo era oltre la sua comprensione. Questa era la prima volta che qualcosa del genere accadeva.
”Perché hai permesso che succedesse tutto questo?” urlò Fennec, il sindaco di No. 6. “Perché quelle cose hanno cominciato ad agire per conto loro? Pensavo avessi detto di essere in grado di controllarle perfettamente.”
Quanto rumore, pensò l'altro. Che urla chiassose. Aveva sempre pensato a quell'uomo come ad un cane codardo, che non sa fare altro che guaire. Gli anni non lo avevano cambiato, evidentemente.
”Presto si sveglierà. E poi, tutto andrà a posto.”
”Davvero? Mi stai dicendo la verità?”
”Davvero, Fennec. Questi sono solo piccoli precursori dell'evento principale. Minuscoli elementi di disturbo.”
”Minuscoli elementi di disturbo – li chiami così? La città è nel panico, per l'amor del cielo.”
”Allora annuncia lo stato d'emergenza.”
”L'ho già fatto,” rispose il sindaco brevemente. “Ma ci sono state altre morti e il Dipartimento di Sicurezza non basterà più a contenere il disordine tra i cittadini.”
”Mobilizza l'esercito.”
Il sindaco si immobilizzò.
”L'esercito?”
”Sì. Anche con una rivolta, non ci sarebbe nessun problema se intervenisse l'esercito. Nessuna preoccupazione.”
”Mi stai dicendo di puntare le armi contro i miei stessi cittadini? I cittadini di no.6?”
”É a questo che serve un esercito. Per neutralizzare qualunque cosa si ribelli contro no.6, che giunga dall'esterno o l'interno.”
”Ma--”
”Fennec.” lo interruppe l'uomo. “la decisione spetta a te. Sei tu il re, dopotutto. Non è qualcosa in cui debba intromettermi. Ma non dimenticare. Tu sei il solo che domina tutto in questa terra. Ribellarsi contro di te è lo stesso che tradire no.6.”
Il sindaco rimase in silenzio per qualche secondo, poi annuì risoluto.
”Hai ragione, effettivamente. Su ogni parola.”
”Forse è stato fuori luogo da parte mia --”
”No, va bene così. Ti perdono.”
Perdonare? Mi perdoni? L'uomo lo derise dentro di sé.
”Ordinerò all'esercito di mobilizzarsi in assetto di battaglia e rimanere in attesa di ulteriori istruzioni.”
”Sarebbe la cosa migliore. È una grande opportunità per mostrare ai tuoi sciocchi cittadini quanto è grande il tuo potere.”
Il sindaco si precipitò di corsa fuori dalla stanza. Sembrava in collera.
L'uomo chiuse gli occhi, sogghignando tra sé e sé ancora una volta.
Presto si sveglierà. E allora –
Getsuyaku interruppe il getto d'acqua.
Quel giorno avrebbe finito prima di lavorare, per poter tornare a casa.
Al termine di ogni cambio, faceva una doccia e beveva un bicchiere d'acqua fresca. Sembrava quasi troppo banale chiamarlo la parte migliore della giornata, ma a ogni modo non poteva negare che una doccia lo metteva di buon'umore.
Bene, ho terminato tutto il lavoro di oggi. Posso tornarmene a casa.
Un sorriso gli solleticava le labbra ogni volta che il pensiero gli attraversava la mente. Poteva vedere il sorriso di sua moglie e sua figlia davanti agli occhi. Sua figlia non era sangue del suo sangue; sua moglie l'aveva portata da una relazione precedente. C'erano volte in cui si domandava se sarebbero riusciti a diventare comunque padre e figlia, anche senza legami di parentela. Ora, trovava divertente anche il fatto di essersene preoccupato. I legami di sangue non contavano nulla. Non aveva nulla a che fare con come una persona prova amore. Lui teneva a sua figlia con un'intensità tale, che poteva affermarlo con certezza.
Piccola e adorabile Lili.
Ogni volta che la baciava sulla guancia, la piccola sorrideva timidamente. Tra un anno, avrebbe potuto rifiutarlo con un freddo “Babbo, no.” Ma il suo graduale sbocciare in adulta la rendevano ancora più adorabile.
Se potessi, vorrei che mi permettesse di baciarla per sempre – ma probabilmente non accadrà. Ma oggi? Mi chiedo se è venuta a prendermi alla fermata dell'autobus. Sarei davvero felice se ci fosse. Mi correrebbe incontro appena sceso dall'autobus, mi direbbe 'Bentornato a casa. Babbo,” e mi abbraccerebbe. Io la prenderei in braccio e la bacerei sulla guancia.
Era il suo momento di completa felicità.
E poteva farne tesoro perché Lili, sua figlia, era lì per lui. Anche la sua seconda bambina stava per arrivare. All'ospedale, qualche tempo prima, gli era stato detto che si trattava di una bambina. La mia seconda figlia, e la sorellina di Lili. Un nuovo membro della nostra famiglia.
Getsuyaku si cambiò i vestiti, sistemandosi i capelli velocemente con la mano.
Doveva solo concentrarsi su sua moglie e sua figlia. Non avrebbe permesso ai suoi pensieri di vagare e soffermarsi su cosa aveva fatto oggi, o niente di simile.
Non è successo niente oggi. Non ho fatto niente e non so niente.
Ed è esattamente così che andranno le cose.
Il giorno seguente, Inukashi gli avrebbe dato il resto del suo pagamento. Sapeva che Inukashi non mentiva. Era una persona astuta, avara e minuziosa, ma manteneva le promesse. In tal senso, Inukashi era qualcuno di cui potersi fidare. Se non fosse stato una persona del genere, era impossibile che Getsuyaku avrebbe cooperato nel contrabbando, anche se si trattava di semplici rifiuti o avanzi di cibo.
Questa volta il pagamento era smisurato rispetto al solito.
Getsuyaku contò con le dita, piegandone ciascuna a cominciare dal pollice.
Oro... tre monete d'oro. Un ricco pagamento. Aggiungendole a quelle che mi ha già dato, fanno sei monete d'oro. Abbastanza denaro per permettermi di vivere in vacanza per un bel po'. Certo, non è quello per cui ho intenzione di spenderli. Li terrò da parte per Lili, e per la piccola che sta arrivando. Renka sarà felice per me. Ma – l'ultima volta che le ho dato delle monete d'oro, mi ha guardato più preoccupata che felice. È impallidita, chiedendomi 'Dove hai preso tutti questi soldi?'. Io sono riuscito a mettere su una scusa, ma c'è mancato poco. Ho fatto preoccupare Renka più del dovuto. Questa volta devo fare le cose per bene. Devo trovare una giustificazione
che la soddisfi. Forse qualcosa riguardo una ricompensa speciale. Spero di riuscire a tirar fuori una buona scusa.
Sei monete d'oro. Un pagamento fuori dagli schemi.
Dopo aver richiuso tutte le dita, sollevò lentamente il mignolo.
Voglio comprare dei vestiti primaverili per Lili. E anche per Renka. Renka è così bella, ma visto che non abbiamo i mezzi per essere alla moda, si veste sempre in uno stile sobrio che la fa sembrare più vecchia. Sembrerebbe così mozzafiato in un abito dai colori sgargianti, in rosa o azzurro. E Karan-san. Si prende cura di Lili per tutto il tempo. Ed è così buona con lei... devo darle qualcosa per ringraziarla. Hmm, cosa potrei prenderle?
Il suo malumore cominciò a rischiararsi. Si sentiva elettrizzato. Poteva immaginarsi a fare spese con Lili, portandola per mano. Poteva vedere Lili voltarsi per sorridergli. Anche Renka sorrideva.
Oh, non potrei essere più felice.
Lo sentiva dal profondo del suo cuore.
Terminò il suo bicchiere d'acqua.
Ok, andiamo a casa.
L'allarme d'emergenza si attivò all'improvviso, insieme al lampeggiare della spia luminosa.
”Cosa?”
Il suo cuore si strinse. Poteva sentire il sangue ritirarsi dal suo volto.
La porta connessa col Penitenziario stava cominciando ad aprirsi. Getsuyaku aveva attraversato la stessa porta solo pochi momenti prima, entrando nel Penitenziario per le pulizie e facendo ritorno alla sua piccola stanza. Aveva deciso di finire prima il suo lavoro quel giorno e fare una doccia. Aveva bevuto un bicchiere d'acqua.
Solo questo. Solo questo.
Indietreggiò.
E’ tutto quello che ho fatto. Ho solo fatto il mio lavoro. L'ho fatto per bene, come sempre, e ho provato a tornare a casa.
Esci velocemente di qui.
Oh – ho fatto male. Avrei dovuto ascoltare quell'uomo. Sarei dovuto fuggire.
La porta si aprì.
Sarei dovuto fuggire.
Due ufficiali del Dipartimento di Sicurezza erano in piedi oltre la soglia, armi puntate e pronte al fuoco.
”Sei Getsuyaku?”
Le gambe gli tremavano. Le mani gli tremavano. Il suo intero corpo stava tremando.
No, non tremare. Attirerà ancora più sospetto. Fa finta di non sapere. Fa finta di non sapere, e – che non hai fatto niente.
”Rispondi.”
”--Sì, sono io.”
”Ora ti scorteremo. Hai l'obbligo di obbedire.”
Grazie per il capitolo; ti tiene col fiato sospeso !Che angoscia, che ansia!
RispondiEliminaGiuro che i discorsi tra Fennec e lo scienziato mi fanno sempre venire i brividi.
RispondiEliminaFennec è un uomo che vive in una città illusoria,crede di governarla..ma in realtà non lo fa,sono quelle persone stupide
che si fanno governare. Basterebbe una piccolissima rivolta e No.6 sparirebbe.
Poi lo scienziato è anche peggio,lo ammetto mi piace. Mi fa paura,ma è interessante ed è davvero interessante
vedere come gioca Fennec e lo controlla a suo piacimento. Potrebbe convincerlo a fare tutto.
" Perdonare? Mi perdoni? L'uomo lo derise dentro di sé." questa parte mi ha fatto venire i brividi per tutto il corpo.
Ehh,Getsuyaku mi fa preoccupare ;w;
-
Finalmente posso ritornare a leggere xD Fra problemi vari non avevo avuto il tempo*tristezza*
Ben tornata. Ti capisco, io sto piena fino al collo di cose da fare, sono anche in dietro con la traduzione Q_Q
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